andrea

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Ho sempre provato un senso di repulsione verso il mio nome anagrafico, non mi ci sono mai trovata bene, da piccola ero solita cambiare continuamente nome per giocare, nessuno mi sembrava giusto, così continuavo a cambiarlo ogni giorno, un nuovo gioco, un nuovo nome, avevo così tanta fantasia, molti nomi neanche ricordo li avessi mai sentiti, ma nella mia testa avevano assolutamente senso. Come la volta in cui scelsi Charlie senza nemmeno sapere fosse effettivamente un nome, o un diminutivo di Charlotte, ma del resto, come poteva una bambina di 4 anni saperlo?
A 6 anni iniziai a scrivere storielle e leggere molti libri, per cui immaginavo scenari in cui io fossi tutt'altra persona, con tutt'altro nome, nella mia testa aveva senso, perché i bambini hanno tanta fantasia, son capaci di inventare le cose più strampalate esistenti, mai avrei pensato che un giorno, forse, uno di quegli scenari, avesse potuto prendere piega e avere effettivamente senso.
È nato come un gioco, pensare a che altro nome potesse starmi bene, lo facevo spesso a 12 anni, dicevo che avrei potuto aggiungerne un altri al mio, magari, un giorno, che sarebbe stato divertente.
Mai avrei pensato di volerlo però effettivamente cambiare del tutto. È stato difficile realizzarlo, molti fattori mi hanno portato a questa scelta, ma la presi, qualche mese fa. Scherzando con i miei nonni una sera a cena dissi, "ma se io volessi IPOTETICAMENTE cambiare nome, che nome mi vedreste bene addosso?", e risi un po', preoccupata della loro potenziale reazione.
Sembravano particolarmente neutri e positivi verso l'argomento, il mio cuore fece un tuffo, vidi speranza quando mi fecero un elenco di nomi. Uno poi attirò la mia attenzione, Andrea.
"Andrea, oh Andrea, che nome insolito per una ragazza", ricordo dissi questo, la prima volta che mi si presentò davanti una ragazza con questo, per me, all'epoca, strano nome.
Oggi, se ci penso, un po' rido, ma quel nome mi scaldò particolarmente il cuore, mi dissi che sì, Andrea non era un personaggio delle mie storie, non era un altro scenario, e non era sicuramente qualcun'altro che io desideravo essere, Andrea è chi sentivo e sento tutt'ora di essere.
Ne parlai con i miei amici più stretti, "Max Andrea, vorrei mi chiamaste così...", lo dissi un po' preoccupata, ma sembravano così disponibili che sembrò tutto in discesa.
Fu così finché non notai sempre più le persone che mi chiamavano con il mio deadname e sembrava pesare ogni giorno di più, arrivo spesso a contare le volte in cui mi chiamano in quel modo durante la giornata, è quasi una tortura, è un cosiddetto trigger, per me, quella breve parola che dovrebbe rispecchiarmi, ma non lo fa affatto.
Ammetto di sapere che non posso pretendere gli altri mi chiamino con un nome che non è il mio, eppure il mio mi fa soffrire così tanto, è una pugnalata ogni volta che me lo sento ripetere. È come se qualcuno lo stesse incidendo sulla mia pelle, come fosse uno dei tagli che mi procuro sulle braccia. Come se qualcuno lo stesse marcando col fuoco sulla mia schiena.
Come un macigno.
Sembra non svanire mai.
Mi perseguita.
Eppure Max Andrea mi rende così felice.
Perchè non volete io sia felice?
Perchè la mia famiglia stessa si rifiuta di farlo? No, non è più uno stupido gioco.
Perchè ho paura di presentarmi come Andrea a qualcuno e che chiunque possa negarlo?
Perchè non posso guardare mio cuginetto, Andrea, sorridergli, e dirgli solo:
«Chiamami col tuo nome»?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25, 2020 ⏰

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