Quella tanto attesa sconfitta

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Per una settimana non ci fu nessuna missione e per una settimana tutti i fratelli Hargreeves cercarono Viola.

Ma non servì a niente.

A quanto pare era scomparsa.

Numero cinque era rammaricato, si sentiva terribilmente in colpa.
Aveva allontanato Viola dalla sua nuova famiglia.

Ora non c'era più nessun Numero otto: ora i fratelli erano sette.
Anzi, sei, visto che Ben era morto da anni oramai.

Diego era quello più triste e in ansia.
Ci teneva a Viola. Si erano sostenuti a vicenda, avevano parlato moltissimo dal suo arrivo e si erano sempre consolati a vicenda.

Continuava a guardare quella foto e ormai ne conosceva ogni particolare. Si sedeva sulle scale dell'umbrella academy e la guardava come un bambino guarda una vetrina di un negozio di giocattoli: stupefatto.
Ne rimaneva sempre affascinato, passava interi minuti a guardare la piccola fotografia, nonostante conoscesse la ragazza da poco

"Diego, stai bene?" gli chiese Allison, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui, che non rispose. "Manca anche a noi, terribilmente"

"Voleva vendicare Edora, voleva vendicare Klaus e...Cinque"

Il ragazzo si avvicinò a loro due.

"Mi dispiace..." disse, triste.
Averla allontanata per lui era una sconfitta. Una grande sconfitta.

"Se ti fosse dispiaciuto, non l'avresti mandata via!" strillò Diego alzandosi e spingendolo.

Cinque però, per una volta, non contestò.
Venne spinto da suo fratello ma non disse niente a riguardo, forse perché sapeva di meritarselo.

"Arrabbiarsi non serve a niente"
Pogo arrivò sulla scalinata e si mise difronte a loro tre.
"È vero, la signorina Viola se n'è andata. Era arrabbiata e furiosa, ma ciò non significa che dovete esserlo anche voi" disse, facendo una pausa. "Sette giorni fa, prima di andarsene, le chiesi di rimanere qui con noi, ma non ne ha voluto sapere niente"

"Papà? Che dice?" chiese Numero due, sull'orlo del pianto.

"Gli manca, terribilmente" rispose lo shimpanze.

"A papà manca qualcuno terribilmente?" rispose sfacciatamente Cinque. "No, non me la bevo"

"Tu stà zitto!" gridò il fratello. "È per colpa tua se s'è andata!"

"Signor Diego, per favore..."

"Hai ragione Pogo, perdonami"

---

Passarono giorni, settimane, mesi.
Fino a quando non passò un anno.
12 mesi, 365 giorni, 525 600 minuti dalla sua scomparsa.
Pogo teneva il conto come per Cinque.
Glielo aveva chiesto Vanya.
Sapeva cosa significasse perder qualcuno di caro, era accaduto per la terza volta.

A quanto pare in quella famiglia era normale perderne un componente.

Prima Cinque, poi Ben, ed ora Viola.

La stanza di Vanya, così come tutta l'umbrella academy, si tinse di un rosso sgargiante, e ciò poteva significare una sola cosa: nuova missione.

Era da molto che non accadeva, proprio da quando era scomparsa.

Numero sette, insieme a tutti i suoi fratelli, si vestì di fretta. Si mise la divisa e partì verso la destinazione: la torre dell'orologio della città.

I fratelli, con il teletrasporto di Cinque, arrivarono difronte al maestoso monumento ma qui videro non solo videro il caos assoluto, che comprendeva gente che gridava spaventata, correva e cercava di mettersi al riparo, non solo videro fumo e nebbia, non solo cercarono disperatamente di portare via tutti sani e salvi, ma videro una strana figura volante nel cielo.

Non era nessuno di loro.
Nessuno di loro sapeva volare.
Questa figura aveva i capelli totalmente grigi, del colore simile alla cenere, era vestita di nero, aveva le mani alzate verso cielo.
Questa si girò verso di loro e appena li vide, il suo sguardo si addolcì, ma nessuno continuava a capire chi fosse.

"Ragazzi..." disse affettuosamente.

Aveva gli occhi totalmente neri.

"Viola?" chiesero tutti, all'unisono.

"È così bello vedervi...è passato così tanto tempo..."

"L'emergenza?" domandò Luther in allerta.

"È tutto passato, l'ho fermata io con i miei poteri. Sono tornati!"

"Il tuo...look..." notò Cinque, che indicava i capelli.

Era davvero emozionata, con le mani sulla bocca.

"Venite qui, abbracciatemi" rispose, per poi abbracciare tutti uno ad uno.

Durante quel gesto affettuoso, i suoi capelli ritornarono castani, come al solito, e gli occhi azzurri.

"Bene, ora che mi avete abbracciata, vorrei dirti una cosa, Diego"

Viola voltò il capo verso di lui.
Abbassò il capo, chiuse gli occhi e, dopo qualche istante, il suo sguardo divenne ostile, minaccioso e inquietante, gli occhi e i capelli divennero come pochi secondi prima.

"Ho sentito delle voci...ora tu mi darai uno dei tuoi coltelli"

Diego, persuaso per via del potere e ormai in trappola, eseguì il comando.
I suoi occhi erano totalmente bianchi e, dopo averglielo consegnato, ritornarono al suo colore originale.

"Vediamo se riesco ad usarli..." disse Viola, per poi lanciarli contro un muro dietro di lei, senza aver bisogno di girarsi.

La ragazza, con gli sguardi impressionati e scioccati dell'umbrella academy, fece poi un balzo, si teletrasportò qualche metro più dietro, e prese il coltello, tornando poi dove si trovava prima.

"A quanto pare ci riesco"

"Che diavolo..." esclamò Diego.

"Deve averci copiato i poteri quando ci ha toccati..." pensò Vanya.

"Come Lila..." continuò Numero due.

Cinque, che voleva assolutamente fermarla, cercò di colpirla mentre era girata a guardare i due ma senza successo, perché lei parò il pugno del ragazzo, gli girò il braccio e lo fece cadere a terra, mentre il suo piede era piantato sul suo collo.

"Devo ricordarti che possiedo la superforza e i super riflessi di Numero uno?"

"Chi...sei tu?" domandò Allison.

"Mi chiamo...la collezionista"

"Però..." esclamò Klaus, che fino ad allora non aveva ancora parlato "bel nome"

Intanto, Viola continuò ancora a premere sul collo di Cinque, facendogli quasi perdere i sensi.

"Gli stai facendo male, smettila!!" disse Numero sette, preoccupata.

"È esattamente quello che voglio! Per un anno ho combattuto tra la vita e la morte, per causa sua!"

"SIGNORINA VIOLA" la richiamò Pogo, appena arrivato insieme al suo padrone. "La smetta subito"

"Pogo? Sir. Reginald?" chiese lei.

I suoi capelli divennero nuovamente castani, gli occhi di nuovo blu.
Aveva trovato qualcuno di cui ancora si fidava.

Eppure, in quel momento cadde a terra, perché Luther l'aveva appena colpita, facendola svenire per terra, e facendo respirare Cinque a fatica.

"Gr...grazie" rispose lui con il fiato sospeso.

"Ben fatto, Numero uno" disse il padre: era la prima volta da anni che il padre si complimentava con uno dei suoi figli.

I still love you || Five HargreevesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora