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DISCLAIMER: vi voglio ricordare il background della società. È una società malata, dove la gente cerca di rimanere a galla, giocandosi il tutto e per tutto. Alcune tematiche sono molto forti e quindi, se pensate di essere sensibili, non leggete il capitolo. O saltate le parti che vi sembrano troppo scabrose.
Baci!

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Lily Rose Deep, sotterranei abbandonati, New York.

Ero al buio.
Un buio così profondo, così soffocante, che faticavo a rimanere concentrata sul presente.

Andrej, dovevo pensare ad Andrej. Andrej sarebbe venuto a prendermi. Andrej mi avrebbe trovata, sicuramente.

Tentai di focalizzarmi sul respiro, ma all'improvviso la porta all'esterno della mia sottospecie di cella si aprì e la penombra rivelò la silhouette di Venom.

"Bene, bene, bene come si sente la nostra ospite?"

Lasciò l'uscio socchiuso e quindi riuscii più o meno ad identificarla nel buio: non era molto lontana da me, forse un metro, ma non oltre.

"Lasciami uscire, Venom."

Cercai il più possibile di mantenere una voce ferma e salda, ma la paura ed il buio mi terrorizzavano. Ero lì dentro da quanto tempo? Ore? Giorni? Avevo vissuto in quel buio da quando mi ero risvegliata e non sapevo proprio quanto tempo fosse trascorso.

"Come sei ingenua." La sua fisionomia venne scossa da uno scoppio d'ira. "Tu verrai dimenticata qui dentro ed Andrej sceglierà me."

E fu quel lampo di ossessività, che mi fece rizzare i peli sulle braccia. Venom era davvero fuori di sè: aveva una psicosi bella e buona, ma non sapevo in che modo arginare la situazione.

La mia mente faceva fatica ad uscire dalla coltre nebulosa in cui...

"Mi... hai anche drogata?"

"E non solo, tesoro."

Rabbrividii.

"Che cosa mi hai fatto?" Mi aggrappai alla ringhiera con forza. "Con quale farmaco mi hai drogata?"

La sua risata isterica mi raggiunse le orecchie ed insieme a quest'ultima un pianto infantile.

"Chi c'è con te? Chi è che hai portato quaggiù?"

La mia voce fu un sussurro glaciale ed intimidatorio, perché se quella psicopatica avesse deciso di fare del male anche ad un-

"Oh, una bambina, so quanto adori i bambini e so anche che non puoi concepirli." Aprì la cella troppo velocemente perché io potessi allungarmi ed uscire. "Ecco qua la mocciosa giusta per te."

La bambina venne lanciata in avanti e fu solo grazie ai miei sensi che riuscii ad acchiapparla prima che potesse cadere a terra. Ad una prima impressione, quel corpicino mi sembrò fin troppo magro e a spanne doveva avere su per giù dai tre ai quattro anni; tremò tra le mie braccia e la strinsi più forte, rassicurandola con dei movimenti regolari sulla schiena.

"Ho pensato che prima della tua dipartita avresti dovuto coronare il tuo sogno e ti ho portato questa bella mocciosa."

Quell'ammissione mi spaventò, ma cercai di sostenere la bambina, che piagnucolava giustamente terrorizzata.

"La madre... dov'è sua madre?"

La psicopatica sbuffò.

"Oh, l'ho uccisa ed ho inviato il suo utero agli Ivanov."

La mia bocca si seccò e strinsi la bambina al petto, che lentamente si stava abituando al mio calore ed alla mia presenza.

"Tu hai fatto cosa?" Domandai sull'orlo di una crisi di panico. "Venom?"

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora