Fake It

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Arrivo al capolinea una decina di minuti dopo e, una volta sceso, mi siedo su una panchina nei pressi di alcune coppie di binari vuoti, con la musica ancora a farmi compagnia nelle orecchie. Quando mi capita di sentirmi giù mi basta passare un po' di tempo con le cuffiette e tutto passa, e ora è uno di quei momenti. Ma non so se stavolta passerà così facilmente. Non so nemmeno se passerà. Penso mi servirà più di qualche canzone per ricaricarmi, ed essere lontano da casa, specialmente in una stazione così affollata, non aiuta. Vorrei scrivere ad Haru, chiedergli se lui sia rientrato e raccontargli la mia disavventura ridendoci su per sdrammatizzare, ma non ne ho voglia. Un'altra cosa che faccio quando sto così è isolarmi completamente anche virtualmente: non controllo i messaggi, né tantomeno ne scrivo, lasciando il telefono in tasca per tutto il tempo usandolo col solo scopo di ascoltare la musica: ciò che sto facendo ora. Lo sento vibrare e l'istinto mi dice di sfilarlo e controllare le notifiche, ma mi basta attendere un secondo in più per cambiare idea e lasciar perdere. Non penso che la mia risposta sarebbe così essenziale per qualcuno, in questo momento soprattutto.
Un treno si ferma nel binario davanti a me e mi alzo per controllare la destinazione. Tra le fermate leggo anche la mia, perciò mi affretto a salire le scalette e striscio l'abbonamento. Dopo una mezz'ora di viaggio, riesco a scendere e mi incammino verso casa. Appena entro, mi chiudo la porta alle spalle, abbandono le mie cose sul pavimento con noncuranza e mi dirigo in camera mia, lasciandomi cadere sul letto. Solo adesso mi tolgo gli auricolari e l'assordante silenzio del mio appartamento mi penetra nel cervello.
La cosa brutta dell'abitare da soli è la solitudine ma, in momenti come questo, diventa anche il lato migliore. Ora non devo più trattenermi e inizio a piangere senza rendermene conto, bagnando il cuscino nel quale ho affondato il volto e lentamente, sempre senza accorgermene, mi addormento.
Mi risveglio con la vibrazione del mio cellulare e un forte mal di testa che mi impedisce di aprire gli occhi, che tengo quindi socchiusi per un po'. Tasto il copriletto attorno a me per prendere il cellulare. Lo avvicino al mio viso senza muovermi e cerco di mettere a fuoco il nome del mittente della chiamata: è Haru. Sono in dubbio se rispondere, ma voglio esserci sempre per lui, quindi premo l'icona verde.
<<Pronto?>> mugugno.
<<Makoto? Tutto bene?>> chiede lui e mi sembra di sentire un velo di apprensione nella sua voce.
<<Sì, tutto okay. Perché?>>
<<Ti ho mandato dei messaggi e non rispondevi, ti ho chiamato un paio di volte e nemmeno.>>
Si è preoccupato per me e ciò mi fa sorridere.
<<Ah, scusami. Sono rientrato tardi e mi sono addormentato.>>
<<Come mai hai tardato?>>
<<Ho perso la fermata. Quattro, in realtà.>> spiego con una risata, ma lui non ride a sua volta.
<<Non è da te.>>
<<Mi sono addormentato anche sul treno.>> aggiungo.
<<Anche questo non è da te. Sicuro di star bene?>>
Alla sua domanda il mal di testa si fa più evidente e, sommato alla stanchezza che sento persistere, mi porterebbe a rispondere di no, ma...
<<Certo, sto bene, tranquillo.>> replico automaticamente.
<<Okay. Se puoi dopo leggi i messaggi. A domani.>>
<<A domani.>> rispondo e attacco senza aspettare. Apro la chat, curioso di sapere quali messaggi così importanti mi ha lasciato. Per un attimo ho creduto mi avesse chiamato solo perché fosse preoccupato per me, ma leggendo i testi realizzo che non è così. Come ho fatto anche solo a sperarlo?
Makoto, cosa potrei regalare a Rin?
Pensavo a qualcosa di abbigliamento
Però volevo fargli qualcosa di più personale
Aiutami ti prego, sono in crisi
Hey, ci sei?
Tutto okay?
Non mi ha cercato perché voleva sentirmi, gli servivo soltanto. Però si è anche preoccupato per me. Dopo. Quando aveva bisogno di me e ha visto che non rispondevo. Le sue domande sono sicuramente state di circostanza. Ma cosa sto dicendo? Devo smetterla di farmi queste paranoie, Haru tiene a me e basta. Mi metto a sedere sul letto e fisso un punto casuale del pavimento, corrucciando il volto per il mal di testa, poi mi alzo per prendere qualcosa da bere. Barcollo un po' e sento la testa girare. Dopo essermi versato del tè freddo e aver richiuso il frigorifero, mentre lo sorseggio reggendomi al mobile della cucina, mi rendo conto di non aver risposto ad Haru. Quindi torno in camera a prendere il telefono, prendo il bicchiere e mi siedo sul divano. Poggio il cellulare sulla coscia e mando indietro la testa, pensando a cosa rispondere. Può essere che abbia ancora voglia di dormire? Gli occhi... li sento così pesanti.
Mi metto una mano sul volto e le punte delle dita che finiscono sulla fronte si scaldano in pochi frammenti di secondo. Dio, dimmi che non ho la febbre. Non ho alcuna voglia di incontrarmi con gli altri domani e, se non andassi per colpa della febbre, potrebbe sembrare una scusa. Ma loro non sanno quanto non mi vada, quindi mi crederebbero.
Okay, con calma, niente panico. Mi concentro un attimo sul messaggio di Haru, rispondendogli con un paio di idee come dei braccialetti o un cappellino, poi metto via il cellulare, prendo un sorso di tè e mi alzo. Cerco di mantenere l'equilibrio mentre vado in cerca di un termometro. Mentre rovisto nei cassetti devo fermarmi un paio di volte per la debolezza, ma alla fine riesco a trovarlo e torno a sedermi in salotto per misurarmi la temperatura. Alla fine scopro di avere 37.8, una leggera alterazione, passerà con una bella dormita. Un'altra. Lo spero. Nel frattempo si è fatta ora di cena, ma non ho molta fame, quindi mi faccio una tazza di latte e mi accomodo di nuovo sul divano, dove rimango finché non mi addormento.
Quando riapro piano gli occhi tentando di schiarirmi la vista, la luce della TV rimasta accesa mi trafigge le palpebre e le tempie rispondono con una fitta. Mi tiro più su e controllo l'ora sul cellulare: 2:18. Mi sento tutto dolorante, ma penso sia per aver dormito fino ad ora in una posizione scomoda. Però, quando sento il calore provenire dal mio corpo, mi viene un presentimento che voglio subito sfatare. Afferro il termometro e attendo. Al suono lo sfilo e leggo il verdetto: 38.7. Probabilmente Dio non mi vuole bene e ha completamente ignorato le mie preghiere.
Come dargli torto.
Scrivo ad Haru per informarlo, sperando che vista l'ora possa credermi un po' di più, e vedo i messaggi che mi ha lasciato.
Penso gli prenderò un cappello. Grazie!
Comunque Rin arriverà per le 10, andiamo a prenderlo?
Digito la risposta: se trovo qualcosa gli prendo dei braccialetti. Andiamo col treno?
E poi aggiungo: comunque mi sono addormentato verso le 21:30 e mi sono svegliato ora con quasi 39 di febbre :(
Poso il telefono e, con mia sorpresa, lo sento vibrare poco dopo: è lui.
Mi sorprende sia ancora sveglio.
Vedi che era strano che ti sei addormentato così tanto? Spero starai meglio per domani, riguardati!
C'è qualcosa nel suo messaggio che mi fa sorridere ancora una volta. Forse perché mi è sembrato interessato a me e dispiaciuto.
Ma subito subentra il lato realista e infame: sicuramente non vuole che manchi perché ci sarà Rin. Basta, basta pensare. Di mal di testa ne ho già abbastanza per via della febbre e tutti questi pensieri non fanno altro che aumentarlo.
Un altro messaggio.
Pensavo di andare insieme in macchina, ma visto che stai male vado solo io e prendo il treno
All'improvviso mi sento geloso. Non voglio che quei due stiano insieme, da soli.
Vengo, tranquillo. Domattina starò sicuramente meglio
Metto una sveglia e mi riaddormento.
Mi sveglio convinto siano passati solo pochi minuti, invece guardo il telefono e sono le 9 e 30 passate. Non ho sentito la sveglia e non sto sicuramente meglio come speravo. Vedo i messaggi e le chiamate di Haru e lo richiamo.
<<Makoto? Dove sei?>>
Scatto in piedi, ma un giramento di testa di costringe a poggiarmi con la mano contro il muro.
<<Sto arrivando, scusami.>>
Rin arriverà tra mezz'ora, devo andare a prendere Haru e tra lui e l'aeroporto ci sono 40 minuti abbondanti. Non ce la farò mai. Sento il cuore martellare in modo assurdo nel petto.
<<Stai bene? Ce la fai?>>
<<Sì, tranquillo, sto arrivando.>>
E invece no, ho mentito: non penso proprio di farcela.

𝙈𝙖𝙠𝙚 𝙔𝙤𝙪 𝙃𝙖𝙥𝙥𝙮 《Makoto Tachibana》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora