Il contratto

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Luke's Pov

Sull'aereo di ritorno a Londra Ariel si era mostrata più calma del previsto, anche se per tutto il viaggio mi aveva tenuto stretto il braccio e alla fine si era addormentata anche sulla mia spalla. Era adorabile.
Fuori l'aeroporto ci stava aspettando un taxi gentilmente mandatoci da JJ, ci avrebbe portato direttamente al nostro hotel. Aveva pensato proprio a tutto, ma non per questo era il migliore tra i manager.
"Queen starà bene?" Esordì Ariel mentre i nostri bagagli venivano messi nella macchina.
Aveva lo sguardo fisso sulla strada. Era così pensierosa.
"Sono certo che Noah e Chris se ne prenderanno cura" La tranquillizzai stringendola con un braccio intorno alle sue spalle e le stampai un bacio sulla fronte.
"Leicester è lontana. Dartford sembra anche così lontana" Continuò poco dopo abbassando la testa.
Non vedeva l'ora di incontrare la mia famiglia ma allo stesso tempo voleva riabbracciare Wanda.
Ma poi Dartford non era poi così lontana, ci saremmo arrivati in meno di venti minuti con il giusto mezzo, solo che Ariel vedeva lontana l'opportunità di poterci andare, non avrebbe rischiato un'eventuale incontro con i suoi, non in quella occasione almeno.
"Posso sempre chiedere a qualcuno di andare a prendere Wanda per farvi incontrare, non credi?"
Lei si voltò verso di me sgranando gli occhi, come se avessi detto qualcosa di impossibile.
"Puoi?"
"Ogni tuo desiderio è un ordine" Conclusi sorridendole poi ci infilammo nel taxi quando tutti i bagagli furono caricati.
"Era davvero questo che ti turbava?" Le chiesi osservandola mentre fissava con aria cupa fuori dal finestrino.
In seguito sospirò e si voltò verso di me abbracciandomi e poggiando la testa sul mio petto.
"So quanto Wanda ci tenga a rivederti, non ti avrei permesso di lasciare Londra senza averla abbracciata prima" Le svelai infine.
"Mi stai dicendo che hai già organizzato tutto?" Domandò alzando lo sguardo sorpresa.
L'ultima volta che vidi Wanda lei mi aveva quasi implorato di fargliela rincontrare un giorno, così quando Ariel mi aveva detto che sarebbe venuta con me a Londra non ci avevo pensato due volte a chiamarla per avvisarla e per organizzare un incontro.
"Luke!" Mi chiamò quando notò che invece di rispondere le avevo solo sorriso.
"Per oggi lasciamo perdere, ok? Sarai stanca poi questa sera sarà impegnativa" Le risposi semplicemente.
Dovevamo andare direttamente in hotel, la sera avremmo avuto una cena con JJ perciò non avremmo avuto abbastanza tempo, né per incontrare Wanda né tanto meglio mia madre e mia sorella.
"Domani?" Insistette lei curiosa.
"L'incontro sarà dopodomani, domani dovrei allenarmi da Kent ma-" Iniziai a dire ma lei mi bloccò.
"Aspetta" Disse mettendomi una mano sul petto e incrociando il mio sguardo.
"Da Kent? Nella sua palestra?" Domandò nervosa ed io annuì soltanto.
"Ci sarà anche..." Continuò cercando la risposta nei miei occhi senza neanche finire la frase.
Si era così preoccupata per la mia famiglia e per i suoi genitori che si era completamente dimenticata di Alison.
"Forse"
"Forse?"
Il suo volto diventò rosso. Potevo immaginare il suo imbarazzo, io avevo avuto quattro anni per superarlo e per riprende il nostro rapporto in amicizia.
"Non sei costretta a venire se non vuoi" Dissi afferrandole la mano.
"Io vorrei ma" Continuò sbuffando.
"Ma?"
"Come faccio ad affrontare una conversazione con lei, insomma, cioè tu stavi con lei quando noi due, quella sera cioè-"
Iniziò ad agitarsi a quel punto la presi per mano.
"Ariel, calmati, lei non lo sa" Dissi per calmarla ma lei si agitò ancora di più.
"Cosa?" Fece sgranando gli occhi.
"Pensi sarei stato capace di dirglielo?"
"Beh, sì Mr. sincerità" Rispose innervosita. Insomma cosa si aspettava?
"Ariel non avevo intenzione di dirglielo e neanche ora glielo direi mai"
"Ok e quindi come hai fatto a guardarla in faccia dopo? Magari seguo il tuo esempio" Rispose acida. Era incredibile quanto riuscisse a farmi saltare i nervi con poco.
"Non hai bisogno di seguire nessun esempio Ariel. Mi hai nascosto per anni una cosa terribile sorridendo anche a mia madre" Risposi a mia volta ma, ovviamente, lei non sembrò prenderla bene.
"Come scusa?" Fece incredula che le avessi risposto in quel modo. Solo dopo mi resi conto che avrei dovuto evitare, perciò mi maledissi.
"Non voglio litigare Ariel" Dissi io cercando di uscire fuori dalla discussione, inutilmente.
"Mi rinfacci una cosa del passato per cui ho sofferto molto e dici che non vuoi litigare?" Continuò corrugando la fronte.
"Hai fatto soffrire me!" Le urlai lasciandola di sasso.
Spalancò la bocca ma non riuscì a controbattere. Serrò le labbra e si voltò verso il finestrino incrociando le braccia sul petto.
Spostai lo sguardo e notai il tassista concentrato sulla strada. Chiaramente stava facendo finta di non aver sentito nulla. In quel preciso momento avrei preferito stare al suo posto.
Alzai gli occhi alla tettoia dell'auto e sospirai.
"Scusami" Dissi successivamente.
Puntai la mia attenzione sulla sua schiena. Il nuovo taglio di capelli le stava sopra le spalle e in questo modo le nascondevano perfettamente il viso.
Sospirai ancora una volta e mi avvicinai mentre con una mano le portai dietro l'orecchio i capelli che mi ostacolavano la vista del suo viso.
"Ariel, ti prego" Continuai poggiando il mento sulla sua spalle.
Non era arrabbiata o almeno dal suo volto non si capiva.
Insistetti ancora un po' per una risposta sfiorandole la guancia con il naso. A quel punto chiuse gli occhi e fece un sospiro.
Si voltò nuovamente verso di me ed io mi spostai per farle spazio. Dopodiché mi prese le mani e sbuffò.
"No, scusami tu. Deve essere proprio Londra che mi fa essere stronza" Disse infine sbuffando nuovamente e involontariamente a me scappò un piccolo sorriso.
Mi venne in mente il fatto che non c'era un giorno in cui io e lei non ci litigavamo. Mi rispondeva sempre così ed io mi arrabbiavo così tanto ma amavo anche questo di lei. Soprattutto perché dopo sembrava un piccolo cucciolo abbandonato.
"Sei anche stressata ed in ogni caso questo mi fa venire in mente bei ricordi, non mi dispiace" Risposi io dandole un bacio sulla guancia.
Quando mi allontanai notai mi stesse fissando con una sopracciglia inarcata.
"Sei masochista" Disse poco dopo e lì scoppiai in una fragorosa risata, lei mi seguì anche. Non che volessi litigare ogni giorno, ma i momenti dopo una litigata con lei erano sempre i migliori.

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