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La settimana trascorse velocemente, tra l'università e il lavoro non avevo nemmeno tempo di pensare a Sean. O almeno, questo fino a mercoledì sera.
Mi arrivò un messaggio da parte di Sean chiedendomi di vederci per parlare, al cui naturalmente risposi "Va bene". Ci incontrammo vicino al mio appartamento, all'insaputa di Jason.
Appena lo vidi sentii il mio cuore iniziare ad accelerare e le gambe tremare. Mi avvicinai lo stretto necessario per consentire la conversazione, non volevo stargli troppo vicino.
«Rosie volevo scusarmi ... sono stato davvero una merda, volevo dirtelo di Jade ma non volevo perderti.»
«Sean per favore basta con le cazzate, me l'hanno detto che te ne facevi una diversa a settimana, e sinceramente non m'importa neanche più.» dissi sentendo le lacrime accumularsi.
«Sì, ma loro non mi piacevano sul serio. Mentre baciavo loro pensavo a te.»
«Dove vuoi arrivare con questa conversazione?»
Sean si avvicinò lentamente a me, fino ad essere separati solo da pochi centimetri; riuscivo a sentire il suo respiro sul mio naso, e i suoi occhi fissi nei miei.
«Ti giuro che questa volta non ti farò soffrire.» sussurrò.
Mi trattenni dal saltargli in braccio e tirai fuori l'amore che provavo per me stessa. Nulla però ha impedito a tutti i ricordi di passarmi davanti agli occhi, uno dopo l'altro.
«Ormai hai perso la tua occasione. Tu non hai idea di quanto sto e sono stata male per te, mi hai distrutta. E mai più sarò ai tuoi piedi a perdonare tutte le tue cazzate.» dissi inspirando ed espirando profondamente, creando un senso di leggerezza dentro di me.
«Rosie, ti amo.» mantenne il contatto visivo.
In quel momento il mio cuore vacillò, lasciandomi a bocca aperta; una parte di me continuava a gridare che era un bugiardo, ma la mia volontà di ascoltarla oscillava.
«Mi piacerebbe che fosse vero.» sorrisi tristemente «Ora devo andare, ci si vede.» conclusi avviandomi verso l'entrata del mio condominio.
Avevo la testa che esplodeva per i troppi pensieri, e se mi avesse amata davvero? E se fosse stato davvero pentito? Le mie gambe si stavano muovendo autonomamente mentre la mia vista era offuscata,così andai a sbattere contro una figura alta.
«Tutto bene?»
«Jay ho fatto una cagata, sono andata a parlare con Sean e ha detto che mi ama.»
«Allora, prima cosa entriamo in casa, così mi siedo che ho le gambe distrutte. Seconda cosa, spero tu non abbia detto cose di cui potresti pentirti.» disse mentre ci incamminavamo verso l'ascensore.
Raccontai la conversazione al mio amico, che rimase attonito quasi quanto me.
«E' una trappola.» disse infine dopo vari secondi di silenzio.
«Non ti preoccupare, non ho intenzione di perdere altro tempo con lui.» dissi mentendo a me stessa.
Non si possono cancellare i sentimenti in una settimana, era chiaro che provassi ancora qualcosa per lui. Però allo stesso tempo non volevo stare con una persona del genere, senza rispetto, ma se mi avesse dimostrato che mi amava davvero ...
«Ricordati che tra due giorni c'è il concerto di riccioli d'oro.» disse facendomi l'occhiolino.
Risi appena e mi buttai sul divano, schiacciata dai mille pensieri e preoccupazioni. Jay mi raggiunse e accese la televisione, lasciandomi accoccolare vicino a lui.
Ignorai completamente il programma televisivo e rivissi la mia conversazione con Sean almeno cento volte nella mia testa; avrei voluto davvero spegnere le mie emozioni almeno per qualche ora, mi sentivo soffocare. So che può sembrare stupido sentirsi così per una delusione amorosa, ma quando soffri per la maggior parte della tua vita e ti arriva un briciolo di felicità ti ci attacchi con tutte le tue forze, hai l'illusione che tutto possa tornare apposto, ti senti di nuovo invincibile. E quando quella luce in fondo al tunnel si è spenta sono rimasta solo io, di nuovo al buio e sola. In realtà avevo molte persone vicino a me, ma erano tutte presenze superficiali – a parte Jason - , sentivo come se a nessuno importasse davvero di me, dei miei sentimenti, e che mi stavano intorno solo per via della mia personalità esuberante, divertente e festaiola; nel profondo sapevo che non era vero, o almeno non per tutti, ma da sempre avevo la tendenza all'autodistruzione e all'allontanarmi senza dare spiegazioni. Con Sean mi ero aperta completamente, avevo parlato della morte dei miei genitori, della mia sorellina che vive in California, di ciò che provavo, e mi sentivo profondamente tradita.
«Piccola io vado a dormire, domani mi aspetta una giornataccia a lavoro. Se hai bisogno di qualsiasi cosa vieni a svegliarmi.» disse il mio amico, per poi darmi un bacio sulla fronte e rimboccandomi il plaid.
Lo salutai mandandogli un bacio in aria e rimisi la testa sul cuscino, provando a concentrarmi sulla televisione per distrarmi un po'. Abbandonai l'idea dopo un paio di minuti, così decisi di cazzeggiare su instagram; appena aperta l'applicazione mi trovai una foto di Harry sorridente affianco a un ragazzo più basso di lui e mi fermai ad ammirarlo. Per quanto potessi stare male per Sean in quel momento era impossibile non ammettere che Harry era di una bellezza disarmante, il ragazzo più bello che avessi mai visto; zoommai sulla sua faccia, osservandone tutti i dettagli, dalle fossette al neo affianco la sua bocca. Improvvisamente aprii la sua chat ed iniziai a digitare parole confuse, per poi inviare "Ehy, hai voglia di passare nelle mie zone?". Fissai lo schermo per un paio di secondi, per poi iniziare ad insultarmi mentalmente e decidere di cancellare il messaggio, poiché risultavo davvero patetica, fino a che non apparse il "visualizzato" da parte sua. "Merda." pensai e bloccai il cellulare, lanciandolo lontano da me sul divano. "Perché devi essere così stupida" sibilai a denti stretti e mi coprii la faccia con il cuscino.
Sentii vibrare il telefono e con riluttanza lo ripresi, realizzando che era quasi mezzanotte e realizzando ancora di più la mia stupidità.
"Certo, stacco tra poco da lavoro, mandami il tuo indirizzo e ti raggiungo lì xx" . Rimasi a bocca aperta, un po' perché non pensavo potesse davvero accettare il mio invito, un po' perché fino a poche ore fa piangevo per Sean.
Scrissi velocemente il mio indirizzo e controllai la mia faccia tramite la fotocamera del telefono: un disastro, così come il mio outfit, reduce di una giornata di università e lavoro. Provai a sistemare il trucco colato, ottenendo un risultato soddisfacente ed uscii di casa.
Mi sedetti sugli scalini che portavano all'entrata del mio condominio e girai un joint per cercare di calmare i nervi. Appena lo accesi una figura alta e riccia mi si posizionò davanti.
«Non mi aspettavo ci mettessi così poco.» dissi sorridendo e buttando fuori il fumo.
«Lavoro qua vicino.» disse sorridendo a sua volta e sedendosi affianco a me. «Così vicino a te e non l'ho mai saputo.» aggiunse prendendo il joint gentilmente offerto da me.
Continuammo a fumare chiacchierando e facendo battutine, il che mi spazzò via il cattivo umore e la tristezza.
«Mi dispiace averti rotto le palle a quest'ora, ho realizzato solo dopo l'orario.» dissi dandogli una spallata leggera e provocando una sua risata.
«In realtà ti devo ringraziare, è da giorni che penso di scriverti ma non voglio sembrare una cozza.» si fermò «Forse non dovevo dirtelo.» disse ridendo.
Risi anche io, ormai con i muscoli completamente rilassati e il peso sul petto ridotto. Mi fermai ad osservare le sue fossette, trattenendomi dal metterci l'indice dentro.
«Sai che hai le fossette perché il dottore ti ha strizzato le guance appena nato? Avevo chiesto a mia madre di farlo fare al dottore quando mia sorella sarebbe nata, ma non l'ha fatto.» dissi sovrappensiero «E ora che l'ho detto ad alta voce sembra proprio una cazzata.» conclusi con un sorriso stampato sulle labbra.
«Forse l'ha fatto ma non ti ha detto nulla per non deluderti.» sorrise guardandomi dritta negli occhi.
Riuscivo a percepire la presenza della sua mano affianco alla mia sul cemento gelido, il che mi provocò dei brividi.
«Stai ferma.» disse tirando fuori il cellulare dalla sua tasca e puntandomelo poi in faccia. «Voglio farti una foto.»
«Devo fidarmi?» dissi leggermente imbarazzata.
«Sono un ottimo fotografo, non preoccuparti.» sorrise divertito.
Avvicinò la sua mano al mio fianco ed io smisi di respirare per un secondo, per poi ridere quando iniziò a farmi il solletico e finire accecata dalla luce del flash.
«Rosie sei bellissima.» disse avvicinando il telefono e facendomi vedere la foto.
Sembravo davvero felice, i miei occhi luccicavano e il sorriso era sincero, non forzato.
«So che lo dici per gentilezza, ma ti ringrazio lo stesso.»
«Ora tutti i miei seguaci sapranno quanto sei bella.» disse aggiungendo la foto alle storie.
Io rimasi sorpresa, Sean non aveva mai postato una foto con me né una foto mia; era la prima volta che provavo quella sensazione, una sensazione che non riuscii nemmeno a descrivere.
«Vuoi davvero che tutte quelle persone sappiano che sei con me stasera?» dissi timidamente.
«Certo che sì, perché non dovrei.» sorrise rimettendo il telefono in tasca.
Continuammo a parlare di cose a caso, finendo la maggior parte delle volte a ridere senza motivo.
«Harry io dovrei davvero rientrare e dormire, tra 4 ore ho la sveglia per l'università.» dissi a malincuore controllando l'ora.
«Tranquilla, tanto ci vediamo venerdì sera, giusto?» disse chiamando un Uber tramite l'applicazione.
«Giusto.»
Ci fissammo per un paio di secondi, captando la connessione che c'era tra di noi. Mi salutò con un bacio sulla guancia e si incamminò, lasciandomi sola.
Solo in quel momento mi accorsi quanto avevo freddo, corsi così in casa; lanciai i vestiti sul pavimento della mia camera e mi buttai sotto le coperte solo in biancheria, pronta agli ultimi due giorni di inferno prima del weekend.

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