Capitolo 2

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Il matrimonio venne celebrato due mesi dopo il compleanno di Inesh.Tutto andò per il verso giusto, se non fosse stato per le lacrime che versò sull'altare facendo credere a tutti che fossero lacrime di emozione. Invece,quelle erano lacrime di tristezza, poichè non aveva potuto sposare l'uomo che desiderava davvero.
Neanche il suo bellissimo vestito bianco in pizzo e i decorativi splendidi, l'avevano resa, anche solo per un attimo, felice di essere la nuova regina d'Inghilterra.
Ella non era pronta per indossare la lussuosa corona, era fin troppo giovane e non avrebbe potuto gestire un regno così vasto come Londra.E poi, con un marito come Ernest, brutto e senza cuore affianco, sarebbe stato un inferno per lei.
Povera la mia Inesh, quanto era triste!
Una sera, quel faccino triste che andava in contraddizione con la sua bellezza, si poggiò sulle mie ginocchia e nel tentativo di calmare il tremolio della sua voce, mi raccontò la notte delle nozze :
Ernest l'aveva praticamente buttata sul letto con un ceffone, aveva quasi strappato la sua veste per denudarla e l'aveva fatta sua.
Come se non fosse stato abbastanza, durante quel rapporto, le aveva anche messe le mani al collo e stretto la presa, per far sì che Inesh non urlasse dal dolore che gli provocava.
Dopo le sue parole, m'infuriai e decisi di dire tutto all' ex re, ma Inesh mi fermò dicendomi che niente avrebbe fatto cambiare idea al padre,  ultimamente pensava solo agli affari e ogni tanto cadeva nella depressione più totale.
Mi ricomposi, la ragazza mi chiese di non farne parola con nessuno e per amor suo, la ubbidì, le presi il suo bellissimo volto fra le mie mani e la baciai sulla fronte come ogni mamma avrebbe fatto alla propria figlia.
I mesi passavano, e Inesh soffriva sempre di più, ogni notte doveva subire la violenza di suo marito e per di più ,suo padre si ammalò di una rara malattia, di cui non avevano scoperto ancora la cura, ma che offriva possibilità di vivere ancora molti anni.
Alla povera regina, sembrava che il mondo le avesse rivolto le spalle o di essere affetta di una maledizione mandata da Dio per esser stata la causa del decesso di sua madre.
D'altronde c'era il suo amico Freddie che, nonostante non fosse suo marito, era sempre premuroso e gentile con lei.
I due si amavano ancora, ma la loro relazione era pressoché impossibile, ed erano costretti a vedersi soltanto e a scambiare qualche parola, per sollevare l'umore di entrambi.
Anche solo il saluto di Freddie, a Inesh deliziava il cuore che si riempiva di battiti, gli occhi si illuminavano e le gambe le tremavano.
La stessa cosa valeva per il ragazzo, la sola bellezza della regina, gli faceva sentire le farfalle nello stomaco, come quando uno è davvero innamorato perso.
Si amavano, e tanto, anch'io avrei voluto che Freddie fosse stato suo marito, Inesh stava davvero bene con lui, sembrava addirittura un'altra persona, ma purtroppo la sfortuna di essersi affiancata ad un uomo ripugnante, l'aveva attanagliata e resa spoglia della felicità che poteva offrirle la vita.
Passò un anno, e a Novembre Inesh, che era solita a creare feste in grandi, quell'anno festeggemmo il suo 17esimo compleanno soltanto io, lei e Freddie  poiché il padre era peggiorato e Ernest era in un viaggio d'affari.
Tuttavia la festicciola, composta soltanto da una miserabile torta, non fu male, dopotutto noi due eravamo le persone che più avrebbero resero felice Inesh quel giorno.
Freddie e la ragazza si lanciavano di continuo occhiate, ma io sapevo la loro situazione poichè la regina, nonostante fosse grande, si confidava sempre e soltanto con me.
Molte volte, Ernest aveva avuto la tentazione di cacciarmi dal castello ma Inesh aveva protestato purché non lo facesse.
Aveva un disperato bisogno di me, di una persona più grande di lei che avesse potuto capirla e dato consigli e buttarmi fuori dalla sua vita, sarebbe stata la sua rovina.
<<Tu non mi abbandonerai mai vero?>> mi diceva mentre ero al suo capezzale che le pettinavo i capelli, come quando era bambina.
<<No, sua altezza>> le rispondevo.
<<Rose..non mi chiamate altezza, preferisco di gran lunga essere chiamata Inesh>>
<<No comunque, Inesh, non potrei mai>>
<<Io mi fido di voi Rose, più di qualsiasi altra persona, anche più di Freddie, siete come una madre che non ho mai avuto>> quelle parole mi rimpievano di dolcezza il cuore, erano musica per le mie orecchie, come avrei potuto mai lasciare un'anima così indifesa e così dolce? Come poteva re Ernest fare del male a quella creatura che sembrava essere un angelo sceso sulla Terra?
Il primo di Dicembre rientrò re Ernest e nel castello regnò di nuovo l'angoscia e il dolore di Inesh che senza di lui, era stata una meraviglia.
L'uomo aveva accettato degli affari complicati e più grandi di lui stesso, e decise di sfogare la sua rabbia sul corpo della povera di regina, che ormai non aveva più le forze per respingerlo.
Il 15 Dicembre,verso le 9 di mattina, mentre mi spazzolavo i capelli, una serva arrivò di corsa nella mia camera e,con un'espressione impaurita, mi comunicò che Inesh era appena svenuta.

The killer queen Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora