Spirito Errante

Capitolo 8

È strano. Immagino che adesso, dovrei sentirmi distrutta, debole, fragile. Per quanto lo possa essere psicologicamente, però, non posso dire che fisicamente sia la stessa cosa; mi sento come più forte, sento un'energia espandersi, dentro di me. Non so se è la rabbia a crescere, ma c'è dell'altro, ne sono sicura.
La nostra unica speranza... penso alle parole di mio padre. Che cosa voleva significare? Che potere ho io, per fermare tutto questo?

L'aria triste e carica di tensione, all'interno di queste mura ghiacciate è diventata insopportabile. Credo che se vi rimarrò ancora per poco, eploderò. Si è tenuto da poco il "funerale". Consisteva solo nel portare Jack Frost esattamente da dove era nato: sotto il ghiaccio.

Non posso più vedere mia madre così. Non fa che piangere, e piangere, e piangere, rendendo lo strato di ghiaccio delle pareti ancora più spesso. L'ho convinta a tornare ad Arendelle, dalla zia Anna. Era la cosa più giusta da fare. Quindi, tra non molto lascerà la Radura, e questo non fa altro che rattristarla ancora di più. E purtroppo, non posso fare molto.

Sono determinata ad uscire da qui. Sto per spiccare il volo, quando qualcosa poggiato sul piano, attira la mia attenzione: è il vecchio bastone di legno di papà. Lo trascinava con sè da secoli, una volta mi ha raccontato che è fu il primo oggetto a vedere quando nacque, e da allora non riuscì più a separarsene. Mi rattrista il fatto che adesso non potrà più tenerlo, nemmeno nell'Oltretomba. Forse lo hanno lasciato per simboleggiare la fine del suo potere; secondo alcuni, infatti, questo aveva fonte nel bastone. Ma io so che non è così: il suo potere, era dentro di lui, il bastone era solo un mezzo.

Inspiro lentamente e allungo la mia mano verso l'oggetto: al mio tocco, si ricopre nuovamente di brina fresca, e sento una sensazione strana, mai sentita prima: la testa mi gira per qualche istante, tanto che devo appoggiarmi a qualcosa per non cadere. Brividi mi attraversano la schiena lentamente, mentre sento la mia forza aumentare. Afferro saldamente il bastone, e capisco il messaggio: devo essere io a tenerlo, d'ora in poi. Lentamente, esco dall'abitazione, e mi guardo intorno. Osservo per un secondo il mio riflesso nel ghiaccio che ricopre il luogo dove abito. Ho un'espressione cupa, come torva. Gli occhi simili a due schegge, le gote rosse dalla rabbia.

Con un rapido movimento, faccio compiere al bastone un moto rotatorio che sprigiona una enorme quantità di ghiaccio, che forma a sua volta un'altissima costruzione ghiacciata, approssimativamente simile a una piramide. Poi, con lo stesso moto rotatorio del bastone, la distruggo, tranciandola a metà, e creando un potente rumore sordo. Le schegge di ghiaccio vanno a finire un po' ovunque, richiamando l'attenzione di tutti gli spiriti nei paraggi. Normalmente si lamenterebbero o mi sgriderebbero, ma tutti sanno ciò che è successo, perciò sono, per così dire, giustificata. Ma oggi non ho intenzione di sfogare la mia rabbia su un pezzo di ghiaccio.

"Vorrei che mi ascoltaste. Tutti quanti." Parlo forte e chiaro, scandendo bene le parole. Alcuni spiriti si avvicinano, incuriositi, altri rimangono ai loro posti, titubanti.

Quelli che si avvicinano, sono per lo più mezzosangue, come me: li riconosco perché ricordo i loro volti, da quando abbiamo trascorso il corso insieme.

"Siete tutti al corrente di ciò che è accaduto. Beh, sapete cosa? Non è stata una morte vana. Ora ho capito. Ho capito quello che devo fare. Quello che tutti noi dobbiamo fare!" Esclamo.

"Spiegati meglio!" Urla qualcuno dalla folla.

"Là fuori, qualcuno di estremamente malvagio e pericoloso è tornato alla vita. Mia madre soffre terribilmente, e mio padre è morto. L'unica loro colpa? Lei è umana e lui era un purosangue. Voi, mezzosangue, non siete stufi di questi pregiudizi e di questa crudeltà verso la vostra specie? Verso la nostra specie?"