Epilogo

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Era una fresca mattinata di settembre a Londra, una mattinata luminosa, soleggiata, una mattinata importante per Hermione Granger. La ragazza attraversò la barriera del binario nove e tre quarti invasa da un senso di nostalgia. Non ci aveva più messo piede dalla guerra magica avvenuta diciannove anni prima. Il binario era stracolmo di ragazzi coi loro bauli, quei ragazzi che andavano al castello senza aver mai partecipato alla battaglia, erano consapevoli che si fosse combattuta una guerra fra le mura della loro scuola, me nessuno di loro poteva immaginare i sentimenti, le cicatrici, i ricordi che aveva lasciato. Hermione Granger questo lo sapeva meglio di tutti. Durante la guerra aveva perso Ron, che fino all'inizio del settimo anno credeva essere l'amore della sua vita. Aveva perso Remus, Tonks, che per lei erano dei punti di riferimento. Ma soprattutto aveva perso Severus, quello che era il suo vero grande amore. Non si scordò mai di quando tornò alla stamberga dopo la battaglia e l'unica cosa rimasta era una macchia di sangue sul pavimento di legno. Il corpo di Piton era già stato portato via e lei non l'aveva visto per l'ultima volta. Era rimasta chiusa in casa per mesi, senza sapere cosa fare della sua vita. Aveva perso il memoriale di Severus, la riabilitazione del suo nome e quello di Sirius. Non aveva parlato con la famiglia Weasley per quasi un anno, aveva il terrore di rivedere Ron, anche se sapeva che Molly o Ginny avrebbero voluto vederla, per condividere il dolore della perdita di Fred. Harry aveva iniziato a uscire con Ginny, mesi dopo si erano sposati, e ora lei era in attesa del loro primo figlio. Ron aveva raggiunto il fratello Charlie in Romania da qualche settimana, dopo che la riparazione del castello fu ultimata. E mentre la vita di Harry, Ginny, Ron, e di tutti i suoi, quella di Hermione era rimasta in stallo, era rimasta a quella sera, nella stamberga strillante, dove un pezzo del suo cuore se n'era andato con Severus. Era stata la persona meno probabile ma allo stesso tempo più ovvia a rimetterla in carreggiata: Minerva McGranitt. La scuola mancava di personale, il professor Lumacorno era andato in pensione, come la professoressa Sprite, il posto di difesa contro le arti oscure era scoperto come quello di pozioni, mancava anche un'insegnate di trasfigurazione, ora che Minerva ricopriva la carica di preside. Le aveva offerto il posto di insegnante di trasfigurazione. In un primo momento aveva pensato di rifiutare, pensava che tornare al castello le avrebbe fatto troppo male, aveva pensato di abbandonare il mondo magico e andare a lavorare con i suoi genitori, però in una qualche maniera si era convinta ad accettare l'offerta di Minerva.
-Allora sei pronta?- chiese Harry all'amica. Erano sulla banchina del binario nove e tre quarti, Hermione non indossava la divisa come faceva ogni anno, ma portava degli abiti da strega, con il mantello da insegnante che la McGranitt le aveva inviato la settimana precedente.
-Harry non è il mio primo anno- rispose la ragazza sorridendo al suo migliore amico.
-Voglio solo essere sicuro che tu sia pronta per tornare a Hogwarts- rispose Harry con un tono grave.
-Starò bene, Neville sarà già sul treno ad aspettarmi- gli disse la ragazza prendendo in mano la valigia.
-Ok, vai. Scrivimi ogni tanto, non essere troppo severa con i ragazzi, salutami Minerva, e ti aspetto per Natale, d'accordo?- le disse Harry sorridendole mentre la ragazza saliva sul treno.
-Prenditi cura di Ginny. Ciao Harry- disse Hermione prima di salire sul treno. Chiuse dietro di sé la porta del vagone e iniziò a percorrerlo tutto fino a trovare lo scompartimento con Neville. Il ragazzo era seduto in fondo al treno, leggeva la gazzetta del profeta mentre teneva Oscar, il suo rospo, in grembo.
-Ciao Neville- lo salutò Hermione entrando nello scompartimento. 
-Ciao Hermione, siediti pure, come stai?- le chiese il ragazzo chiudendo il giornale e facendo spazio a Hermione.
-Sto bene ora- rispose Hermione. Mise la valigia nel ripiano apposito e fece uscire Grattastinchi dal suo trasportino in vimini.
-Sarà strano, tornare, non credi? Tutti i ragazzi del primo anno non sanno cos'è successo veramente. Solo quelli del sesto e del settimo hanno partecipato alla battaglia e hanno visto morire dei loro amici. Tornare e vivere come se non fosse successo niente sarebbe sbagliato, non credi?- Neville ripiegò accuratamente il giornale e lo infilò nella borsa in pelle che aveva appoggiato accanto a sé.
-Ti dispiace se non parliamo della guerra, Neville?- chiese Hermione. Aveva abbassato lo sguardo su Grattastinchi, che si faceva coccolare in grembo alla ragazza.
-Oh, certo, nessun problema- Neville era cresciuto, era diventato un bell'uomo ma il ragazzo goffo era ancora rimasto dentro di lui.
-Minerva mi ha detto che ricoprirai la cattedra di erbologia, scommetto che sarai entusiasta, era la tua materia preferita- tentò a dire Hermione per cambiare argomento. Grattastinchi si era addormentato in braccio alla ragazza. Il treno era partito. Mentre parlavano, il treno li aveva portati fuori Londra. Adesso correvano lungo pascoli pieni di mucche e pecore.
-Si, è bellissimo poter ricoprire la cattedra che era della professoressa Sprite, però non so se sarò alla sua altezza, lei era magnifica- rispose Neville prendendo Oscar in mano.
-Dai Neville, non abbatterti, sarai bravo, sei riuscito ad aiutare Harry a superare la seconda prova del torneo tremaghi con l'alga branchia e avevi solo quattordici anni- gli disse la ragazza sorridendo.
-E tu prenderai il posto della professoressa McGranitt, non sei un po' nervosa? Sono sicuro che sarai brillante come professoressa, tutti i tuoi alunni ti ameranno, però Minerva era... fantastica- Neville abbassò lo sguardo, accarezzava Oscar sulla testa con un dito.
-Beh, si... sono un po' nervosa, la professoressa McGranitt era ottima. Però ho già scritto il programma per il primo quadrimestre per ogni anno e...- Hermione si interruppe, aveva visto qualcuno camminare fuori dal loro scompartimento, qualcuno con un mantello blu notte da insegnate e dei capelli color nero pece.
-Anche io sai? Per il primo anno vorrei iniziare con i ramoscelli di valeriana, sono innocui e poi sono utili per pozioni. Invece per il secondo anno...- Neville aprì entusiasta la sua valigetta in pelle dove teneva i programmi per gli studenti.
-Neville, scusami tanto, devo...devo andare un attimo... in bagno- Hermione si alzò dal suo sedile, Grattastinchi le cadde di dosso e atterrò in piedi sul pavimento dello scompartimento.
-Oh, si certo, nessun problema. Stai bene, Hermione?- Hermione era come sbiancata, era diventata pallida, sembrava aver visto un fantasma, che è quello che apparentemente stava succedendo ma lei era sicura che non fosse un fantasma. Senza rispondere a Neville uscì dallo scompartimento e iniziò a ripercorrere il treno verso la locomotiva. Arrivò fino al vagone dei prefetti, che si era appena svuotato, di Severus nessuna traccia. Si accasciò contro la parete del vagone, credendo di avere le allucinazioni. Di colpo la stabilità che era sicura di aver recuperato da quando aveva rivisto Minerva vacillò. Era sicura che fosse lui.
-Hermione?- non poteva essere lui, quella non poteva essere la sua voce. Era tutto frutto della sua immaginazione. Alzò la testa convinta che si sarebbe trovata di fronte il vetro del treno, oppure Neville che era venuto a cercarla. I suoi occhi incontrarono due occhi neri, non quelli di Neville, né tantomeno dei riflessi sul vetro, ma gli occhi neri di Severus Piton.
-S...Severus?- mormorò lei cercando di alzarsi in piedi.
-Sono io- rispose lui, Hermione in quel momento fu certa che non poteva essere tutto un'allucinazione.
-Ma tu eri...- Severus si inginocchiò accanto a lei, Hermione faceva fatica a restare in piedi.
-Morto?- Severus le mise una mano sulla guancia, cercando di aiutarla a calmarsi.
-Come?- chiese Hermione tornando a respirare normalmente.
-Fanny- rispose Piton. Hermione riuscì finalmente ad alzarsi.
-Fanny- ripeté lei, e poi abbracciò Severus, riuscì finalmente a sentirlo lì con sé, vivo e con il cuore che gli batteva nel petto.

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Fine

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