Dipendenza

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Martín

Elena continua ad assaporare la mia bocca sempre più appassionatamente e lascia cadere la mia camicia a terra, si ferma per respirare un secondo e la prendo tenendola per il fondoschiena per poi appoggiare la mia schiena sul cuscino del letto con lei sopra di me. Le sfilo il top velocemente e tocco ogni centimetro del suo corpo, mi avvicino al suo collo e dopo averle lasciato dei piccoli baci inizio a succhiarle la pelle continuando ad esplorare il suo corpo con le mani. Lei si spinge continuamente addosso a me mentre la tengo per i fianchi, mi passa le mani nei capelli, a volte mi stacco per guardarla, non posso fare a meno di osservare continuamente il suo corpo perfetto,poi scende sempre di più fino alla mia cintura iniziando a slacciarla.

Non posso. Se con lei, non ora. Non so se sia il caso, non posso distrarmi troppo e non posso avere una relazione troppo profonda con lei ora e qui, voglio vedere come vanno le cose durante la rapina e non voglio farla stare male, ho paura di dover allontanarmi da lei se voglio che il piano riesca. Ho promesso di proteggerla. Lo faccio perchè la amo e non voglio che stia male, l'ho rivista solo ieri ed ora è improvvisamente la cosa più importante che ho.

La amo. Ho ammesso a me stesso che la amo. L'unica persona con cui l'avevo fatto prima d'ora era Andrés. Mi sento strano, da quando ho baciato Elena non lo penso più. Non ci credo, non credevo che avrei mai smesso di pensare a lui sempre, ad ogni ora, ogni minuto e ogni secondo della mia vita.

Cerco di fermare e allontanare leggermente Elena e prendo il suo top per metterglielo.

"Cosa fai?" ha la faccia rilassata e le labbra rosse per tutte le volte che gliele ho morse nei 5 minuti precedenti.

"Non possiamo ora. Ho bisogno di aspettare con te, non sei una persona qualsiasi. E voglio vedere come si evolverà il nostro rapporto durante la rapina, non voglio che tu stia male."

"Va bene. Non è un problema". Mi lascia un bacio delicato e veloce sulle labbra e io le infilo il top poi raccolgo la mia camicia e me la rimetto.

Decido di uscire dalla stanza a fare un giro e fuori in giardino incontro Bogotà e Marsiglia che parlano mentre fumano una sigaretta. Mi salutano e gentilmente Bogotà me ne offre una, me la accendo e con quella faccia da stronzo che quando vuole tira fuori, mi inizia a fare domande scomode. Mentirei se dicessi che non me l'aspettavo.

"Quindi tu e la ragazzina figa eh?". Marsiglia ride insieme a lui e io sono esasperato, li conosco da anni e certe volte sono insopportabili, soprattutto Bogotà. Mi tocca sopportarli.

"Non sono affari vostri di certo. E non vi devo spiegazioni che io sappia" dico buttando fuori il fumo.

"A una certa mi sono preoccupato quando mi guardavi così"

"Non ho problemi a farlo di nuovo se la continuerai a fissare"

"Ci proverò forse". Lo fulmino con lo sguardo e lui ritorna a ridere con quell'altro.

"Dai sto scherzando cazzo! Rilassati, non ti fa bene essere così stressato".

Sono stressato perchè la devo proteggere da tutto e tutti, essendo la fottuta bellissima giovane donna che è.

Scuoto la testa e dopo aver dato una pacca sulla spalla a Bogotà, torno a camminare per il monastero, e nei pensieri ho solo lei ed il suo sguardo. Si sta impossessando di me e non so fino a quanto la cosa sia bella, non faccio altro che pensare a come mi guarda con quegli occhi e a come io sia incantato quando la osservo.

Decido di stendermi sull'erba al sole per riposare un po' e mi addormento poco dopo grazie al vento leggero che c'è nell'aria.

Sento delle gocce che mi cadono ripetutamente in faccia e sulla camicia leggermente sbottonata e mi alzo. Non so quanto è durato il mio pisolino ma si stava molto bene. Inizia a piovere molto più forte, dalle nuvole enormi che ci sono in cielo scende un sacco d'acqua in pochissimo e mi ritrovo bagnato fradicio. Quando entro dentro vedo tutta la banda che pranza. Elena mi vede e mi sorride mentre mi viene incontro.

"Palermo sei fradicio, ma eri fuori? Non hai visto le nuvole che sono arrivate?" sorride accompagnata da tutti gli altri.

"Mi sono addormentato, mi sa che mi vado a cambiare".

Entro in stanza, lavo la camicia e la stendo. Mentre prendo dal cassetto una camicia bianca la sento entrare e abbracciarmi da dietro.

"Puoi venire a pranzo anche senza la camicia eh"

"No, senza la camicia sono riservato solo a te".

"Da quando tutto questo narcisismo?"

"Non è narcisismo"

Lei sorride e le lascio un bacio leggero poi mi giro verso lo specchio per infilarmi la camicia e abbottonarla mentre lei torna a pranzo.

Lei e i suoi piccoli gesti mi fanno stare così bene, credo di esserne dipendente.

Ho bisogno di te||PalermoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora