Capitolo 10

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PRESENT DAY - 2nd May
-È alla stamberga con Piton e il serpente.- appena Harry pronunciò quelle parole dopo aver avuto un contatto con Voldemort, Hermione iniziò a correre verso il Salice Schiaffeggiante. Severus si trovava lì. La missione principale sarebbe dovuta essere quella di uccidere il serpente, ma non per Hermione Granger. Per Hermione Granger la missione principale era salvare Severus.
Hermione si infilò nel cunicolo di terra nascosto tra le radici dell'albero. Il passaggio aveva il soffitto basso: quattro anni prima l'avevano percorso piegati in due, adesso potevano solo strisciare. Hermione avanzò per prima, con la bacchetta illuminata; si aspettava di trovare ostacoli da un momento all'altro, e invece niente. Procedettero in silenzio. Lo sguardo di Hermione era fisso sul raggio oscillante della bacchetta che teneva in pugno. Infine il cunicolo cominciò a salire e Hermione vide una lama di luce. Harry le strattonò una caviglia. 
-Il Mantello!- sussurrò. Lui tastò alle proprie spalle e lei gli infilò nella mano libera il fagotto di tessuto scivoloso. Vi si avvolsero con difficoltà.
-Nox- mormorò la ragazza per spegnere la bacchetta e avanzò carponi, più piano che poteva, tutti i sensi all'erta, temendo a ogni secondo che passava di essere scoperta, di sentire una fredda voce chiara, di vedere un lampo di luce verde. Poi udì delle voci dalla stanza che era proprio davanti a loro, appena soffocate perché lo sbocco del tunnel era stato bloccato da quella che sembrava una vecchia cassa. Trattenendo il respiro, Hermione si avvicinò all'apertura e spiò dal piccolo spazio rimasto tra la cassa e la parete. La stanza era poco illuminata, ma vide Nagini muoversi come una biscia sott'acqua, al sicuro nella sua luminosa bolla incantata, sospesa a mezz'aria. Vide il bordo di un tavolo e una mano bianca dalle lunghe dita che giocherellava con una bacchetta. Poi Severus parlò e il cuore di Hermione mancò un colpo: era a pochi centimetri da lei. 
-... mio Signore, la resistenza sta crollando...- disse Piton con il suo solito tono atono.
-... e il tuo aiuto non serve- ribatté Voldemort con la sua voce nitida e acuta. 
-Per quanto tu sia un abile mago, Piton, non credo che tu possa fare molta differenza, ormai. Ci siamo quasi... quasi- sibilò nuovamente Voldemort. 
-Lasciatemi cercare il ragazzo. Consentitemi di portarvi Potter. So che posso trovarlo, mio Signore. Vi prego-. Piton passò davanti alla fessura e Hermione si ritrasse, lo sguardo fisso su Nagini, chiedendosi se esisteva un incantesimo in grado di penetrare la protezione che la circondava, ma non le venne in mente nulla. Bastava fallire una volta e li avrebbero scoperti... Voldemort si alzò. Hermione lo vide bene, gli occhi rossi, il volto piatto da serpente, il pallore che riluceva appena nella semioscurità. 
-Ho un problema, Severus- mormorò Voldemort. 
-Mio Signore?- Voldemort alzò la Bacchetta di Sambuco, reggendola con delicatezza e precisione, come la bacchetta di un direttore d'orchestra. 
-Perché con me non funziona, Severus?- Nel silenzio, a Hermione parve di sentire il serpente sibilare: o era il sospiro di Voldemort che indugiava nell'aria? 
-Mio... mio Signore- rispose Piton, senza espressione. 
-Non capisco. Voi... voi avete compiuto magie straordinarie con quella bacchetta- mormorò. 
-No- obiettò Voldemort. 
-Ho compiuto le mie magie consuete. Io sono straordinario, ma questa bacchetta... no. Non ha mostrato le meraviglie che prometteva. Non avverto alcuna differenza tra questa bacchetta e quella che mi procurai da Ollivander tanti anni fa-. Hermione trasalì-
-Nessuna differenza- ribadì Voldemort. Piton non parlò. Hermione non lo vedeva in volto: si chiese se percepisse il pericolo, se stesse cercando le parole giuste per rassicurare il suo padrone. Voldemort cominciò a muoversi per la stanza: Hermione lo perse di vista per qualche secondo, mentre passeggiava avanti e indietro, parlando con la stessa voce misurata. 
-Ho riflettuto a lungo e a fondo, Severus... sai perché ti ho richiamato dalla battaglia?- Per un attimo Hermione vide il profilo di Piton: i suoi occhi erano fissi sul serpente acciambellato nella gabbia incantata. 
-No, mio Signore, ma vi supplico di lasciarmi tornare laggiù. Permettetemi di trovare Potter- disse nuovamente Severus. 
-Parli come Lucius. Nessuno di voi capisce Potter quanto me. Non serve cercarlo. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, vedi, il suo grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri cadere attorno a lui, sapendo di esserne la causa. Vorrà porvi fine a ogni costo. Verrà- spiegò Voldemort, terminando con un sibilo. 
-Ma, mio Signore, potrebbe venire ucciso per errore da qualcun altro...- tentò di dire Piton.
-Ho dato istruzioni molto precise ai miei Mangiamorte. Catturare Potter. Uccidere i suoi amici, più ne abbattono, meglio è, ma non lui. Ma è di te che desideravo parlare, Severus, non di Harry Potter. Mi sei stato molto prezioso. Molto prezioso- disse Voldemort tornando calmo. 
-Il mio Signore sa che io desidero solo servirlo. Ma lasciatemi andare a cercare il ragazzo. Lasciate che ve lo porti. So che posso...- venne nuovamente interrotto.
-Ho detto di no!- esclamò Voldemort voltandosi di nuovo, e Hermione scorse il luccichio rosso nei suoi occhi, e il fruscio del suo mantello fu come quello di un serpente; notò Harry avvertire l'impazienza del Signore Oscuro nella cicatrice ardente. 
-La mia preoccupazione al momento, Severus, è che cosa accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!- gridò Voldemort furibondo.
-Mio Signore, non ci può essere questione...- tentò nuovamente Piton, ottenendo lo stesso sucesso dei tentativi precedenti.
-... ma una questione c'è, Severus. C'è-. Voldemort si arrestò e Hermione lo vide con chiarezza: faceva scivolare tra le dita la Bacchetta di Sambuco e scrutava Piton. 
-Perché entrambe le bacchette che ho usato hanno fallito quando le ho puntate contro Harry Potter?- domandò Voldemort.
-Io... io non sono in grado di rispondere, mio Signore-
-Non sei in grado?- La fitta di rabbia fu come un chiodo piantato nella testa di Harry che s'infilò il pugno in bocca per non urlare dal dolore. Chiuse gli occhi e di colpo fu Voldemort, che fissava il volto pallido di Piton. 
-La mia bacchetta di tasso ha sempre fatto tutto quello che le ho chiesto, Severus, tranne uccidere Harry Potter. Due volte ha fallito. Sotto tortura, Ollivander mi ha parlato dei nuclei gemelli, mi ha detto di cercarne un'altra. L'ho fatto, ma quando la bacchetta di Lucius ha incrociato quella di Potter, si è spezzata- disse Voldemort, ancora furioso. 
-Io... non so spiegarlo, mio Signore- Piton non guardava Voldemort. I suoi occhi scuri erano ancora fissi sul serpente avvolto nella sua bolla protettiva. 
-Ho cercato una terza bacchetta, Severus. La Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta del Destino, la Stecca della Morte. L'ho presa al suo precedente proprietario. L'ho presa dalla tomba di Silente- Questa volta Piton guardò Voldemort, e il suo viso era come una maschera mortuaria. Era bianco come il marmo e così immobile che quando parlò fu una sorpresa scoprire che c'era qualcuno di vivo dietro quegli occhi vuoti. 
-Mio Signore... lasciatemi andare dal ragazzo...- mormorò un'altra volta Piton.
-Per tutta questa lunga notte, vicino ormai alla vittoria, sono rimasto qui proseguì Voldemort, la voce poco più di un sussurro.
-a riflettere, a chiedermi perché la Bacchetta di Sambuco si rifiuta di essere ciò che dovrebbe, di comportarsi come la leggenda dice che deve fare nelle mani del suo legittimo proprietario... e credo di avere la risposta- Piton non parlò. 
-Forse la conosci già? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un servitore bravo e fedele, e mi dolgo di ciò che deve accadere- un ghigno comparve sul volto del signore oscuro. 
-Mio Signore...- mormorò nuovamente Piton.
-La Bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perché non sono io il suo vero padrone. La Bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finché tu vivi, Severus, la Bacchetta di Sambuco non può essere davvero mia- sbottò Voldemort.
-Mio Signore!- protestò Piton, alzando la bacchetta. 
-Non può essere altrimenti- concluse Voldemort. 
-Devo dominare la Bacchetta, Severus. Se domino la Bacchetta, finalmente dominerò Potter- Sferzò l'aria con la Bacchetta di Sambuco. Non accadde nulla a Piton, che per un attimo parve pensare di essere stato risparmiato; ma poi le intenzioni di Voldemort divennero chiare. La sfera del serpente rotolò nell'aria, e prima che Piton potesse far altro che urlare, gli aveva racchiuso testa e spalle, e Voldemort parlò in Serpentese. 
-Uccidi- Si levò un grido terribile. Hermione vide il volto di Piton perdere quel poco colore che aveva e gli occhi neri dilatarsi. Le zanne del serpente gli perforavano il collo e lui non riusciva a liberarsi dalla gabbia incantata; le ginocchia gli cedettero e cadde a terra. 
-Mi spiace- commentò Voldemort, gelido. Si voltò; non c'era tristezza in lui, nessun rimorso. Era tempo di lasciare quella stamberga e prendere in mano la situazione, con una bacchetta che ora avrebbe eseguito ogni suo ordine. La puntò verso la gabbia luminosa che teneva il serpente, facendola fluttuare in alto, via da Piton, che cadde disteso su un fianco, con il sangue che gli sgorgava dal collo. Voldemort uscì dalla stanza senza guardarsi indietro e l'enorme serpente lo seguì galleggiando nella sua sfera protettiva. Nel tunnel, tornata in sé, Hermione aprì gli occhi sperando che gli ultimi eventi nella stanza di fronte fossero solo frutto della sua immaginazione: si era morsa a sangue il palmo della mano per non urlare. Guardò dalla fessura tra la cassa e la parete e vide un piede avvolto in uno stivale nero tremare sul pavimento. 
-Hermione!- bisbigliò Harry, ma lei aveva già puntato la bacchetta contro la cassa che gli bloccava la vista. La cassa si sollevò di un centimetro e si spostò silenziosamente di lato. Più piano che poté, Hermione entrò nella stanza. Harry non sapeva per certo perché lo faceva, probabilmente dentro di sè aveva un'idea, ma non sapeva perché Hermione si stava avvicinando a Piton morente: non sapeva che cosa provava quando guardò il suo volto bianco e le dita che cercavano di tamponare la ferita insanguinata nel collo. Hermione si tolse il Mantello dell'Invisibilità e guardò l'uomo che amava: gli occhi neri dilatati si posarono su di lui e Piton cercò di parlare. Hermione in lacrime si chinò. Piton la afferrò per il bavero e lo tirò a sé. Un terribile gorgoglio, un rantolo uscì dalla sua gola. 
-Prendi... Prendi...Potter...il p-pensatoio...vai- Qualcosa di diverso dal sangue colava da Piton. Era azzurro-argento, né liquido né gassoso, e usciva dalla bocca, dalle orecchie, dagli occhi; Harry capì che cos'era, ma non sapeva che fare... Hermione gli ficcò tra le mani una fiala, apparsa dal nulla. Con la bacchetta, Harry vi spinse dentro la sostanza argentea. Quando la fiala fu piena fino all'orlo, e in Piton sembrava che non ci fosse più sangue, la sua presa sui vestiti di Hermione si allentò. 
-Guar...da...mi- sussurrò. Gli occhi ambra incontrarono i neri, Piton, che aveva imparato ad amare Hermione voleva guardare i suoi occhi un'ultima volta.
La presa della mano di Piton su quella sottile di Hermione si allentò, gli occhi di lui diventarono vuoti come non lo erano mai stati. Harry tentò invano di allontanare Hermione dal corpo di Piton, temeva che Voldemort o uno dei suoi seguaci potesse arrivare da un momento all'altro.
-Hermione, dobbiamo andare al pensatoio, e poi c'è ancora il serpente...- tentò di dire il ragazzo.
-Vai... io ti raggiungo- rispose la ragazza, che non aveva ancora alzato la testa dal petto di Piton. Harry la guardò brevemente, poi si mise il mantello dell'invisibilità e scomparve nel tunnel.
-No, no... resta con me- disse la ragazza in lacrime come se l'uomo potesse ancora sentirla.
-Sev... Severus... Severus Piton, ho bisogno che tu apra gli occhi... Severus parlami- Hermione si chinò su Piton e sfogò tutta la sua rabbia, tristezza, delusione, frustrazione che portava dentro dall'inizio della guerra e che avevano raggiunto il culmine con la morte del suo amato.
-Avete combattuto con valore, ma invano.- la voce di Voldemort era tornata.
-Ogni goccia di sangue magico versata è uno spreco, pertanto ordino alle mie forze di ritirarsi. In loro assenza, disponete i vostri morti con dignità. Harry Potter, ora mi rivolgo direttamente a te. Questa notte hai permesso che i tuoi amici combattessero e morissero per te piuttosto che venire ad affrontarmi di persona, non c'è disonore più grande. Raggiungimi nella foresta proibita e affronta il tuo destino, se non lo farai io ucciderò ogni uomo, donna o bambino che cercherà di nasconderti a me- Hermione sfinita dal pianto si risvegliò come di colpo.
Capì che quello non era posto per lei, che al di fuori della Stamberga Strillante c'era una guerra da combattere, che Harry aveva bisogno di lei. Si fece forza, riuscì in qualche modo a tirarsi in piedi e trascinarsi fino alla porta e iniziò a camminare fino al castello, in quello stato emotivo una materializzazione sarebbe stata troppo rischiosa.

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