Make You Happy

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«Prima che arrivasse gli avevo proposto di andarlo a prendere all'aeroporto, ma ha detto che sarebbe già andato Haruka. Non mi ha detto altro, non mi ha detto di venire lo stesso, e ho capito che non mi volesse... così non ho insistito. Il mio era solo un pretesto per rivederlo il prima possibile, non volevo altro. Mi... mi mancava.» ammette infine imbarazzato, accennando un sorriso che sfuma però alle parole successive «Ma avevo già capito dalla sua assenza per tutto quel tempo e dalle sue risposte rare e fredde ai messaggi che ero sempre io a mandare per primo che quel desiderio non era affatto reciproco. Forse però non avevo il coraggio di ammetterlo, ma ora è impossibile continuare a negare...»
Pronunciata quell'ultima frase scorgo inaspettatamente i suoi occhi farsi lucidi e sgrano i miei, incredulo davanti a quella vista, mentre lui gira la testa di lato cercando inutilmente di nascondersi. Non pensandoci nemmeno mi alzo senza dire nulla, facendo il giro del tavolo per raggiungere lui di fronte a me.
Lo abbraccio, avvolgendogli la testa che affonda poi nel mio petto. Contento che si fidi di me a tal punto, più sicuro di star facendo bene grazie a quel suo gesto, lo stringo di più e faccio audacemente scorrere una mano tra i suoi capelli, invitandolo a sfogarsi.
Lui però scuote lievemente la testa, trattenendosi.
«Non è nulla» mormora, la voce sbatte contro il mio torace e risuona ovattata.
«Sì che lo è,» controbatto subito «lo so che stai soffrendo e... mi dispiace di non essermi accorto prima di quanto dolore portassi dentro.» confesso finalmente togliendomi quel peso, insistendo poi ancora.
«Quindi lasciati andare, puoi farlo... sei al sicuro qui»
Come se avessi appena terminato di dare un comando ad una macchina, lui comincia a piangere contro la mia maglietta, prima piano e raggiungendo poi un'intensità che quasi mi spaventa, facendomi realizzare quanto debba aver tenuto nascosto e per quanto tempo l'abbia fatto, fino probabilmente a questo momento.
Dirlo potrebbe farmi risultare egoista, ma sono felice che si sia aperto proprio con me; sono queste le cose che uniscono davvero due persone: la condivisione del dolore, la presenza reciproca nei momenti più brutti...
Anche se mi ritrovo subito a desiderare, in modo così naturale che mi sembra di averlo sempre voluto, che la sua sofferenza possa completamente svanire e mi rendo conto di quanto darei per far sì che ciò possa realizzarsi.
«Va tutto bene ora, ci sono io» trovo non so dove il coraggio di dire e lo sento prendere un profondo respiro, come se lo avessi in qualche modo convinto di nuovo.
«Grazie» mormora contro il mio petto dopo un attimo di silenzio, in un tono che sottolinea quanto intendesse quella parola e a voce talmente bassa da farmi pensare che quasi non volesse farsi sentire.
«Di cosa?»
«Di... esserci, di essere qui» risponde con un volume ancora più basso che mi fa capire la difficoltà riscontrata nel pronunciare quella risposta.
Io sorrido e sono quasi certo che abbia sentito il mio cuore accelerare. Eppure non m'importa: ormai non ho più paura di nulla con lui e non voglio più nascondere l'effetto che mi fa.
«Grazie a te» rispondo una volta riuscito a sfumare quel sorriso talmente forte da impedirmi di parlare.
Rimaniamo in quella posizione per un tempo indefinito, una durata che sembra sia qualche secondo sia un'infinità, fino a che non veniamo interrotti dalla vibrazione del suo telefono.
«Scusa» mormora lui staccandosi da me, tirando su col naso in un tentativo di ricomporsi prima di rispondere.
«Pronto?» chiede con voce sorprendentemente ferma, senza nemmeno leggere chi sia, e lo noto irrigidirsi dopo un attimo, tempo in cui credo abbia capito con chi stia parlando. Lo guardo corrucciato attendendo di sentire altro, nella speranza che mi aiuti a riconoscere la voce del suo interlocutore.
«Me lo stai chiedendo seriamente?» quasi ringhia Sosuke dopo un nuovo silenzio, alternandosi poi ancora con l'altro che sembra interrompere quando riprende la parola.
«Vabbè, vabbè, lasciamo stare... no, no, va bene ho detto» cerca visibilmente di mantenere la calma, tagliando poi la conversazione appena ne ha modo: «sì, ciao.» mormora infine, per poi attaccare con un sonoro sospiro.
«Cosa è successo?» chiedo subito, quasi senza aspettare che chiuda la chiamata.
«Rin.» dice solo inizialmente, in tono duro; «Dio, che urto!» sbotta poi dopo un breve silenzio in cui cerca inutilmente di calmarsi, sbattendo un forte pugno sul tavolo.
«Hey, no, piano...» provo a rassicurarlo, prendendogli la mano ancora chiusa prima di tornare a stringerlo completamente, mentre lo vedo ricominciare a piangere. Ricambia con riluttanza l'abbraccio, cercando di nuovo di trattenersi prima di cedere e afferrare con forza il retro della mia maglietta.
«Tranquillo, respira...» sussurro accarezzandogli i capelli.
Lo sento allentare la presa con la mano colpita e mi separo leggermente per prendergliela di nuovo, intrecciando piano le dita alle sue e stringendola con delicatezza per paura di fargli male. Lui ricambia con più energia della mia e mi azzardo ad aumentarla a mia volta.
Prende ancora una volta un profondo respiro e lo rilascia lentamente, facendo contemporaneamente lo stesso anche con la presa su di me. Le nostre mani restano però unite ancora per un momento, poi gli sguardi di entrambi finiscono su quell'unione e fuggono via tra il rossore delle nostre guance, disperdendosi come le nostre dita si smarriscono a quel punto le une con le altre.
«Ti va di dirmi cosa è successo?» chiedo subito, sia per alleviare quell'imbarazzo che per sapere davvero.
Annuisce, facendomi segno di sedermi, e una volta fatto come ha detto comincia a spiegarmi.
«Ha avuto la faccia tosta di chiedermi un passaggio stasera all'aeroporto»
Sgrano gli occhi guardandolo.
«Partono oggi?»
Lui annuisce, ma non è questa la cosa più grave.
«Assurdo comunque...»
Lui annuisce ancora, senza parole.
«Non so se ce la posso fare» commenta poi ridacchiando, ma noto l'amaro dietro a quella dolcezza.
«Vengo con te se vuoi» propongo praticamente senza pensarci e lui alza subito lo sguardo su di me.
«Davvero lo faresti? Anche se c'è Haruka?»
Io annuisco.
«Se può fa star meglio te, certo»
Sorride e non riesco a non fare lo stesso.
«Grazie, davvero»

𝙈𝙖𝙠𝙚 𝙔𝙤𝙪 𝙃𝙖𝙥𝙥𝙮 《Makoto Tachibana》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora