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Dopo circa mezz'ora di camminata trovammo un posto dove mangiare qualcosa, così entrammo e ci sedemmo.
«Quindi, dimmi qualcosa di te.» disse Harry dopo avermi raggiunta al tavolo.
«Mi chiamo Rosie, ho 21 anni e frequento l'università di psicologia, tu?» dissi appoggiando i gomiti sul tavolo e mettendo la faccia tra la mani.
«Mi chiamo Harry, ho 24 anni e vendo biglietti per il cinema.» disse sorridendo. «Anche se progetto di diventare famoso insieme alla mia band.» aggiunse afferrando il vassoio portato dal cameriere con dentro il nostro cibo.
«Senti, te lo devo dire perché mi sto sentendo una merda.» dissi afferrando una patatina. «Ti ho palesemente baciato per far ingelosire il mio ex.» dissi con noncuranza.
Lui rise e addentò l'hamburger.
«Non so se sentirmi lusingato o usato.»
«Di solito non sono così patetica, ma ho appena scoperto che sono stata fatta cornuta.» dissi controllando l'ora. Erano le 5 del mattino.
«Sì, ho avuto il piacere di assistere alla vostra conversazione ... Comunque fidati che non ti perdi niente, lui l'ho visto varie volte a delle feste ed ogni volta baciava una ragazza e litigava con un'altra subito dopo.» disse finendo il suo panino.
Io per poco non mi strozzai. Ero consapevole che Sean andava alle feste almeno una volta alla settimana, questo voleva dire che lui mi aveva tradita ogni weekend per 9 mesi? Sentii la mia faccia andare a fuoco ed in un secondo mi ritrovai fuori dal locale a urlare e tirare calci ai cassonetti. Mi tolsi il cerchietto con le corna dalla testa ed iniziai a distruggerlo, per poi lanciarlo in giro. Esternamente poteva sembrare una scena estremamente comica, ma io sentivo il petto trafitto da mille frecce.
«Ehy ehy, calmati ... merda, scusami ...» disse Harry alle mie spalle cercando di immobilizzarmi.
Dopo un paio di secondi ci riuscì ed io mi accasciai a terra contro un muro. Probabilmente avrei dovuto buttare il mio outfit il giorno dopo.
Harry si sedette accanto a me, attaccando la sua spalla alla mia.
«Non sei obbligato a rimanere, so di essere un disastro in questo momento. In 24 ore sono stata lasciata, ho scoperto di essere stata tradita con un numero infinito di ragazze e sono esausta dal lavoro. Se vuoi andare vai pure.» dissi guardando il cielo.
Lui in tutta risposa mi prese la mano e me la strinse, causandomi una leggera scossa.
«Non ti invidio minimamente al momento.» sorrise. «E non andrò da nessuna parte, come potrei lasciare una donzella in difficoltà da sola durante la notte?» disse con tono drammatico, provocandomi una risata.
«Scusa per averti baciato.» dissi voltandomi verso di lui.
Probabilmente furono l'alcol e l'erba a parlare al posto mio e ad intrufolarsi tra i miei pensieri, perché in quel momento desiderai che mi baciasse. Desiderai che mi abbracciasse e mi dicesse che sarebbe andato tutto bene, che il dolore sarebbe passato, così come passò cinque anni prima.
«A me non è dispiaciuto.» ricambiò lo sguardo. «Che ne dici se ti accompagno a casa?» disse alzandosi in piedi e porgendomi una mano.
«Molto volentieri ... se solo sapessi dove siamo.» dissi guardandomi intorno confusa.
E così ci ritrovammo di nuovo seduti sul marciapiede in attesa del taxi per me, visto che casa mia distava 40 minuti a piedi, mentre quella di Harry 10.
«Ti va di venire a sentirmi suonare la settimana prossima?» esordì dal nulla.
«Sì certo. Ma ti avviso che detesto il jazz, quindi ti conviene dirmelo adesso se non vuoi ritrovarti ricoperto di pomodori marci.» dissi cercando di mantenere la mia espressione più seria possibile.
«Signorina Rosie, le prometto che la nostra musica le delizierà le orecchie.» disse poggiandosi una mano sul petto.
In quel momento mi accorsi di un particolare che non avevo notato prima: aveva l'accento inglese, non americano. Non feci in tempo ad aprire bocca che il taxi arrivò.
Harry mi aiutò ad alzarmi e mi aprì la portiera della macchina.
«Gentleman.» dissi con voce sorpresa e sventolandomi il viso con la mano a mo' di ventaglio. Lui rise e mi diede un colpetto sul braccio.
«Ti scriverò su instagram l'indirizzo per la settimana prossima, ci conto.» disse facendomi l'occhiolino.
«Chi ti dice che ti darò il mio usarname?» dissi levandomi la borsa a tracolla e poggiandola sul seggiolino.
«Rosie non ho bisogno che tu me lo dica, ho le mie risorse.» disse sorridendo e chiudendo la portiera.
Continuammo a fissarci attraverso il vetro finché il taxi non partì e ci salutammo con un cenno della mano.
Io mi addormentai pochi minuti dopo essere partita, risvegliandomi direttamente quando arrivammo davanti il mio condominio, con un mal di testa fulminante e molti vuoti di memoria.

***

Mossi leggermente il braccio e sentii qualcuno affianco a me. "Cazzo." pensai e mi misi a pregare che non fosse Sean, o qualcuno di brutto aspetto. Mi girai lentamente e sospirai di sollievo nel vedere il mio migliore amico addormentato con la bocca semi aperta. Mi accoccolai a lui e sprofondai nuovamente in un sonno profondo.
«Ros, psst.» mi rimbombò in testa.
Aprii leggermente gli occhi e trovai Jason su un fianco intento a fissarmi.
«Jay è successo un mezzo casino ieri sera.» dissi con la voce rauca.
«Lo so piccola, me l'hanno raccontato.» disse dandomi un bacio sulla fronte. «Tu però stai bene?»
«A parte l'emicrania e il costante senso di vomito, non c'è male.» dissi tirandomi su e appoggiandomi allo schienale del letto.
«Io mi sono divertito un sacco. C'erano così tante ragazze, mi hanno portato in-» lo interruppi con un movimento della mano.
«Jay non voglio sentire le tue esperienze sessuali di prima mattina in hangover.» dissi sfregandomi gli occhi con le mani.
«Ros sono le tre del pomeriggio.»
Quell'affermazione troncò la mia voglia di vivere, facendomi decidere di stare tutto il giorno a letto. Era da troppo tempo che non mi ubriacavo così, il mio corpo non era più abituato.
Jason ordinò del cibo cinese come pranzo, e io presi il mio cellulare da terra e controllai le notifiche e i social. Mi ritrovai in molte storie, alcune imbarazzanti ed altre delle semplici foto di gruppo che mi crearono alcuni flashback della festa e la rabbia mi assalì.
«Io posso capire il fatto di volermi lasciare, ma le corna non le tollero.» dissi bloccando il telefono e buttandolo sul letto.
«Sei sicura al 100% che sia la verità?» Jason sbucò dalla porta.
«Beh, sì, me l'ha detto lui. Io non ne ero sicura, ma lui ha confermato il tutto, anche il fatto che io abbia detto "ragazze", plurale.» sbuffai, trovandomi tra le braccia del mio amico che intanto si era buttato affianco a me.
«Tanto era pure brutto.» disse dandomi un buffetto sulla spalla e provocandomi un sorriso. «Molto meglio il ragazzo che hai rimorchiato ieri sera.»
In quel momento mi ricordai del ragazzo con cui passai gran parte della nottata e controllai velocemente i direct di instagram.
«Si chiama Harry ... mi ha detto che mi avrebbe scritto su instagram per invitarmi ad uno suo concerto settimana prossima.»
«Beh, è positivo, no?»
«Certo, se solo sapesse il mio username o il mio cognome.» dissi, trovando la situazione comica.
Jason si grattò il capo, sforzandosi di non fare battutine ed io decisi finalmente di alzarmi dal letto e vestirmi. Arrivò anche il pranzo –erano circa le 4 -, così io e Jason passammo il resto del pomeriggio a mangiare e guardare la tv.
«Facciamo qualcosa stasera o preferisci stare in casa?» mi chiese con la bocca piena di noodles.
«Magari qualcosa di tranquillo, non vorrei trovarmi all'ospedale domani.» dissi, e in 5 minuti avevamo già aperto una bottiglia di vino.


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