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In qualche ora aveva organizzato le ricerche anche con le guardie del palazzo, suo padre era arrivato di corsa, le aveva dato ogni mezzo disponibile per aiutarla. Chiamò il suo patrigno, era un ex militare e gli chiese nomi e quant’altro di alcuni suoi amici che ora si mettevano al servizio dei soldi, dei mercenari.
«Fai arrivare un aereo, te li spedisco io.»
«Grazie papà.» Suo padre la fissò seccato. Però da quando era entrato nella loro vita lo  aveva sempre chiamato papà, anche per via del suo piccolo fratellino.
«Non te la prendere, padre. Lui mi ha cresciuto in fondo, e gli voglio bene. Tu mi hai dato la vita, mi hai riportato qui, e mi hai legato all’unico uomo che io abbia mai amato. Quindi non fare confronti, siete due padri diversi.»
Lui la guardò sbalordito ma rimase in silenzio. 

***

Chiamò una guardia e gli diede una lista di cose da trovare.
«Cosa vuoi fare?» le chiese il padre.
«Se ti dicessi tutto non me lo lasceresti fare. Però qui si parla di mio marito, e quindi andrò a riprendermelo.»
Suo padre le sorrise. «Sì, hai preso da me.» 
Nel giro di un giorno aveva trovato un piccolo esercito. Venti berberi, nove amazzoni vestite da berberi, quindici mercenari mandati dal suo patrigno e venti guardie: con lei facevano sessantacinque persone. 
Fece preparare vari fuoristrada, tutti i cavalli disponibili. Con l’aiuto di due mercenari che conosceva, fecero il punto della situazione. Guardarono una mappa. Ci sarebbero voluti tre giorni di marcia per arrivare negli Emirati, e poi avrebbero dovuto scoprire dove era stato portato Hammed.
«Quello lo sapremo a breve.» Rispose lei. 
Respirò ed espirò con forza. 
«Allora va bene, domani mattina partiamo.» L’uomo fece un mezzo saluto con la testa e se ne andò.
Amyna si mise seduta su una poltrona. Non doveva succedergli nulla, non ora, non proprio quando aveva scoperto che sarebbero diventati genitori. 
Facendo un paio di conti era incinta di sei settimane. Sperava che le lunghe cavalcate non le facessero male. Ma in quel momento era più importante suo marito.
Scese nelle stalle, accarezzò King. «Scusa, ma non verrai con noi. Ho bisogno di Goliath per trovare Hammed.» King le diede un colpetto con il muso come se avesse capito.
Goliath aveva tirato fuori la testa dalla sua stalla, la fissava con astio. «Lo so che mi hai capito, so anche che non ti sono simpatica. Ma solo tu sai come ritrovarlo nel deserto. Ho veramente bisogno del tuo aiuto.»
Come se lui la capisse le si avvicinò lasciando che lei gli toccasse il muso. «Grazie.» Disse con le lacrime che scendevano.

***

Non aveva dormito niente, non sarebbe riuscita a dormire. Aveva indossato gli abiti da berbero ed era scesa. 
Goliath la guardava dritto negli occhi, gli si avvicinò piano era molto alto, ed ebbe bisogno di una persona che la aiutasse. Gli accarezzò il collo. «Grazie del tuo aiuto Goliath.» Mormorò vicino all’orecchio. Aveva addosso una scimitarra. E sulla schiena un fucile. Sulla sella altri due fucili e nello stivale destro una pistola. Sotto i vestiti aveva altre armi. Guardò il suo piccolo esercito, e lanciò un urlo al quale risposero tutti. Poi partì al galoppo.
Partirono veloci, dietro di lei le sue amazzoni, i berberi e gli uomini nelle macchine.

La Regina del Deserto **Serie Pink Lady**Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora