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Andrej Kirill Ivanov, Appartamento della Drakta, New York.

Era seduta sul balcone del nostro appartamento della periferia di New York da tutta la sera ed era tutta la sera che la osservavo da lontano. Non ci eravamo mossi dall'appartamento, così come aveva ordinato Dimitri, ma per lo più lei aveva trascorso la giornata a dormire ed io ad annoiarmi di fronte al televisore. Avevo chiamato mio fratello un paio di volte per trascorrere il tempo, ma quando alla terza mi aveva chiuso il telefono in faccia con un'imprecazione, avevo dovuto cambiare distrazione.

"Li-

Qualcuno bussò alla porta e con un'occhiata al balcone, notai che Lily Rose non si fosse accorta di nulla, così sbirciai dallo spioncino e quando intravidi il volto di mio fratello, aprii di slancio.

"Dimka."

Lo abbracciai e il bastardo mi strinse forte, battendomi una mano sulla schiena.

"Sei vivo, è." Con un sorriso a trentadue denti mi fece l'occhiolino e si allungò oltre le mie spalle. "È lei?"

Feci un passo a destra e mi interposi tra lui e Lily Rose. Al mio gesto sollevò un sopracciglio.

"Non ha bisogno di stress."

Dimitri si appoggiò al muro, sollevò il mento e mi squadrò con un sorrisino irriverente.

"Non ha bisogno di stress?" Mi mimò con un ghigno sempre più largo e canzonatorio. "Da quando il mio fratellino, Andrej Kirill, è diventato il principe azzurro?"

Digrignai i denti e serrai i pugni.

"Non sono il principe azzurro, le ho solo promes-

"Aaah, tu le hai promesso?" Annuì con aria vaga. "Allora è una cosa seria, perché da quello che si dice in giro, Andrej non promette." Scoccò la lingua. "E sicuramente non promette alle donne."

"Dove vuoi arrivare?" Mi avvicinai di un passo.

"Da nessuna parte, Rej." Sollevò le mani in aria con fare innocente. "Dico solo, che a volte la ruota della fortuna... Buonasera, tu devi essere Lily Rose?"

Mi voltai di trecentosessanta gradi e notai Lily Rose in piedi, appena dopo la finestra dell'appartamento. Alla luce del pomeriggio sembrava così piccola e fragile nella mia tuta di almeno sei taglie più grandi di lei, da fare quasi tenerezza; gliel'avevo dovuta prestare, perché ovviamente di vestiti non ne aveva e avevo dovuto evitare di pensare alla strana sensazione di appartenenza nel vederla con i miei vestiti, quando era sbucata dal bagno ore e ore prima. Le feci un sorriso di incoraggiamento, ma la sua attenzione fu calamitata da Dimitri.

"Tu sei il boss della Drakta?" Domandò con sorprendente coraggio. "Giusto?"

Dimitri fece un passo verso di lei e le sorrise senza fastidio per quella assunzione.

"Sì e prima che procediamo con i convenevoli e con tutto il resto, voglio ringraziarti a nome dei miei fratelli e di mia moglie, per aver permesso ad Andrej di uscire da quel luogo."

Osservai l'espressione vuota della dottoressa e qualcosa dentro di me si incrinò. Dalla notte trascorsa non aveva più parlato e nemmeno mostrato un briciolo di emozione. Avevo il chiaro presentimento che si fosse eretta un muro di ghiaccio impenetrabile.

"Hai dei fratelli?" Con estrema lentezza e atonia sollevò di nuovo lo sguardo su di me. "Tu hai altri fratelli?"

Annuii, mettendomi le mani in tasca per il nervoso, perché non riuscivo a stare fermo quando parlava con espressione assente e quando si trascinava per la stanza come se fosse il fantasma di se stessa. Deglutii e percepii l'attenzione di mio fratello penetrarmi la nuca.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora