XII

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Andrej Kirill Ivanov, studio della Drakta, Villa Ivanov, New York.

"Allora, Rej?"

Dimitri e Mikhail entrarono nello studio, seguiti da un Ivan molto più grande di quanto me lo ricordassi. Mi sollevai dalla poltrona e abbracciai il piccolino di famiglia.

"Sei cresciuto, Iv."

"Ha iniziato a mettere la testa a posto," rispose Mikhail, occhieggiando Iv con profondo orgoglio. "Finalmente."

"E bravo il nostro uomo." Acchiappai Iv e gli scompigliai i capelli. "Ivan, campione."

"Rej, smettila, è passato solo un mese."

Si spostò ridendo e mi abbracciò ancora, prima di sedersi sul divano insieme a Mikhail.

Non vidi Luca, ma probabilmente perché era impegnato nelle strade di New York a portare la legge della Drakta e a sistemare qualche cliente restio a pagarci.

"Allora, Rej." Dimitri ricominciò a parlare, offrendomi un bicchiere di vodka, che accettai senza un minimo di titubanza. Era un mese che non sentivo il bruciore tipico di quell'afrodisiaco e, Dio, mi era dannatamente mancato. "Mi spieghi cosa sta succedendo tra te e la dottoressa?"

Mikhail e Ivan tacquero di colpo ed io mi irrigidii.

"Niente." Bevvi il bicchiere in un sorso e sfidai mio fratello con lo sguardo. "Assolutamente niente."

Nello studio si poteva udire con chiarezza il crepitio dei piccoli pezzettini di ghiaccio, che si distribuivano qua e là tra i nostri corpi.

"E allora perché è qui?" Sollevò un sopracciglio dorato. "Nella nostra villa?"

"Perché ha bisogno di aiuto."

"Cazzo." Mikhail si piegò in avanti e scoppiò a ridere. "Ti sembriamo la chiesa per caso?" Anche Ivan scoppiò a ridere a quell'esternazione. "Cioè fratello, siamo la Drakta, non un'associazione caritatevole."

Serrai i pugni dentro le tasche dei pantaloni e risposi a mio fratello: "se non fosse per lei non sarei qui, porta rispetto, Misha."

Mikhail e Ivan mi fissarono allibiti. Non avevo mai, mai, preso le difese di nessuna donna che non fosse Maria Maddalena e questo li destabilizzò, ma la dottoressa, per quanto fosse incasinata all'interno della propria testa, in un qualche modo, in uno strano e astruso modo, quietava la mia anima tormentata e avevo bisogno che rimanesse lì, vicino a me. Non avrei rinunciato facilmente a quella pace.

"Grazie di averci resi partecipi dei tuoi pensieri una volta nella tua vita, Rej, ma
perchè non ci racconti veramente cosa succede tra te e la dottoressa?"

Fronteggiai di nuovo Dimitri, che se ne stava completamente rilassato e divertito dal mio comportamento, mentre io mi sentivo sempre più in gabbia.

"Niente, ve l'ho già detto."

"Allora non può stare qui," rispose semplicemente con un'alzata di spalle. "Non nella nostra villa."

"Resta," ringhiai a fior di labbra. "Lei rimane."

"Non credo proprio. Le regole sono regole e valgono per tutti noi. Avrei chiuso un occhio solo perché eri tu e perché ti aveva salvato il culo, ma se tra di voi non c'è nulla, la Drakta gli procurerà una casa, ormai ha un lavoro e chiudiamo la storia."

Bevve un altro sorso di cognac con estrema cura e quasi mi voltò le spalle con un sorrisino.

"Lei resta."

"No, sai che non posso." Scrollò le spalle. "Sono dei capisaldi di una legge scritta."

Sfidai mio fratello con lo sguardo ed un luccichio sinistro irruppe nel suo azzurro, che si riflesse nel mio. Persi per primo quella battaglia di sguardi e chiusi i pugni.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora