𝓢𝓮𝓲

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21 ottobre 2020

«Elle, Max è dentro» mi informa Horner, una volta che mi trovo davanti al motorhome.

È mercoledì e ciò significa che tutti i piloti si stanno già preparando per affrontare un week end faticoso e se gli altri si stanno allenando o stanno pensando a qualche strategia da adottare durante la gara, Max non sembra della stessa idea.

Infatti mi ha chiamata urgentemente chiedendomi di raggiungerlo il prima possibile. Ormai lo conosco e so che recita la sua parte drammatica in maniera eccellente ma questo non è bastato per potermi permettere di ignorare le sue richieste.

Di conseguenza ora mi trovo a sorpassare Christian con un sorriso di circostanza che lui percepisce perfettamente. So che in fondo quell'uomo mi vuole davvero bene e mi compatisce, ma ogni tanto potrebbe andare contro il suo protetto e schierarsi dalla mia parte. Ovviamente però, questo dopo un anno non è ancora successo.

Sospiro salutando i meccanici e dopo aver chiesto ad Albon in quale stanza fosse l'olandese, mi precipito ad aprire la porta indicata dal pilota della Red Bull.

Come dovevo immaginare, il problema urgentissimo che Max doveva risolvere si rivela essere l'ennesima esagerazione, dato che lo trovo comodamente seduto sul divano con i piedi appoggiati sul tavolino di legno davanti al sofà.

Lo guardo per secondi interminabili, cercando di reprimere la mia solita voglia di sbattergli la testa contro il muro. «Si può sapere quale fosse questa questione di vita o di morte?» domando incrociando le braccia al petto, mentre lui rimane in silenzio osservandomi con aria annoiata, quando l'unica stanca del suo atteggiamento dovrei essere io.
E se il suo complimento di una settimana fa mi aveva leggermente addolcita, ora ritiro ogni cosa.

«Siediti qui» dice, picchiettando la sua mano sul divano.

Alzo un sopracciglio in attesa di spiegazioni ma quando mi rendo conto che non aggiungerà altro decido di assecondarlo, come faccio sempre d'altronde.

Mi accomodo al suo fianco, mantenendo le giuste distanza aspettando che lui dica qualsiasi cosa e raggiungo il massimo livello di confusione quando lui afferra una quadretto dal tavolo e una penna. «Max che-»

«Dopo giorni ti attesa, oggi iniziamo ufficialmente le lezioni per piacere a qualsiasi essere vivente sulla Terra tranne a Charles!» esclama in tono teatrale mentre io, d'impulso, mi spingo in avanti per posare una mano sulla sua boccaccia.

So che nessuno ci può sentire ma questo non gli dà nessun diritto per prendersi gioco di quello che provo per il monegasco. Sono consapevole che tra di loro il rapporto non sia rose e fiori ma ciò non vuol dire che io invece non possa andarci d'accordo.

«Sei un idiota» sbotto alzandomi, mettendo fine immediatamente a quello stupido siparietto ed allontanandomi da lui «Non mi faccio prendere per il culo da te»borbotto, dirigendomi verso la porta per uscire. Non son mai stata così poco in una stanza con lui ma oggi non ho nessuna intenzione di passare sopra ai suoi giochetti.
Sono stanca, ho mille commissioni da svolgere e max è l'ultimo dei miei problemi.

Soprattutto perché capisco che il discorso dell'altra seria era la sua ennesima presa in giro.

Il suo ennesimo prendersi gioco di me.

«E dai Elle, stavo scherzando!» mi richiama, prima che io possa posare la mano sulla maniglia. Sto per aprire la porta ma la sua voce interrompere la mia azione «Se fai così è normale che non avrai mai un ragazzo seriamente» mi provoca, facendo comparire sul suo volto un sorrisetto in grado di irritarmi più del dovuto.

«No Max, io non ho un ragazzo per colpa tua e lo sai bene» rispondo, voltandomi verso di lui «Ogni volta che qualcuno ci prova tu ti intrometti, ricordandomi che sono la tua assistente e che non posso avere tempo per altro» sputo acida, ricordandogli il suo abituale comportamento in presenza di qualsiasi sconosciuto che provi a fare conversazione con me.

𝗘𝗺𝗽𝘁𝘆 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗲 ||𝐌𝐚𝐱 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐭𝐚𝐩𝐩𝐞𝐧||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora