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Andrej Kirill Ivanov, Villa Ivanov, New York.

Era trascorso un mese da quando Erin e Lily Rose erano tornate a casa e tutto procedeva a gonfie vele; con il passare dei giorni, la nostra biondina era riuscita ad acquisire non solo sicurezza, ma anche peso: le guanciotte finalmente erano diventate rosa e cicciottelle, il suo temperamento era di gran lunga migliorato e aveva cominciato addirittura a dormire senza arrampicarsi sul nostro letto.

"Rej!" Dimitri mi richiamò bruscamente, facendomi svegliare dalla trans. "Cazzo."

"Mh?" Mi allungai sornione sul tavolo che avevamo riposto nella sala in cui vi era la televisione, per prendere un altro pezzo di pizza. "Perché urli?"

"No, non mangiarla." Mio fratello si allarmò e quasi si allungò così tanto sul tavolo, da rovinare su tutte le pizze e farle precipitare sul pavimento, distruggendo la nostra cena. "Non ti azzardare, razza di bastardo."

"Cosa? Questo trancio di buonissima pizza margherita?" Strizzai l'occhio al figlio che gongolava sulle sue gambine. "Questo ultimo trancio di pizza?"

"Ti prego, Rej." Dimitri chiuse la mano a pugno sul tavolo ed acchiappò Aleksei al volo. "È la preferita di Maria, se non gliela lasci me la farà andare a comprare."

"È ora che impari a dire no, Dimitri caro." Gli sventolai il trancio sotto al naso e lui sbuffò. "Questa pizza è mia."

"È al settimo mese, come si fa a dire no ad una donna al settimo mese di gravidanza?" Bisbigliò furioso mentre Aleksei gli si arrampicava sulla gamba. "Sarebbe da incoscienti ed io non sono ancora così stupido."

"Quella è pizza margherita?" Un trillo proveniente dall'ingresso del salone bloccò la diatriba tra me e Dimitri, che mi fissò con sguardo divertito e canzonatorio. "Sono sicura sia pizza margherita."

Bastardo.

"Rej, quella è la mia pizza margherita!"

Ero quasi giunto alla conclusione che fosse effettivamente meglio riporre il trancio di pizza sul cartone, a giudicare dall'espressione scorbutica di mia cognata, quando una trottola bionda impazzita mi si aggrappò alla gamba e mi fece scivolare il trancio dalle mani. In quell'infinitesimo istante accadde il delirio: Maria si portò le mani alla bocca in sorpresa, Dimitri acchiappò Aleksei dalla collottola perchè si stava lanciando verso Erin con troppo entusiasmo, Luca urtò Mikhail a causa della confusione e Lily Rose scivolò contro Ivan.

"Papà!!!" Trillò Erin a squarciagola quando una parte del pomodoro le era caduta sul bel tutù e le ballerine con cui aveva deciso di vestirsi quella mattina. "Papà!"

Tutti si cristallizzarono ed io battei un paio di volte le palpebre, prima di rendermi conto che Erin stesse parlando con me.

"Co-Come?" Occhieggiai anche Lily Rose per valutare se fossi colui che avesse le allucinazioni, ma a giudicare dalle due lacrime e da come fosse rimasta seduta per terra, no. Non avevo sentito solo io. "Come, tesoro?"

Deglutii. Erin mise il broncio ed iniziò a sporcarsi le manine con il pomodoro.

"Papà, non ti fa." Incrociò le braccia. "Il tutù ora è tutto spocco."

Si risollevò in piedi e con movimenti meccanici la presi in braccio, ancora stupito dalla parola che aveva pronunciato.

"Come mi hai chiamato, principessa?"

"Papà." Erin corrugò le sopracciglia alla mia sorpresa. "Sei il mio papà, vero?" Due grandi lacrimoni si gonfiarono appena a lato dei grossi occhi azzurri. "Tu sei papà?"

"Ma certo." La abbracciai e nascosi la testa tra i suoi capelli. "Certo, stellina, sarò sempre il tuo papà."

Qualche ora dopo ero stravaccato sul divano, appoggiato a Lily Rose con Erin addormentata e sdraiata sul mio petto; nella sala eravamo rimasti solo noi, Maria e Dimitri si erano congedati per ultimi mentre gli altri si erano ritirati alla spicciolata dopo aver concluso la cena.

Pazzia | THE NY RUSSIAN MAFIA #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora