Ti prego

321 12 4
                                    

Elena

Inizio a vestirmi anche se controvoglia, oggi decido di indossare un jeans nero attillato e un po' strappato e le mie Air Force bianche, vado verso l'armadio di Martín e prendo una sua camicia nera di Armani da infilare dentro i pantaloni e me la metto. Profuma di lui. Da oggi questa camicia è mia. 

Appena esce dal bagno e mi vede, si ferma e sorride guardandomi.

"Vedo che inizio a perdere camicie"

Si avvicina a me e inizia a chiudermi gli ultimi bottoni della camicia e ogni volta che mi sfiora il petto con le sue dita mi vengono i brividi.

"Andiamo che se no arriviamo tardi" mi dice mettendomi a posto l'ultimo bottone e la camicia.

"Ti sta veramente bene comunque"

Apre la porta e ci incamminiamo verso la classe nel silenzio più totale e assordante che abbia mai sentito. Non vuole ancora parlare di ieri sera, questa volta non ho neanche piccoli ricordi, devo esserci andata giù pesante. Era da tanto che non bevevo così, non so come farò a stare attenta e sveglia a lezione, mi sembra che sia appena esplosa una bomba dentro la mia testa e quella pastiglia non funziona più di tanto.

Incrociamo tutti gli altri in corridoio che appena mi vedono smettono di parlare e mi guardano preoccupati e poi spostano lo sguardo su Martín, che come si gira e gli lancia un'occhiata, si voltano immediatamente e riprendono a parlare tra di loro. Che cazzo avrò fatto questa volta.

Entriamo, mi siedo in penultima fila, Martín si mette nel banco vicino a me nell'altra colonna e dietro di me si siede Bogotà. Martín potrebbe ucciderlo solo con quel suo sguardo e con quegli occhi ghiacciati che si ritrova, ma tiro leggermente un calcio al suo banco e cerco di spostare il suo sguardo su di me.

"Non so che cazzo è successo, ma non ora. Ti prego non facciamo ulteriori figure di merda" gli parlo sottovoce mentre Sergio, che si fa chiamare il Professore, inizia a spiegare tutte le regole di base.

A un certo punto chiama Lisbona e Palermo, dio mi dovrò abituare a chiamarlo così, e quando lui si alza i miei occhi non possono fare a meno di posarsi sul suo culo. È perfetto, e quei jeans lo evidenziano ancora di più. Basta. Devo stare concentrata. Stacca quei cazzo di occhi.

Ogni tanto durante la lezione Martín si prende un momento per guardarmi, e ammetto di averlo fatto anche io almeno una ventina di volte. Dopo poco però mi accorgo che Nairobi e Tokyo ci hanno notati, si incuriosiscono sempre di più e Tokyo mi fa segno di "dopo parliamo" con le mani.

Che palle. E adesso che cazzo dico a queste due? No, quello che succede tra me e Martín non può uscire dalla nostra stanza. Sperando sempre di non aver fatto cazzate la notte scorsa. Sì come no Elena, hai visto come tutti ti guardavano stamattina.

Quando finisce la lezione Martín rimane un attimo a parlare con Sergio e sembrano molto seri, mentre noi altri usciamo dall'aula e le due ragazze mi fanno segno di andare con loro. Arriviamo alla panchina in giardino e Nairobi ci offre una sigaretta che accettiamo volentieri. Ho bisogno di calmarmi un attimo.

"Qui abbiamo bisogno di spiegazioni Buenos Aires" mi parla Tokyo sorridendo mentre aspira.

"Riguardo a?"

"Dai non fare così. Cosa c'è tra te e Palermo?" mi chiede Nairobi questa volta.

"Niente. Cosa ci dovrebbe essere?" sono abbastanza ferma con la voce ma ho lo sguardo puntato a terra.

"Abbiamo visto come vi guardate. Per non parlare di ieri sera poi" si guardano scambiandosi un'occhiata che non mi piace. Davvero, non promette nulla di buono.

"Non mi ricordo niente di ieri sera. Credo di aver bevuto troppo, ma non riesco proprio a ricordare cosa è successo, e ho visto come mi avete guardata questa mattina."

Non so se sono pronta a chiederlo e a sapere la risposta, ma non so se Martín mi risponderà mai veramente.

"Voglio sapere cosa è successo ieri sera. Cosa ho fatto?"

"Nono, questo non spetta a noi dirtelo. Non voglio trovarmi un Palermo incazzato che mi guarda. Poi dopo averlo visto ieri sera... Ho anche già detto abbastanza" mi dice Nairobi dopo aver buttato fuori il fumo dalla bocca.

"Non me lo dirà mai, per favore. Non vado a dirgli niente"

"Buenos Aires ieri sera hai bevuto un po' troppo, hai solo esagerato un po'..." cerca di dirmi Tokyo ma la fermo.

"Per favore. Non voglio sapere delle cazzate, voglio sapere che cazzo ho fatto."

Nairobi butta la sigaretta a terra poi si siede sulla panchina espirando.

"Non smettevi più di bere, ma nessuno di noi ti ha detto niente perchè eravamo un po' ubriachi anche noi, solo che tu non ti fermavi. Hai iniziato a ballare attaccata a Bogotà,lui ti ha presa a ballare con lui e lì Palermo è esploso"

"Si è avvicinato a voi e dopo aver spaccato il tuo bicchiere gli hai fatto una bella scenata, poi ti ha dovuto trascinare in camera prendendoti in braccio mentre continuavi a bestemmiargli contro" aggiunge Tokyo.

Sono sconvolta. Che cazzo ho fatto. Ci avranno scoperti tutti grazie al cazzo che mi guardavano così.

Lascio Nairobi e Tokyo da sole che mi guardano preoccupate mentre entro nel monastero e vado verso la mia stanza. Entro e trovo Martín sul letto, ha le mani tra i capelli e dai suoi occhi scendono delle lacrime.

"Martín ti prego lascia che io mi faccia perdonare"

"No Elena. Devo prendermi una pausa, devo pensare al piano. E devo anche stare attento che non ti succeda niente durante la rapina"

"No Martín ti prego non fare così" inizio a piangere ininterrottamente

"Elena per ora dobbiamo fare così. Se credi che mi piaccia farti questo ti sbagli. E non sai quanto."

Mi guarda con gli occhi ancora lucidi, prende il suo pacchetto di sigarette e mi lascia in stanza. Sola, a piangere senza fermarmi.


Ho bisogno di te||PalermoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora