𝓓𝓾𝓮

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1 ottobre 2020

La testa mi scoppia e come se non bastasse, la sveglia suonata alle sei del mattino ha dato inizio ad una giornata sicuramente orribile. Forse fare festa la sera prima di prendere un volo non è stata un'ottima idea ma di certo, se fossi mancata, Horner me lo avrebbe fatto pesare per il resto della mia permanenza della Red Bull.
Io e quell'uomo andiamo d'amore e d'accordo, l'importante è che il suo Max sia sempre trattato con i guanti bianchi, altrimenti diventa il demonio.

Di conseguenza, se sapesse che ieri sera ho perso di vista il suo protetto, sarebbe la fine. Perché teoricamente io dovrei essere solo la sua addetta stampa ma per colpa di Christian sono diventata la babysitter dell'olandese. Lo devo seguire ovunque, tenerlo d'occhio in ogni instante ed evitare che faccia le sue solite cazzate.

Ma ieri, dopo il taglio della torta, tutto è degenerato e neanche so come sia potuto succedere.

Dopo che Carlos mi ha vomitato sul vestito sono andata a cambiarmi in camera di Max e ho messo uno di quei tubini neri che Isabelle aveva lasciato da lui e che ancora, dopo quasi due mesi, non è andata a riprendersi.
Dopodiché ho raggiunto Verstappen per l'intervista e come immaginavo, lui non si è risparmiato un'occhiataccia dopo avermi visto con quell'indumento addosso.

A mezzanotte poi, c'è stato il delirio.

Io ho iniziato a bere con Charles, Pierre, Lando ed un Carlos collassato sul divano.
Di conseguenza, non ricordo come sono arrivata a casa mia e perché mi sono svegliata nel mio letto, con ancora il tubino e la giacca elegante di Leclerc addosso.
Ma soprattutto, cosa che Christian non dovrà mai sapere, non so cos'abbia fatto Max dopo aver mangiato il dolce.

Per questo ora sono davanti alla porta di casa sua, a bussare come se non ci fosse un domani, fregandomene di svegliare i vicini, tra cui Daniel Ricciardo.

Horner mi ha chiamata avvisandomi del fatto che tra quattro ore c'è il volo e Max, nel migliore dei casi, sta vomitando l'alcool di troppo che ha ingerito ieri sera.

Inizio anche a suonare il campanello, imprecando contro quell'olandese che senza di me, perde il controllo.
A volte mi sembra di avere a che fare con un bambino, non con un ventitreenne .
A volte mi sembra di far dipendere la mia vita da Max, nonostante lui metta a dura prova la mia pazienza.
Spesso infatti, prima di fare qualcosa, devo pensare a lui.

«Se non apri questa dannata porta chiamo la polizia Max!» urlo, continuando a sbattere la mia mano contro la superficie in legno.

Poi, come se la mia minaccia fosse stata esaustiva, la porta si apre ma la figura che mi si para davanti non è sicuramente quella del pilota.

Prendo un respiro profondo, passandomi una mano sul volto in preda ad un esaurimento nervoso.

La ragazza davanti a me, con solo l'intimo di pizzo nero addosso, mi guarda disgustata.

So di non avere un bell'aspetto: occhiaie profonde, struccata, capelli arruffati ed una tuta della Red Bull fin troppo larga addosso, ma farmelo notare mi sembra da maleducati.

Prendo un respiro profondo ed evito di inveire contro la ragazza, così la sorpasso ed entro nell'appartamento di Max dirigendomi verso la sua camera, perché sono sicura che sia ancora lì.

La ragazza dai capelli biondi mi segue allarmata, dicendomi che non è come sembra, che lui mi ama, che l'ha consolato perchè gli mancavo, pensando molto probabilmente che io sia la sua fidanzata dato che Max ancora non ha tolto la foto con Isabelle che ha in sala, ed io sono praticamente identica a mia sorella.

Le faccio cenno di smetterla ed apro la porta della stanza di Max, trovandolo come immaginavo, ancora nel letto a dormire. Poi lo sguardo si sposta sul pavimento dove sono sparsi i vestiti della ragazza, la camicia bianca dell'olandese, i pantaloni e i suoi boxer.

𝗘𝗺𝗽𝘁𝘆 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗲 ||𝐌𝐚𝐱 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐭𝐚𝐩𝐩𝐞𝐧||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora