Victoria
Cinque ore e quarantacinque minuti mi separavano da quello che per me era l'inferno, ma che per il resto del mondo era il posto dove i sogni si realizzano, dove i ragazzi sono angeli scesi direttamente dal paradiso e aspettano il loro turno nella fila: "La mia vita diventerà una fanfiction scritta da una ragazzina in preda a una crisi ormonale, e la mia ragazza sarà una figa stratosferica, guarda caso la mia vicina di casa".
Insomma Los Angeles era dietro l'angolo, e avrei preferito ci rimanesse.
Cinque ore e quarantaquattro minuti, sarà un lungo viaggio.
Se vi state chiedendo perché io odi così tanto quella città, vi basti sapere che invece di finire nella fila: "Grazie alla pubertà diventerò una gnocca pazzesca, crush improvvisamente mi verrà dietro, sono pure intelligente e la mia vita sarà una favola", sono finita in quella: "Cuori rotti, nessun glow up, un carattere di merda, nessun amico, voti bassi in matematica e tante altre sfighe" e probabilmente ero stata anche l'unica mezza cieca da finirci, visto che di fila non ne ho trovata e infatti la mia vita cominciò a fare schifo ancora prima di nascere.
Cinque ore e quaranta minuti, ok stavo già per vomitare.
Odio viaggiare in auto, mi crea nausea, sommiamolo a una meta da raggiungere che meglio il suicidio e all'ansia per il primo giorno di università.
Ora che ci ripenso mi viene ancora più ansia.
Domani avrei realizzato un sogno, anche se non nel posto che speravo, ma non importa, perché realizzarlo era più importante di tutto il resto.
Fin da piccola ho sempre amato leggere e da lì è nata la mia passione per la letteratura, e ora stavo per studiare quella materia e, incrociamo le dita, mi sarei pure laureata.
Devo cercare di non guardare più l'orologio o mi verrà un attacco di panico.
Giro leggermente la testa verso il finestrino: le strade di San Francisco se ne vanno una dopo l'altra, sono ancora buie, nessuno che fa casino, ma solo buio e silenzio, i miei due migliori amici insomma.
Sembra un'altra città.
I lampioni sono ancora accesi, potrei abituarmici a questa tranquillità.
Il mio tutore legale ha sonno, si nota dalle occhiaie e dal caffè che si sta bevendo con tutta la calma del mondo. Penso che l'idea migliore sia proprio dormire, così il tempo passerà un po' più in fretta, spero...
Cinque ore e trentasei minuti mi separano dal mio sogno, dalla mia nuova vita, ma anche dai miei ricordi, ma soprattutto da "lui", il diavolo sceso sulla terra, perché come dice la serie tv: "dove poteva andare in vacanza il diavolo se non nella città degli angeli".~~~
Mi sveglio di soprassalto, come sempre da quattro anni.
Il mio tutore legale guida tranquillo: quattro anni fà gli sono stata affidata, e gliene ho fatte passare di tutti i colori dell'arcobaleno.
Ho sempre avuto problemi, fin da piccola, dagli attacchi di rabbia ai problemi alimentari.
La mia vita è sempre stata un via vai tra dottori, dietologi e psicologi.
Insomma non sono una ragazza facile da gestire.
Butto un occhio sul cruscotto: erano le nove e quaranta, e questo significava solo una cosa, ovvero panico.
Alzo gli occhi verso la strada e la vedo: sull'insegna grande come un elefante c'è scritto benvenuti a LA (l'inferno). Comincio a sudare freddo.
Prendo tra le mani la targhetta attaccata alla catenina che porto al collo, e la stringo forte, più forte che posso, come a dirmi che sarebbe andato tutto bene. Bandiere americane sventolano ovunque, persone uscite direttamente da un film di Hollywood camminano tranquille per quelle strade che a me sembrano infinite, e nel cielo splende il sole.
Quattro anni fa avrei sfoggiato il mio miglior sorriso in una giornata così, ora invece non riesco a provare niente.
Da fuori può anche sembrare una comunissima giornata per me che non parlo molto e sembro sempre e perennemente in agonia o in astinenza (dipende dai punti di vista), ma questa giornata per me è buio.
Mentre guardo le strade, i ricordi cominciano pian piano a riaffiorare, e con loro anche tutte le mie paure e i miei incubi, quelle che credevo di aver superato e quelli che vedo solo nei miei sogni.
E poi una batosta: eccolo lì, con le sue case singole, con tutta la sua tranquillità, è uguale a come lo ricordavo il quartiere militare.
Io vivevo lì con mio padre, e una parte del mio cuore è tutt'ora lì in quella casa, in quelle strade e su quella tomba.
Le mie nocche sono ormai bianche da quanto ho stretto la targhetta.
Passiamo avanti, e dopo una mezz'oretta circa arriviamo davanti al mio palazzo. Io sto all'ultimo piano di cinque.
È molto diverso da quello in cui abitavo, per fortuna.
Scendo dalla macchina e con l'aiuto del mio assistente sociale porto sul pianerottolo le valigie.
Vedo nei suoi occhi che non vede l'ora di liberarsi di me.
"Faccio da sola tu vai" e come sospettavo non se lo fa ripetere due volte ed esce correndo.
Beh simpatico il ragazzo, ma torniamo a noi.
Non so se avete presente una persona che contempla un panorama, tipo quelle bellissime foto di persone che guardano il tramonto, bene io sono in contemplazione delle CINQUE RAMPE DI SCALE che avrei dovuto salire a piedini perché l'ascensore è inesistente.
Cazzo, credo sia la parola giusta per descrivere la mia situazione.
La mia faccia è un misto tra il disgusto e il perplesso.
Guardo le valige e le scatole, guado le scale, e attendo che Draco Malfoy arrivi a farle levitare e poi mi baci appassionatamente con tanto di fuochi d'artificio.
Sarebbe stato bellissimo, se solo non fossimo nella realtà.
Alla fine metto vai il mio animo da bradipo e prendo le valigie, e dopo solo 20 minuti riesco ad arrivare in cima.
Tiro fuori le chiavi dalla tasca e apro la porta: ciò che sto vedendo è solo luce, visto che non c'è uno straccio di tenda. Apro la mia valigia e tiro fuori le lenzuola degli Avengers, e poi mi fiondo, senza uccidermi (strano), giù per le scale a recuperare lo scotch in uno degli scatoloni per creare delle tende di fortuna.
Ora vedo qualcosa, e mi piace pure: pareti bianche, una bella cucina che rimarrà inutilizzata, un divano bellissimo che mi ispira già molta gioia. Avrei dovuto appenderci qualche quadro, e qualche mensola, ma ci avrei pensato, ora devo vedere il letto.
Apro la porta più grande delle due che vedo: riesco solo a dire wow.
È stupenda, grande, con un letto enorme e cosa si fa quando si vede un letto amici miei?
Ci si butta sopra, ed è la sensazione più bella di questo dannatissimo mondo.
Ci sprofondo, e non vorrei più tornare, ma mi ricordo dei miei scatoloni giù sul pianerottolo.
E dopo mezz'ora buona manca solo uno scatolone, il più pesante.
È stra colmo di libri di tutti i generi e scrittori.
Non si vede che amo leggere vero?
Inizio la mia salita su per l'inferno o almeno è quello che mi sembra.
Ma ricordatevi una cosa amici: la sfiga è sempre dietro l'angolo.
Al quarto piano lo scatolone decide di aprirsi in due facendo cadere rovinosamente tutti i miei libri sul pavimento e sui miei piedi.
Se oggi non vedono la madonna a Lurdes, non la vedono più.
Mentre cerco in tutti i modi di non imprecare per il dolore, sento una porta aprirsi e poi vedo delle mani aiutarmi a mettere i libri in pile: è una ragazza un po' in carne, con un viso stupendo e dei capelli castani ancora più belli, ma è una dea o è la madonna?
"Stai bene? Spero non ti sia fatta niente... caspita hai davvero tanti libri, cosa studi?" ma pure la sua voce è bella.
Ok è decisamente la madonna sotto mentite spoglie.
"Tranquilla mi sono solo caduti sui piedi giusto trenta e passa libri, ma sto bene. Studierò letteratura alla Los Angeles University, mi devo preparare ad essere sommersa dai libri"
"Anche io studio lì! Faccio pasticceria. Beh visto che vado di fretta e non posso aiutarti coi piedi, ti va un biscotto?" è pure dolce e fa i biscotti!
"Non si dice mai di no al cibo" mi sorride e tira fuori dalla borsa un barattolo pieno di biscotti al cioccolato: è il paradiso quello che vedo?
Me ne ad uno e io senza aspettare lo mangio: se vi dico che era la miglior cosa che avessi mai mangiato dopo la pizza a Napoli mi credete?
"Ma è buonissimo!"
"Beh grazie mille"
"Se mai aprirai una tua pasticceria mandami l'indirizzo" scoppia a ridere. "Beh se stai traslocando qui puoi fare un salto quando vuoi, abito qui al quarto piano appartamento sedici, tu?"
"Quinto piano appartamento diciannove"
"Allora sei quella nuova, piacere Camille, ora devo scappare ma è stato un piacere, quando vuoi passare ti aspetto, anche per colazione se ti va"
"Ora che lo hai detto sarò da te tutte le mattine sappilo" e scoppia di nuovo a ridere, mi fa un cenno con la mano mentre scende le scale.
Le ricambio con un sorriso e un cenno. Ora mi aspetta la scalata verso il monte Olimpo: una rampa di scale e più di trenta libri da portare su
Auguratemi buona fortuna.
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Mi sono innamorata dell'uragano nei tuoi occhi
Любовные романыQuattro anni. Sono passati quattro anni dal loro ultimo bacio, dal loro ultimo incontro e dalla loro rottura. Los Angeles, la città degli angeli sta per essere travolta, ancora una volta, da un uragano di emozioni. Victoria ha passato gli ultimi qua...