Capitolo 14

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Se è difficile resistere a quell'impulso di giorno, di notte è ancora peggio. La voce torna a ronzare nella mia testa ogni cinque minuti, ripetendo sempre la medesima cosa:"Uccidilo...uccidilo..."
Anche l'odore, diventa sempre più delizioso, la tentazione è così forte che mi gira la testa. Ci vorrebbe così poco, sarebbe così facile! Sta dormendo beatamente, infilzarlo con i miei artirgli o squarciargli la gola sarebbe un gioco da ragazze...
"Uccidere...devo uccidere!" Sussurro,mentre i miei canini diventano affilati.
Con entrambe le mani mi tappo la bocca, resami conto di quello che mi sono appena fatta scappare. Fortunatamente nessuno ascoltava, sarebbe stato fatale. Sempre se nei dintorni non c'è quel ragazzino ad origliare.
Devo uscire da qui, non ce la faccio, l'odore mi manda in pappa il cervello.
Facendo il massimo per essere il più silenziosa possibile, mi alzo in piedi ed esco dalla capanna di legno; fuori l'aria è gelida, ma è sempre meglio di avere quel delizioso odore perennemente nel naso ed esser costretta a resistervi. Mi guardo intorno: è notte fonda, e la luna in cielo è tonda e luminosissima. La luna dalla quale ho preso il nome...
Chi mi avrà chiamato così? Che cosa ci faccio io qui? Da dove vengo, e perché non ricordo niente? Mi siedo sulle sterpaglie di erba, contemplando quella immensa, incantevole sfera bianca.
"È proprio bella, non è così?" Dice una voce alle mie spalle. Non ne sono particolarmente sorpresa, sapevo che quell'impiccione si sarebbe immischiato, in qualche modo.
"Vengo qui tutte le notti anch'io. Non riesco a dormire quasi mai la notte, e se ci riesco, ci riesco solo su un albero." Continua.
Una folata di vento gelido mi fa rabbrividire:"Non senti un po' freddo, stando fuori tutto il tempo?" Chiedo.
"Il freddo non mi ha mai infastidito più di tanto." Risponde "Anzi, quasi mi piace. Freddo è la sensazione che si prova quando si muore, non trovi sia un privilegio sentirlo quando si è in vita?"
"Sei strano"
Jack ridacchia: "Non sei la prima a dirmelo." Sussegue una breve pausa di silenzio.
"Perché origliavi, prima?" Gli chiedo, incuriosita.
Le guance del ragazzo arrossiscono, e nonostante la penombra riesco nitidamente a vederlo.
"Vedi, non è la prima volta che una ragazza si perde nei dintorni. È molto facile perdersi, nei boschi nelle vicinanze...Ma non ne ho mai vista nessuna, prima d'ora, che mi sembrasse così familiare come te. È come se ti conoscessi da sempre, o in un certo senso, ho come la sensazione che prima o poi ti avrei conosciuta."
Vorrei dirgli che penso la stessa identica cosa di lui, ma ci ripenso quando sbadiglia stiracchiandosi.
"Mi sa che per oggi dovrò fare uno sforzo e dormire. Domani devo portare Julie a pattinare. È un po' che gliel'ho promesso."
All'improvviso, come uno dei tanti impulsi che ultimamente mi tormentano, sento come se dovessi impedirgli, il giorno successivo, di andare a pattinare con la sorella. È una sensazione strana, un brutto presentimento. Ma evito di dirgli qualcosa, dato che ovviamente non darà mai retta a una ragazzina confusa che ha uno strano presentimento.
"Dovresti rientrare anche tu, o ti prenderai un malanno. Non tutti sono abituati come me." Dice lui, interrompendo i miei pensieri.
"Io, ehm...D'accordo." Jack mi offre la sua mano, e io la afferro per rimettermi in piedi. Mentre mi incammino a passo lento verso la capanna, lo vedo arrampicarsi su un albero e sparire tra le foglie.
Non appena spalanco la porta, quell'odore pervade nuovamente l'aria. Si insinua nelle mie narici, fino ai polmoni, sussurra "Uccidi".
Mi costringo a resistere, e poso la testa sul morbido cuscino di piume
"Domani sarà troppo tardi" Sussurra la voce. È l'ultima volta che parla, prima di zittirsi una volta per tutte e lasciarmi dormire.

Il mattino seguente vengo svegliata da un rumore. Due rumori. Tre. Si susseguono a un ritmo piuttosto stabile, e mi rimbombano nelle orecchie. Mi alzo, ringhiando, e posando lo sguardo sullo specchio vicino il letto: sembro una bestia feroce affamata; i canini affilati in una smorfia rabbiosa, la parte bianca dell'occhio diventata nera, sulla quale spiccano le iridi azzurre luccicanti di follia. Per di più, le ali nere stanno cominciando a spuntare dalla schiena. Scuoto la testa, dandomi qualche botta sulla tempia, ma niente, né i canini né gli occhi tornano alla normalità. Devo mangiare qualcosa. Ma che cosa?
I rumori continuano costanti a rimbombare. Mi tappo le orecchie, infastidita. Mi rendo conto che quando ho fame sono molto più irritabile.
Rovisto e cerco in ogni angolo della stanza qualcosa da ingerire, qualcosa che almeno possa far tornare il mio aspetto normale. Ma ad un tratto, sento un rumore di passi alle mie spalle, e mi volto. Accidenti, è di nuovo quel ragazzino. E mi ha beccata.
Rimango pietrificata, senza sapere cosa dire o cosa fare, e lui fa lo stesso. Sembra ancora più scioccato di me.
"Ma che cosa..." Non lo lascio finire di parlare, e gli tappo svelta la bocca, con la mia mano affusolata dalle unghie nere.
"Non una parola con nessuno o ti uccido." Dico con fare minaccioso. Ma questo non fa altro che spaventarlo ancora di più, e fa per divincolarsi, mugugnando qualcosa
"Shh, shhhh!" Dico facendo ancora più pressione sulla sua bocca:"Ti prego, ti supplico, non avere paura. Non ti farò del male."
Lui gesticola con le mani, facendomi capire che vuole che lo liberi. Lo faccio, con cautela, e levo le mie mani da davanti la sua bocca.
"Che cosa diavolo sei tu?!" Esclama.
"Ti ho detto di fare piano!" Rispondo. Poi continuo:"Senti, non avresti dovuto vedere niente di tutto questo, non era mia intenzione, okay? Anzi. Tu non hai visto proprio niente, ci siamo capiti?"
"Spiegami cosa stavi cercando di fare."
"Stavo solo cercando di mangiare, che diamine!" Dico alzando un po' troppo la voce, e pentendomene subito dopo. "Giurami che manterrai il segreto. Giuralo!" Dico avvicinandomi al suo viso.
"Jack! Avanti, sbrigati, faremo tardi!"
Dice la vocina di Julie di sotto.
Il mio sguardo si fa serio e si fissa sul suo.
"Dimmi che cosa sei." Dice lui.
"Sono...un demone."
"UN DEM..."
"Fa' silenzio, maledizione!" Dico ritappandogli la bocca.
"Va bene, scusa!"
"Jaaaack!" Insiste Julie.
"Va' adesso. Non farne parola con nessuno, intesi? Sarà meglio per te."
Lo spingo leggermente fuori dalla stanza, e lui si precipita al piano di sotto. Ma prima di scendere l'ultima manciata di gradini, afferra qualcosa dalla sua tasca e me la lancia. La prendo al volo: è una specie di focaccia con uno strano ripieno. "Prova questa." Dice, e poi scompare. Mi mordo un labbro dal nervoso. Svelta, trangugio l'intera focaccia in un sol boccone, e subito mi sento meglio. Gli occhi tornano alla normalità, così come i canini.
In tutto questo non mi sono nemmeno accorta che i colpi non sono ancora cessati.
Svelta, mi affaccio alla piccola finestrella, e vedo Pitch di sotto, impegnato a costruire qualcosa con delle assi di legno e dei chiodi. Decido di raggiungerlo, incuriosita.
"Cosa stai facendo?" Gli chiedo, sforzandomi di assumere il tono più normale possibile.
Pitch solleva la testa, asciugandosi la fronte sudata, e osserva compiaciuto la sua opera prendere forma:"È uno slittino per Julie. Carino, non è vero?"
"Già"
La voce torna a farsi sentire:"Luna... Ascoltami! Ti è rimasto pochissimo tempo! È la tua ultima possibilità. Diventerai un mostro, un'anima vagante alla ricerca di vittime innocenti, se non completi il tuo obiettivo. Non riuscirai nemmeno più a controllarti, e finirai per morire, sola. Il tempo sta per esaurirsi."
"Cosa?" Dico dentro di me; dovrei uccidere quest'uomo quindi, solo perché me lo dice questa voce?
Le ali dietro la mia schiena stanno ricominciando a spuntare; mi mordo un labbro, nervosa, e mi rendo conto che anche i miei canini stanno tornando affilati, dato che il punto che ho morso sta cominciando a sanguinare.
"Che cosa faccio adesso?" Continuo a pensare.
Ad un certo punto, sento qualcuno correre verso di noi, ansimando e piangendo, urlando:"Fratellone! Aiutami!"
È Julie.
Si getta tra le braccia di Pitch, piangendo e singhiozzando:"È stato un incidente, fratellone, è tutta colpa mia! Devi venire subito!" Dice tirandogli dei pugni sull'addome. Visibilmente preoccupato, Pitch afferra le piccole spalle della bambina:"Che cosa è successo?!"
Con la voce rotta dal pianto, la bambina riesce solo a pronunciare un nome:"Jack"

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