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Decidemmo di andare al Cielo, una discoteca nel quartiere del Chelsea, nonché una delle discoteche più conosciute di New York.
Dopo aver bevuto un paio di bicchieri di vino –ed aver sfidato i conati di vomito- mi piazzai davanti al mio armadio in cerca di qualche vestito carino e sexy; optai per un vestitino corto nero senza spalline e delle dr. Martens con il plateau. Aggiunsi infine un cardigan beige largo per rendere il tutto più casual e mi sedetti per terra in cerca di una luce decente per truccarmi; eyeliner, ciglia finte e rossetto rosso: pronta per fare danni.
Raggiunsi Jason in cucina e mi versai un altro bicchiere di vino, aggiungendo anche della vodka questa volta.
«Vedo che sei tornata finalmente te stessa.» disse sfoggiando un sorriso e guardandomi da capo a piedi.
Sorrisi di conseguenza, sorseggiando il mio "cocktail".
«Sai Jay è davvero fantastico potermi vestire di nuovo come voglio senza dover chiedere il permesso.» dissi mostrando uno dei pochi sorrisi sinceri degli ultimi due giorni.
Uno dei (tanti) difetti di Sean era la gelosia, non sopportava che qualcun altro mi potesse guardare o addirittura provarci con me, non sopportava che continuassi a vestire in modo "provocante". Io per amore cambiai il mio guardaroba, diventando una noiosa ragazza di New York ed eliminando la Rosie amante della moda in ogni sua forma: niente più minigonne, niente più vestiti troppo corti o scollati, niente pantaloncini corti strappati. Io al tempo non mi resi conto della situazione, ero accecata da ciò che provavo per lui e volevo renderlo felice e solo in quel momento, parlando con Jason, mi resi conto che era una relazione malata.
«Non mi capacito come tu, Rosie Stewart, la ragazza più tosta che abbia mai conosciuto, abbia accettato di cambiare per un ragazzo.» disse il mio amico versandomi un altro po' di vino.
«Prometto che non succederà più.» dissi con una risata amara.
«Ros, devi darti tempo. Non puoi pretendere di riprenderti da una relazione che per te è stata importante in 48 ore.» disse Jason per poi alzarmi ed abbracciarmi.
«Va tutto bene, ci sto lavorando.» dissi indicando le bottiglie sopra il tavolo, provocando la risata di entrambi.
Bevemmo, chiacchierammo, fumammo e cantammo per altre 2 ore, uscendo di casa verso le dieci.
Dimenticammo di chiamare un taxi, così arrivammo al locale a piedi, entrando anche in un paio di bar per prendere dei drink. Stavo per toccare il fondo, però stavo davvero bene. Finalmente mi sentivo in pace con me stessa, sentivo come se il mondo intorno a me fosse immobile, con me e il mio migliore amico al centro a saltellare e cantare.
Arrivammo finalmente in discoteca, con la gola secca per aver urlato troppo. Io e Jason eravamo sempre così, imbarazzanti e con un legame che andava oltre le leggi della fisica. Lui fu il mio primo vero amico –a parte Marika- durante le scuole medie, e il mio primo fidanzatino. Ci fu solo un bacio –e una scopata qualche anno dopo da ubriachi- dopodiché decidemmo di restare solo amici. Per quanto riguarda la scopata, avevamo sedici anni ed eravamo veramente tanto ubriachi, così è successo; ne parlammo davvero poco, ma non ci fu mai un momento di imbarazzo, e da allora diventammo una cosa sola, come fratelli. Mi aiutò ad uscire dal periodo più buio della mia vita ed io lo salvai da un divorzio disastroso.
Sorrisi nel ricordare il tutto, così mi ritrovai ad abbracciare Jay mentre facevamo la fila per entrare.
«Ti voglio bene, bimba.» sussurrò per poi darmi un bacio sulla fronte.
«Anche io.» sorrisi «Però adesso mi devo staccare altrimenti sembra che stiamo insieme e non riesco a rimorchiare.» dissi ridendo e spingendolo via.
Facemmo amicizia con un paio di persone in fila, e grazie a me e al mio carisma riuscimmo ad entrare gratis. Era mezzanotte circa, quindi il locale non era ancora pieno, così ne approfittammo per buttarci al bancone del bar per prenderci degli shots.
«Gli ultimi due, altrimenti preparati a chiamare l'ambulanza!» urlò Jason al mio orecchio cercando di sovrastare l'alto volume della musica.
Risi e buttai giù l'alcol dentro ai bicchierini senza esitare. Finalmente poteva iniziare la festa.
Pagammo il barista e ci buttammo in mezzo alla pista, iniziando a ballare come matti.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare alzando le braccia, ondeggiando i fianchi e scuotendo i capelli; ogni tanto il mio amico mi prendeva la mano e mi faceva volteggiare. Sentivo la musica come un lontano ronzio e le luci ad intermittenza rendevano la mia vista a scatti; senza accorgermene mi ritrovai con un sorriso stampato sulla faccia, ancora gli occhi chiusi. Li aprii e trovai Jason a guardarmi con un sorriso grande quanto il mio, e mi si riempì il cuore di gioia.
Continuammo a ballare per ore, sudati e felici; era come se finalmente tutti i miei problemi fossero svaniti una volta per tutte, liberandomi la mente e lasciandomi addosso un senso di benessere.
«Jay torno subito, non ti muovere!» urlai svanendo in mezzo alla folla.
Andai verso il bagno e sfortunatamente incontrai gli amici di Sean. Feci di tutto per confondermi in mezzo alle altre persone ma non funzionò.
«Ehy Rosie!» sentii alla mia destra.
Pensai a come comportarmi il più velocemente possibile, cercando modi per evitarli.
«Ehy!» biascicai facendo il sorriso più falso del mondo.
«Ora che tu e Sean vi siete lasciati ... beh io sono qui.» disse un ragazzo alto ammiccando con un occhiolino.
Quasi non vomitai per la sorpresa. Il ragazzo si chiamava Brad, ed era la fotocopia di Sean, nonché migliore amico.
In tutta risposta feci una risata forzata e continuai il mio cammino verso il bagno, venendo però fermata da una mano sul mio braccio. Una delle cose negative dell'avere un ragazzo come migliore amico era il fatto di non avere una spalla che ti accompagnasse in bagno.
«Non fare finta di niente Ros, Sean ci ha raccontato le meraviglie che riesci a fare con quella-» non lo feci finire che lo colpii con uno schiaffo in pieno viso.
«Non ti devi permettere. Mai. Più.» ringhiai tirandogli un calcio nello stinco in aggiunta.
Forse avevo un po' esagerato, ma volevo davvero sfogare la mia rabbia su qualcuno. Subito dopo l'accaduto il gruppetto di ragazzi si spostò lanciandomi occhiatacce; chissà quando avrei subìto la rabbia di Sean.
Dopo aver fatto un quarto d'ora di fila per il bagno tornai dove avevo lasciato Jason, e lo trovai con una ragazza. Ecco, questa era un'altra delle cose negative.
Mi guardai intorno in cerca di qualche ragazzo carino, ma le luci e l'alcol non aiutavano. Decisi quindi di passare alla seconda tattica, ovvero ballare in modo sexy ed aspettare che qualcuno venisse da me; non era proprio la migliore delle tattiche, ma la sera prima aveva funzionato con Harry. E così mi ritrovai a pensare ad uno sconosciuto incontrato la sera prima di cui non sapevo assolutamente nulla. Rimasi imbambolata per un paio di secondi con il viso di Harry stampato davanti agli occhi, per poi essere riportata nel mondo reale da un ragazzo che mi sventolò una mano davanti alla faccia.
Lo guardai un po' storto, poi mi accorsi che era uno dei ragazzi che avevo conosciuto in coda per entrare. Avvolsi le braccia intorno al suo collo ed iniziammo a ballare insieme, lasciandomi avvolgere dal suo corpo.
Dopo pochi minuti mi staccai e lo salutai con un cenno della mano, allontanandomi. Mentre ballavamo mi ero concentrata al massimo per decifrare il suo viso, decidendo che non mi piaceva. Anni fa ci sarei stata lo stesso per un bacio, ma crescendo decisi di alzare i miei standard.
Sentii il cellulare vibrare, così lo presi dalla borsetta aspettandomi un messaggio da parte di Jason; trovai invece una notifica di instagram "harry_styles ha iniziato a seguirti". Non riuscii subito a realizzare l'accaduto, mi ci vollero degli istanti per collegare il tutto; la prima cosa che mi passò per la testa fu "Ma chi è che inizia a seguire le persone alle 3 del mattino di sabato sera" e poi scoppiai a ridere. Schiacciai sul tasto "segui anche tu" e misi via il telefono, pensando alla fame che mi stava assalendo.
Uscii nella zona fumatori per provare a chiamare Jason, e ne approfittai per scroccare una sigaretta. Dopo vari squilli a vuoto mi arresi, e decisi di accendermi la sigaretta; iniziai a rovistare nella mia borsetta in cerca di un accendino, ma inutile dire che fu impossibile date le mie condizioni.
Vidi un accendino comparire davanti ai miei occhi, insieme ad una mano con dei tatuaggi. Alzai lo sguardo e mi trovai di fronte il mio migliore amico.
«Jason grazie a Dio, sto morendo di fame.» dissi strappandogli l'accendino di mano.
Lui rise e buttò la cicca in terra.
«Ros è meglio andare, ho visto gli amici di Sean.»
«Sì, Brad ha provato a rimorchiarmi così l'ho picchiato.» vidi Jay sbarrare gli occhi incredulo «Non a sangue, solo uno schiaffo e un calcetto.» aggiunsi.
«Ho avuto paura.» sospirò «Per loro.» disse ridendo, e facendo ridere anche me.
Uscimmo finalmente dal locale e prendemmo un kebab lì vicino, decidendo di sederci su una panchina mentre aspettavamo il taxi. Ripresi in mano il mio telefono ma non feci in tempo a sbloccarlo che mi si spense, provocandomi un'imprecazione.
«Andiamo, è arrivato il taxi.» disse Jason porgendomi una mano per alzarmi.
«Harry mi ha trovata, mi ha iniziata a seguire su instagram.» biascicai reggendomi al mio migliore amico.
«Il tizio di ieri sera?!» esclamò ed io annuii.
Sentii Jason parlare per tutto il tragitto verso casa, il che mi provocò un mal di testa fortissimo e un senso di vomito insopportabile. Avevo esagerato quella sera, così come la sera prima.
Il taxi non fece in tempo a fermare l'auto sotto il nostro appartamento che io aprii la portiera e corsi a vomitare vicino ai cassonetti. Mi venne da ridere e pensai che l'ultima volta che mi ero ridotta così avevo 18 anni ed era il secondo anniversario della morte dei miei genitori.
Sentii dei passi frettolosi dietro di me e mi ritrovai i capelli sollevati e una mano con un fazzoletto a pulirmi la bocca.
«Ottima tecnica per non pagare la tua metà, stronza.» disse Jay e iniziò a massaggiarmi la schiena.
«Non berrò mai più così tanto, te lo giuro.» dissi tra un conato e l'altro.
«Ehy Ros va tutto bene, sei triste e vuoi svagarti, non c'è niente di male.» disse tirandomi su di peso da terra. «E ricordati che non sei sola.»
Sorrisi debolmente e mi feci trascinare verso l'entrata del nostro appartamento. Arrivata in camera mia mi svestii velocemente e misi una t-shirt a caso presa dal mio armadio, desiderando solo di sdraiarmi sotto le coperte.

***

Il mio risveglio non fu piacevole, avevo lo stomaco sottosopra e la testa che pulsava incessantemente.Non controllai nemmeno l'ora, mi buttai direttamente sotto la doccia gelida e finalmente mi levai da dosso il pungente odore di vomito.
Andai in cucina e mi preparai una ciotola di cereali e un bicchiere con dell'aspirina. Nonostante mi sarebbe piaciuto oziare tutta la domenica, ero obbligata a studiare e iniziare a scrivere un saggio per l'università. Accesi finalmente il cellulare e notai con piacere che era solamente mezzogiorno e mezza, non dovevo fare tutto di fretta.
Lessi e risposi ai vari messaggi, entrando poi su instagram, notando diverse notifiche nei direct. Tra i vari messaggi notai subito quello di harry_styles: "Trovarti è stato più difficile del previsto, ma ce l'ho fatta! Il concerto è venerdì al Music Hall of Williamsburg alle 10,spero tu riesca a venire xxx" sorrisi, perché non pensavo riuscisse davvero a trovarmi, anche se le storie della festa della sera prima avevano probabilmente facilitato il lavoro. Decisi di rispondere con un semplice "Certo, ci sarò xx"e mi concentrai sulla mia colazione/pranzo, per poi mettermi a studiare subito dopo.
Passai la maggior parte del pomeriggio sopra i libri, lottando perennemente con un mal di testa fulminante e con Jason buttato sul divano a guardare la tv. Una classica domenica in casa Stweart-Reese.


Burning for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora