Martín
Mi sento il sangue ribollire nelle vene e probabilmente non mi arriva abbastanza ossigeno al cervello, mi alzo di scatto e con passo deciso vado verso di lei che si trova dalla parte opposta della stanza. Devo mantenere la calma, devo stare calmo o peggiorerò la situazione, non mi mancava vederla ubriaca, crea sempre dei gran casini se la prendi male.
Arrivo vicino a lei, le strappo quel dannato bicchiere dalla mano e lo lancio via, spaccandolo in mille pezzi. Denver con che cazzo di logica non hai usato bicchieri di plastica ma di vetro? E fra l'altro, alla faccia dello stare calmo. Ora mi fissano tutti abbastanza sorpresi e in silenzio, mentre Bogotà mi osserva immobile con uno sguardo omicida e non ne ha neanche il diritto, con quale cazzo di coraggio.
"Ti porto in camera." cerco di rimanere calmo, almeno parlandole.
"No rimango qui" continua a ridere mentre parla, ma quasi non si regge in piedi, si vede.
"Era un'affermazione. Non voglio trascinarti in camera davanti a tutti, muoviti"
"Non hai il diritto di farlo, faccio il cazzo che mi pare non sono tua figlia" ora parla anche come una bambina di dieci anni.
"Questa è l'ultima volta che te lo chiedo, vieni in camera e ne parliamo con calma."
Tutti ci guardano confusi, è chiaro, non sanno niente di chi siamo e di come siamo collegati, non siamo degli sconosciuti come loro. Ma non posso spiegare niente a nessuno, quindi continueranno a guardarci così.
"Perchè devi rovinarmi la festa?"
Basta non ne posso già più. Fra Elena ubriaca e tutti che mi guardano con la faccia da "ma che cazzo succede". La prendo su e la reggo per la schiena e da sotto le gambe con una presa forte e salda in modo che non possa cadere o scendere.
"Mettimi subito giù o mi incazzo" continua a dimenarsi e a cercare di scendere dalle mie braccia ma riesco a tenerla.
Mentre cammino con lei in braccio per uscire vedo la faccia sconvolta di Sergio, mi giro per evitarlo e continuo a camminare fino in camera. Una volta entrati la appoggio sul letto e chiudo la porta a chiave.
"Martín che cazzo! Non posso più fare niente!" inizia ad urlare esasperata e mi sta iniziano a far innervosire più di quanto io già lo sia.
"Sei ubriaca fradicia che cazzo avrei dovuto fare!?"
"Mi stavo divertendo e tu non me l'hai lasciato fare"
"Ah l'ho visto anche io che ti stavi divertendo, soprattutto si stava divertendo molto anche Bogotà"
"Stavamo ballando Martín ti incazzi per tutto"
"Sì stavate ballando, con lui dietro di te appoggiato al tuo culo!"
Prende e fa per andare via ma le afferro il polso e la tiro indietro fino ad attaccarla a me.
"Devi capire che quando sei ubriaca fai le peggio cose, devi smetterla di bere così, io ti sto solo proteggendo" le parlo con voce calma e ferma mentre continuo a tenerla per il polso.
"E che cosa farei scusa? Non è mai successo niente"
"Non è mai successo niente perchè c'ero io! Come quella volta a Buenos Aires, quando stavi per andare via con un tipo e scopare con lui o quando un gruppo di ragazzi volevano farti provare una bella dose di eroina, vuoi che aggiunga altro?"
Forse ho esagerato, ma sono davvero incazzato questa volta.
Iniziano a scendere delle lacrime dai suoi occhi e prima che cada la afferro per i fianchi e la stringo a me. La prendo in braccio e vado fino al letto per poi sedermici sopra insieme a lei che ha avvolto le gambe intorno ai miei fianchi.
"Io non sapevo niente, non mi ricordavo..."
Porto una mano tra i suoi capelli e metto leggermente la sua testa nell'incavo del mio collo, le slaccio il vestito da dietro, al mio tocco le vengono i brividi e le poso una mano sulla sua schiena per accarezzargliela. Dopo un po' si calma e per la seconda volta si addormenta tra le mie braccia.
Dopo un po' mi stacco lentamente, la sdraio sul letto e le tolgo i tacchi ed il vestito. Vado in bagno e li metto a lavare insieme alla mia camicia bagnata nella zona vicino al collo. Prendo dal mio cassetto due maglie nere oversize e una la metto a lei, cercando sempre di non svegliarla.
Prima di mettermi a dormire mi prendo un momento per guardarla, è così bella che non si può neanche descrivere, ho paura di perderla, è la persona più difficile da gestire di tutto il pianeta. Ma i suoi difetti non possono competere con i suoi pregi.
-
Elena
Sento una voce che mi chiama e qualcosa che mi accarezza la guancia. Mi sento scoppiare la testa, fa un male assurdo, ma cerco lo stesso di aprire gli occhi. Vedo Martín chinato su di me, con quegli occhi perfetti che mi guardano in cerca di un segno di vita.
"Mi scoppia la testa" riesco a formulare sussurrando, poi mi avvicino a lui per lasciargli un bacio veloce su quelle labbra uniche e stupende.
Mi sorride e si alza, va verso il suo comodino e prende una pastiglia con un bicchiere d'acqua per poi porgermeli. La butto giù e gli faccio la fatidica e solita domanda.
"Cos'è successo ieri sera? Non ricordo niente..." arrossisco leggermente sulle guance e lui mi guarda con un sorriso apprensivo.
"Non adesso. Preparati che fra un po' dobbiamo andare alla prima lezione"
Mi bacia lui, questa volta un bacio dolce e limpido, poi mi aiuta ad alzarmi in piedi.
Non sono tranquilla, ho la netta impressione di aver fatto una gran figura di merda ma non riesco a ricordare niente.
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Ho bisogno di te||Palermo
FanfictionPalermo e il professore decidono dopo la morte di Andrés di mettere in atto il loro piano della Banca di Spagna, ma ad insaputa di Palermo, il professore chiama nella banda anche una persona molto importante per l'argentino, una loro conoscenza che...