XVI

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Lily Rose Deep, Villa Ivanov, New York.

Ero sotto le coperte quando Andrej entrò in camera con un vassoio di cibo, ma lo stomaco mi si rivoltò all'odore. Dopo aver scoperto che un pazzoide gironzolava per New York con le mie informazioni, avevo deciso di scolarmi metà della bottiglia di rum trovata in una delle camere della villa. Forse era per quello che non avevo assolutamente fame e lo stomaco si contorceva dal disgusto. E per lo stesso motivo avrei voluto dormire per otto ore consecutive senza essere disturbata, nemmeno da quel bellissimo principe della mafia russa che mi fissava costernato.

"Lily Rose?" Andrej utilizzò un tono calmo e tranquillo. "Ho portato la cena."

"Mmmmppff."

"Lily?"

Con un movimento delicato sollevò le coperte e lo sentii risucchiare l'aria tra i denti. Giusto, mi ero dimenticata di essere in biancheria di pizzo rosso: l'alcool forse mi aveva dato un po' alla testa. Mi girai sulla schiena e scoppiai a ridere, bollente come non lo ero mai stata nemmeno durante le influenze più forti.

"Lily, sei ubriaca."

Mi voltai sulla pancia e gli sorrisi con le guance rosse a causa del liquore.

"Giusta deduzione, Mr. Ivanov." Gli strizzai l'occhio e mi sollevai in piedi. "Allooora, devi proprio spiegarmi perché ti ostini a tenermi in camera tua." Gli arrivai ad un palmo dal naso e gli sbattei il seno sul petto. "Ma non ti interesso minimamente." Gli appoggiai le mani sull'addome. "Che cavolo di problemi avrai per tenermi qui?"

"Lily."

"Lily, Lily, Lily, Lily Rose." Lo mimai muovendo le labbra con ostentazione e avvicinandomi alle sue. "Sono davvero stanca di essere la povera"—mi sollevai sulle punte—"piccola"—Andrej deglutì convulsamente e chiuse le mani a pugno, per tentare di non perdere la lotta contro il proprio istinto e toccarmi—"minuta"—schioccai la lingua—"indifesa"—le mie mani vagarono dalla cintura dei pantaloni al lembo della maglia—"Lily Rose."

Gli appoggiai il dito indice sulle labbra e gli sorrisi. Forse per la prima volta da quando avevo dieci anni, grazie a lui o grazie all'alcool, ero davvero felice.

"Andrej." Inclinai la testa. "Dimmi perché non riesci a liberarti di me."

Solo un sadico avrebbe fronteggiato così il proprio destino, ma tranquilla mi appoggiai al materasso ed incrociai le gambe.

"Lily," sospirò Andrej. "Sei ubriaca."

Sbuffai.

"Non fai che ripeterlo."

Mi occhieggiò con maturità.

"Sì, perché domani non sarà divertente come questa sera."

"Al domani ci penserò domani."

Poi mi sollevai di slancio e andai a recuperare un vestito a campana che mi aveva trovato Andrej, probabilmente ficcanasando nell'armadio di Maria.

"Che fai?"

Mi voltai verso di lui con il vestito quasi infilato.

"Non mi vuoi aiutare tu, vado in cerca di qualcun altro."

E sì, considerata la mia storia era davvero una stronzata colossale, ma avevo bisogno di svago.

"Lily," il suo ringhio mi bloccò a metà della camera da letto.

"Non mi fai paura, Andrej." Con sicurezza sollevai il mento verso di lui. "Non mi fai paura proprio per niente."

"Io non sfiderei la sorte, Lily Rose."

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora