Capitolo 3. "Dove sei?"

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"Un cuore che cerca sente bene che qualcosa gli manca; ma un cuore che ha perduto sa di cosa è stato privato."
~Goethe

Poco fa è arrivata una chiamata dalla caserma.
Ogni volta che ne arriva una sento il cuore scoppiarmi sul petto. Ho sempre paura che si tratti di qualche cattiva notizia del tipo: "abbiamo ritrovato vostro figlio, morto".
Ok, non lo vedo da quattro anni.
Ok, non sto con la speranza che sia ancora vivo.
Ma il solo fatto di dover realizzare che non c'è più, mi distrugge.
Non so che cosa gli abbiano detto a mia madre, ma sicuramente nulla di rilevante, perché è tornata normalmente a fare ciò che stava facendo: revisionare dei documenti sul tavolo del soggiorno che è sempre pieno di fogli sparsi ovunque.
Dopodiché sono tornata nella mia camera e ho continuato a fare delle ricerche con il computer: io a differenza loro non mi sono mai fermata.
Cerco ogni giorno di rintracciare il suo cellulare, peccato che l'ultimo accesso sia del 12/03/2013.
Assurdo vero?
Assurdo come un ragazzino di soli 13 anni possa scomparire nel nulla, senza lasciare traccia. L'ultima persona che l'ha visto era stato un suo amico, stavano cercando Pokémon nel parco dove trascorro la maggior parte del mio tempo. Patric, il suo "amico", dice che si erano separati senza accorgersene e che ad un tratto non l'ha più visto. È stato lui a chiamare mia madre quel giorno.
Non lo potrò mai dimenticare.
Ero con la mia amica in casa mia, mi stava truccando con i trucchi che le aveva comprato sua madre, poi tutto è stato rovinato da quella chiamata.
Non ricordo bene che cosa sia successo da quel giorno in poi, tutti i miei ricordi sono confusi, credo che la mia mente abbia creato un blocco.
Però non posso dimenticare di tutte quelle volte in cui ho trovato mia madre piangere, della volta in cui tirai un sasso ad un poliziotto perché non riuscivano a combinare mai niente di buono, si quella volta che picchiai Patric.
Questo non lo dimentico.

Charles era il tipico ragazzino bello, educato ed intelligente. Sarebbe diventato il più popolare della scuola probabilmente, un giocatore di basket, malato di palestra e con tante ragazze attorno. Io sarei stata la sua migliore amica, lo ero, eravamo un'unica cosa.
Il giorno più triste oltre quello della sua scomparsa?
Il giorno del nostro compleanno.
Il periodo più brutto?
Natale.

La gente ha mormorato tantissimo sulla sua scomparsa. Hanno inventato tantissime balle sul suo conto, hanno addirittura detto che ad ucciderlo sia stato mio padre.
Non so in base a cosa.
La verità è che anche i miei genitori si sono annullati, anche se non lo ammettono. Avrebbero potuto continuare a fare i genitori con me, invece non l'hanno fatto.
Cerco su facebook e su instagram "Charles Flores" o qualcosa di simile. Chi lo sa? Magari è stato rapito e si è creato un profilo per poter farsi ritrovare. O magari ha perso la memoria e non so, si è ritrovato a vagare nel nulla.
La città però è piccola, si sarebbe dovuto allontanare da qui per non essere ritrovato.

Controllo per almeno tre ore in vari social, ma come al solito non trovo nulla.
Poi controllo i miei di social.
Nessuna richiesta, meno amici e tante visualizzazioni sul profilo.
La gente è veramente curiosa, peccato che io non pubblichi mai nulla. «Jade, la cena è pronta». Dice mia madre dal piano di sotto.

Chiudo il mio computer ed esco della camera.
Cena con mia madre il sabato sera.
Sensazionale no?
Vado in cucina e vedo del cibo appena comprato sul tavolo.
Penso che sia del pollo con alcune patatine.
Mi siedo e di fronte a me, lei.
Come al solito stiamo in silenzio, non abbiamo niente da dirci, è come se non fosse mia madre.
Mi dispiace tutto ciò, prima non eravamo così. Anche per questo preferivo sballarmi. «Papà?». Chiedo guardandomi attorno.

Lo so dov'è, è tanto per dire qualcosa. «Ha la notte in ospedale tuo padre. L'ho sentito poco fa: intervento urgente». Dice con tono ovvio.

Mangio le patatine.
Sono fredde. «Cosa è successo?». Chiedo fingendomi curiosa.

Non vedo l'ora di finire, voglio tornare in camera e uscire direttamente lunedì per tornare a scuola. «Non lo so», solleva le spalle mangiando anche lei. «Ha staccato subito».

Mangia velocemente e si alza dalla tavola, lasciandomi da sola.
Finisco anch'io e torno nella mia camera prendendo il mio cellulare.
Adesso la mia ricerca sarà un'altra: Troy.
È il nome del poliziotto, sto cercando proprio lui. Scopro che fa Reyes di cognome, ma ha il profilo privato. L'unica cosa che riesco a vedere è la sua descrizione del profilo instagram: 24 anni, poliziotto.

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