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Arrivarono a delle grotte nascoste da delle dune. Scese veloce dal cavallo, la aiutò a scendere, ed entrarono in una grotta. Lui coprì Goliath e gli mise qualcosa sul muso. Il rumore era insopportabile, Amyna si teneva le mani sulle orecchie, aveva paura, sembrava il finimondo.
La prese fra le braccia, la strinse a sé e li avvolse in un enorme mantello, stendendosi a terra.
Le si avvicinò al viso per farsi udire. «Fra poco la sabbia entrerà anche qui, dobbiamo stare qui sotto per ripararci e per riuscire a respirare. Sta tranquilla, finirà presto. »
Lei ansimava, aveva paura. C'era anche il contatto con il corpo muscoloso di lui sul suo che la stava confondendo. Tremava e lui la strinse di più a sé, cercando di calmarla.
Era buio, tanto buio e quel rumore!
Lui le spostò il velo e posò le labbra sulle sue. Per un istante si era irrigidita, per poi lasciarsi andare a quel contatto.
Ora la tempesta ce l'aveva dentro la testa.
Iniziò a ricambiare il bacio, la baciava sempre più a fondo e il contatto fra i loro corpi era sempre più forte. Lo toccava, gli toccava il collo, il petto, le spalle.
Lui le accarezzò il corpo, i seni. Il bacio stava diventando qualcosa di diverso. Quando sentì la mano di lui sulla pelle del ventre si bloccò. «No! Non... possiamo...» Balbettò lei.
«Perché?» La voce roca e sensuale di lui era vicina al suo orecchio, e iniziò a lambirle l'orecchio scatenandole mille brividi.
«Non siamo ancora sposati.» Gli rispose Amyna tremando.
«È come se già fossi mia moglie.»
«Ti prego. Non possiamo...» Emise un gemito e lacrime le scesero dagli occhi.
Lui la baciò ancora con rabbia. «Perché non vuoi? Non sono il tuo solito tipo? In America chissà quanti ne avrai avuti... quindi lasciati andare, non fare la santarellina dopo che hai risposto con tanto ardore.»
Per come poteva e per il poco spazio che c'era, lei riuscì lo stesso a colpirlo con uno schiaffo.
«Anche se sono cresciuta in America, non vuol dire che io mi sia comportata come una sgualdrina.» Gli sibilò. «Sono stata cresciuta con dei principi morali, e sotto le leggi del Corano, sono musulmana, e ho sempre onorato la mia famiglia e me stessa, non comportandomi da idiota.»
Lui si irrigidì leggermente, lo schiaffo non gli aveva fatto male, le sue parole rabbiose si.
«Non mangio carne, nessun tipo di carne, non bevo alcolici, e soprattutto NON MI SONO MAI CONCESSA A NESSUNO! Che tu ci possa credere o no, in questo momento mi è di poca importanza. Se vuoi puoi avermi, lo sappiamo entrambi, ma mi useresti violenza per dimostrare a te stesso che sei un uomo?» Voltò la testa, si ricoprì con il velo, si girò con il corpo dandogli la schiena e cercando di stargli staccata, per quanto possibile dalla situazione.
Lui rimase in silenzio, non le rispose, non le parlò piu, non cercò di toccarla più.
Chiuse gli occhi, lei era pura! La donna che avrebbe sposato, era pura! Aveva creduto che essendo cresciuta in America, avesse anche fatto esperienze occidentali.
Era perfetta sotto quegli abiti, se n'era accorto il giorno che l'aveva presa al volo mentre stava cadendo dalla scala. I suoi occhi con quell'intenso blu, l'avevano spiazzato. La forma leggermente allungata. Gli piaceva quel leggero cipiglio da superiore, mentre lo guardava. E ora i baci! Baci così profondi, da averlo fatto eccitare in un modo quasi violento. Il suo tirarsi indietro, perché anche se cresciuta in occidente, era una vera donna araba.
Si voltò un poco. «Scusami.» Le disse dolcemente.
Lei tirò su le spalle. «Fai troppe supposizioni, dovresti chiedere. Pensavo mio padre ti avesse detto tutto di me.»
«Alcune cose non credo le sappia nemmeno lui, io non ho chiesto perché sono stato stupido.» Le prese una mano portandosela alle labbra. «Puoi perdonarmi?»
Inutile rimanere arrabbiati, si sarebbero dovuti sposare a breve, quindi avrebbero passato molti anni insieme.
«Solo se mi dici il tuo nome.»
Lui scoppiò a ridere. «Hammed.» Le disse infine. «Almeno la smetterai di chiamarmi "signore" alle volte avevo l'istinto di voltarmi per vedere se c'era mio padre dietro. Ti prometto di non fare più supposizioni.»
Lei sorrise. «E di chiedere le cose prima?»
Lui rise di nuovo. «E di chiedere le cose prima.»
«Scusa per lo schiaffo.» Gli disse lei infine.
Lui sorrise. «Me lo sono meritato, ma più che lo schiaffo, tu ferisci con le parole, mia cara.»
Il silenzio calò di colpo, vento e sabbia si erano calmati. Lui si tirò su levando il mantello da entrambi e scuotendolo.
Tolse la coperta da Goliath che si scosse leggermente. Poi uscirono e videro la coda della tempesta che passava oltre.
Salì veloce sul cavallo e la prese di nuovo in braccio, coprendola con il mantello e tenendola con una mano in vita andarono verso casa.
Si riscosse un attimo, per la prima volta nei suoi pensieri la sua enorme gabbia dorata, la sentiva come casa.
Sorrise appoggiandosi meglio sul petto di Hammed. Lui le diede una leggera stretta in vita.

La Regina del Deserto **Serie Pink Lady**Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora