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Andrej Kirill Ivanov, Rosemary Mental Asylum, Terra di Nessuno, Distretto di Chicago.

Erano trascorsi due giorni dalla prima seduta con la cara dottoressa Deep e poi non l'avevo più incontrata, ma quella mattina due guardie mi avevano scortato di nuovo nella sala dei colloqui e mi avevano fatto accomodare malamente sulla sediolina in legno.

"Giù le mani," ringhiai ad uno dei soldati che si era preso la libertà di sbattermi con il culo su quell'aggeggio. "Giù quelle fottute mani."

"Zitto, psicopatico."

Sorrisi feroce.

"Se non avessi la camicia di forza, non avresti così tanto coraggio." La mia filippica venne interrotta dall'entrata della dottoressa Deep. "Glielo dica lei, dottoressina."

"Lasciateci soli." Non sollevò lo sguardo verso le guardie e nella mia testa suonò un enorme campanello di allarme. "O devo ripetere che sono io la psichiatra di Mr. Ivanov e voi delle semplici guardie?" Questa volta sollevò le palpebre e quasi strabuzzai gli occhi di fronte a quelle due grosse e marcate occhiaie. "Andatevene, le sedute sono private."

Le guardie se la filarono piuttosto velocemente ed in risposta incrociai le gambe, studiando la dottoressa.

"Qualcosa non va, dottoressa?"

In quel momento non me ne fregò nulla della mia copertura, intrigato com'ero da quel repentino cambio di umore.

"Mr. Ivanov siamo qui per lei, non per me."

Sistemò le cartelline con gesti scattosi e si mise a trascrivere qualcosa su quel suo dannato block notes.

"Non è lei la psichiatra?" Sorrisi. "Ha studiato per questo lavoro e non è lei che dovrebbe sapere che tenersi tutto dentro è dannoso?" Mi protesi enigmatico e mi ritrovai a desiderare di comprenderla, ma cacciai quel pensiero, imprecando contro quella stronza manipolatrice di Venom. "Tutte quelle stronzate sul vivere sano le propinate voi."

"Come le ho già ripetuto, Mr. Ivanov, è sua la seduta non mia."

Un muscolo nella sua mascella scattò e la studiai con più attenzione.

"Ma è lei quella che ha l'aria di doversi sfogare, non io." Mi portai le mani dietro la testa e dondolai all'indietro. "Io sto benissimo."

Sollevò finalmente quegli occhi verdi su di me e sorrise tesa.

"Oh, lo vedo, fin troppo." Mi scrutò con aria provocatoria ed un sopracciglio sollevato. "Davvero troppo bene, Mr. Ivanov."

Finalmente!

Mi ritrovai a lasciare andare il fiato che non sapevo di aver trattenuto. Andava bene qualsiasi reazione, ma non quel profondo vuoto che avevo intravisto quando era entrata.

"È fin troppo su di giri," azzardò.

"E questo è solo grazie a lei, mia bella dottoressina." Le strizzai l'occhio. "La sua mancanza mi ha dilaniato."

"I toni, Mr. Ivanov." Ma nonostante la sua ritrosia, un sorriso luminoso sbocciò su quel volto roseo e tornai a respirare regolarmente. "Ho semplicemente avuto una brutta nottata."

"Terribile quando i demoni non ti chiedono il permesso di ballare con la tua mente, non è così?"

Con orrore mi accorsi che del piano di Venom non mi interessasse nulla, ma che l'unica mia brama fosse comprenderla, studiarla e... ero interessato alla dottoressa? Quasi una settimana dentro questo schifo di manicomio mi stava dando alla testa. No, no. Io ero il tipo da puttane, una notte e via, ti pago il taxi per tornare a casa, non ero di certo il ragazzo che si preoccupava dei sentimenti smielati di una biondina.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora