𝓞𝓽𝓽𝓸

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29 ottobre 2020

Picchietto la penna sul tavolo mentre osservo Max, seduto accanto a me, intento a fare la sua solita intervista.
È strano quello che è successo in questi giorni e non posso fare a meno di continuare a pensarci, come se capire come siamo arrivati a tutto ciò fosse di vitale importanza per me. Talmente importante da non permettermi di avere la concentrazione adeguata per guardare Charles, il quale invece è davanti a me in attesa del suo turno.
Sento i suoi occhi addosso ma nonostante ciò, riesco a pensare solo all'olandese.
Mi ha evitato in questi giorni nonostante abbia cercato di non darlo a vedere ma dopo otto anni, se Max non mette a dura prova la mia pazienza almeno dieci volte al giorno, c'è qualcosa che non va.

Solo quando la giornalista lo ringrazia, io mi riscuoto dai miei pensieri, giusto il tempo per vedere Max alzarsi ed allontanarsi a passo svelto senza neanche aspettarmi.

Rilascio un sospiro frustrato mentre mi costringo a seguirlo, avendo salutato frettolosamente Charles che ha preso il posto del suo collega.
Le cose tra di noi non stanno andando per niente bene ma evidentemente è per il fatto che, a causa dei mille impegni, non riusciamo mai a parlare. Prima le cose erano decisamente più semplici, era solo divertimento ma ora tutto è diverso e ho davvero bisogno di stargli accanto ma con un Max che si comporta così, diventa complicato.

Forse dovrei lasciare perdere una volta per tutte Verstappen ma in fondo, so che non ce la farei.

«Puoi camminare più lentamente?» domando con calma all'olandese davanti a me, ma lui non sembra volermi dare retta ed in uno scatto veloce, si infila nell'ascensore.
Per fortuna riesco ad entrare con lui, nonostante Max schiacci il pulsante del terzo piano senza neanche far caso alla mia presenza.  «Mi vuoi dire che ti prende?» chiedo esausta, mentre mi passo una mano sul volto.

Lui continua a rimanere in silenzio.

«Max...» lo richiamo posando una mano sulla sua spalla ma lui si sposta immediatamente dal mio tocco.

Noi non siamo così.
Noi solitamente non comunichiamo ma questa volta sembra inevitabile.
Non può veramente smetterla di parlarmi da un momento all'altro, non quando lavoriamo insieme.

«Lo hai voluto tu» borbotto, sporgendomi in avanti e schiacciando il pulsante dello stop.

Immediatamente l'ascensore si blocca, facendoci perdere l'equilibrio per qualche secondo. Lui si volta di scatto della mia direzione e forse, dopo giorni, è la prima volta che mi guarda negli occhi, nonostante sia uno sguardo per nulla rassicurante. «Ora mi dici cos'hai» incrocio le braccia al petto, mettendomi davanti ai pulsanti in modo che lui non possa farla ripartire.

Come al suo solito però, si limita a sbuffare, poi si appoggia alla parete fissando con insistenza le sue scarpe.
«Dopo la fine di questa settimana sei licenziata» parla dopo qualche secondo, prendendomi alla sprovvista.

Cosa?

Rimango immobile a guardarlo, sperando con tutta me stessa che sia uno stupido scherzo di cattivo gusto.
Lui sa che, al di là delle nostre discussioni, ho dato l'anima per la Red Bull e per ogni suo singolo componente.
E Max sà, che ho dato l'anima anche per lui, ogni singolo giorno.

«Che stai dicendo...?» sussurro, stringendomi nel tessuto della felpa blu mentre cerco in tutti i modi di cogliere la minima punta di sarcasmo nel suo tono della voce ma dopo un po', arrivo alla conclusione che sia del tutto serio. «Horner non puoi avermi fatto questo» aggiungo demoralizzata, mentre pian piano mi appoggio alla parete di fronte a quella dove si trova Max.
Christian è un brav'uomo, non può aver davvero buttato tutti i miei sacrifici nella spazzatura senza un apparente motivo. Non può buttarmi fuori così.

«Lui non c'entra Eleonore» replica Max, facendo davvero molta fatica a guardarmi «È stata una mia decisione» puntualizza.

È lì, con quella semplice frase, ogni mia certezza crolla.

Deglutisco a vuoto mentre con voce flebile riesco a pronunciare solamente un misero:«Perché?»

Fa estremamente male sentire queste parole fuoriuscire dalla sua bocca.
Insomma, siamo Eleonore e Max.
Litighiamo sempre.
Non ci sopportiamo.
Ci provochiamo quotidianamente.
Ma siamo pur sempre noi due.

Alla mia richiesta di spiegazioni, lo vedo serrare la mascella. Forse perché neanche lui ha una risposta esaustiva da darmi, forse perché anche lui si trova in difficoltà.

«Dimmi perché!» sbotto, inveendo contro di lui mentre mi avvicino. «Dimmi per quale fottuto motivo lo hai fatto!» urlo ancora, questa volta appoggiando le mani contro il suo petto. Ma anche dopo questa reazione, lui non parla. «Tu non sai cosa vuoi dalla vita Max» continuo, facendo un passo indietro e sbloccando l'ascensore.

«È da quando hai firmato il contratto che vuoi essere libera no? Ti ho accontentato» bisbiglia, incrociando le braccia al petto con aria indifferente ma purtroppo gli è sfuggito un particolare: lo conosco come le mie tasche, forse anche meglio.

«Guardami negli occhi e dimmi che è davvero la tua decisione definitiva» dico, fermandomi davanti a lui anche quando le porte metalliche dell'ascensore si aprono.

Max sposta lo sguardo alle mie spalle, poi torna con l'attenzione su di me. «Chris farà preparare le tue valigie» conclude, prima di sorpassarmi ed uscire.

Mi volto seguendolo con lo sguardo ma sussulto nel ritrovarmi davanti Charles.
Lo raggiungo fuori dall'ascensore e senza dire nulla, osservo Max allontanarsi.

Ha ragione, ho sempre voluto la libertà dalla Red Bull ma perché allora fa così male l'idea di lasciare tutto?

Perché fa così male l'idea di non vedere quel rompi palle ventiquattro ore su ventiquattro?

«È tutto ok?» chiede premuroso Leclerc, posandomi una mano sulla schiena.

Annuisco semplicemente. Non è il caso che gli racconti tutto, sarebbe solamente come mettere ancora di più il dito nella piaga e la situazione fa già schifo così.

«Non sembra però...» mi sorride dolcemente ma in questo momento, non riesco a ricambiare.

La mia mente è fissa sulle parole di Max, sul suo tono di voce e sul suo sguardo.
Quello non era il vero Verstappen che parlava ed io lo so bene, eppure qualcosa mi fa capire che non cambierà idea.
Max non la cambia mai.

«Tranquillo, è solo l'ennesima discussione» sussurro, cercando di spezzare quel clima di tensione.

Peccato però, che ho quel presentimento che questa sarà la nostra ultima litigata e non pensavo che tutto sarebbe andato a finire così.
Forse era più plausibile un futuro dove io e lui eravamo amici, piuttosto che un presente dove lui mi licenzia perché non vuole avermi più al suo fianco.

«E perché sei così triste?» chiede dopo qualche secondo ma dal suo tono percepisco che non mi sta accusando, non lo farebbe mai.

Non lo farebbe anche perché sa che nonostante tutto, Max è importante.

Alla sua richiesta però, io abbasso lo sguardo. Forse perché non so dare neanche io una risposta soddisfacente alla sua domanda.

______

Cosa ne pensate della decisione di Max?

𝗘𝗺𝗽𝘁𝘆 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗲 ||𝐌𝐚𝐱 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐭𝐚𝐩𝐩𝐞𝐧||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora