Il passato è passato, o forse no?

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Victoria

Scendo dal tram ed eccomi qui davanti alla LA University.
È enorme, mi perderò, ne sono sicura.
Mi incammino verso l’entrata, già colma di studenti.
Calma Victoria andrà tutto bene…
Sì certo, con la mia sfiga andrà sicuramente tutto benissimo.
Il cortile è ricolmo di persone: ragazzi alle prese con le mappe sul telefono, chi fa conoscenza, chi si rivede dopo l’estate, e chi pensa già a come presentarsi alla ragazza carina che gli è appena passata davanti.
Passare tra la gente è come fare una scampagnata nella giungla.
Entro dalla porta principale, spalancata. Il logo gigante sul pavimento, è sotto i miei piedi: comincia ufficialmente il mio primo giorno di università.
Primo passo, trovare l’aula di lettere senza perdersi o scontrarsi con altra gente.
Facile no?
Guardo la mappa sul telefono.
La mia classe si trova al secondo piano, atrio D, classe 1L.
Pregando gli dei di tutte le religioni mi incammino verso le scale.
Sono bianche e la ringhiera è di acciaio, dalle finestre si vede il cortile.
Rimango per un attimo ad osservare le espressioni delle persone: sorridono tutti.
Sorrido anche io.
Sto per salire l’altra rampa, quando la sfiga decide di farmi un salutino.
Ed eccomi qui a terra sul pianerottolo delle scale, con un tizio sopra di me.
Ok panico gente.
Appena si alza e riesco a vedergli la faccia.
Mi sale un’improvvisa voglia di correre via.
“Oh scusa stavo correndo in classe non ti avev… Ma sei tu!”
“Purtroppo” lo guardo male mentre mi rialzo, mi offre una mano e che io accetto.
“Grazie”
“Di niente, era il minimo dopo che ti sono volato addosso”
“Già, scusa ma devo andare. A mai più”
“Hey, hey aspetta un attimo come a mai più, non verrai più al ristorante?”
“Verrò ancora si mangia bene, ma cercherò di evitare i tuoi orari”
“Ok, mi dispiace, siamo partiti male, e io sono stato davvero un idiota, scusami. Se ripartissimo da zero?”.
La fiducia va conquistata, come anche le seconde occasioni.
Difficilmente ho dato seconde opportunità.
Purtroppo ho imparato che le persone non cambiano, o almeno quasi tutte.
Ho messo anima e corpo nelle relazioni che ho avuto, e in cambio non ho ricevuto niente.
Quando finalmente arrivavo al limite però le persone non avevano ancora finito di usarmi, così mentivano e mi portavano a credere che sarebbe stato diverso.
Così non era.
E alla fine mi distruggevano.
Non riesco più a fidarmi.
Ma è questa la vita che voglio vivere? Ansie e paure hanno condizionato già quattro anni della mia vita.
Ora basta.
“Va bene” gli spunta un sorriso bellissimo sul volto.
“Sono contento, comunque sono Alexander e frequento il quarto anno di informatica”
“Victoria e frequento il primo anno di letteratura”
“È la prima volta che vieni qui ad LA?”
“No vivevo qui”
“Oh, il fascino degli angioletti che ci abitano ti ha fatto tornare” ammicca,
“Hahahah, angeli non ne ho visti, ma se per caso ne incontro uno gli do il tuo numero”
“Hai ancora il mio numero?” ops.
“Emm, no”
“Tranquilla lo immaginavo, se ripassi dal ristorante te lo passo, se non ti sto troppo antipatico”
“No, sei simpatico, ma non provarci con me”
“Tutto chiaro signorina. È stato un piacere conoscerti, alla prossima”
“Alla prossima” e ricambio il saluto con la mano.
Corro su per le scale, attraverso il corridoio e l’atrio.
Sono davanti alla 1L.
Dante, Hugo, Hemingway, Christie e compagnia bella sono pronta ad affrontarvi.
Entro in classe.

                                  ~~~

Tranquilla, potrei descriverla così la prima giornata.
La classe non fa casino, i professori sembrano bravi, insomma tutto nella norma.
Raccolgo le mie cose.
Prima di tornare a casa vorrei girovagare un po’ per il parco del campus, vorrei trovarmi un posticino tranquillo per i prossimi giorni.
Esco dalla classe con un leggero sorriso sulle labbra.
Non sorridevo da tanto.
Scendo le scale, facendo attenzione a non cadere o a sbattere addosso a nessuno. Esco dalla porta principale e poi comincio a camminare tra i vari sentieri del parco.
È grande.
Con tutte quelle persone mi sembrava così piccolo.
I rami degli alberi creano dei bei punti di ombra, ma i raggi del sole riescono comunque a passare tra le foglie.
Le panchine sono molte, ma non mi va di stare seduta su una tavola di legno.
È deciso, domani porto una coperta da picnic e mi stendo sotto un albero nel prato.
Ritorno sui miei passi.
Arrivo alla fermata con le cuffie, una canzone dei Panic at the disco risuona nelle mie orecchie.
Noto un ragazzo castano, alto e vestito bene, vicino a me.
È un mio compagno di classe. Anche lui indossa le cuffie.
Si volta verso di me, io distolgo lo sguardo imbarazzata.
“Ciao” grazie sfiga
“Ciao”
“Sei nella mia classe giusto? Sono Adam” e mi porge la mano
“Victoria, piacere”
“Anche tu prendi il tram?”
“A quanto pare”
“Dove abiti?”
“In un condominio alla 6 fermata”
“Oh io scendo alla quarta, ma chissenefrega direi passiamo alle cose serie, ho visto il portachiavi sullo zaino, ti piacciono gli Avengers?”
“E me lo chiedi, li amo!”
“Grazie Gesù Cristo! Anche io li adoro, deduco che ti piaccia Loki” ed indica il mio portachiavi.
“Eh già, il fascino del cattivo ragazzo, il tuo?”
“Il mio personaggio preferito è Cap senza ombra di dubbio, da piccolo volevo il suo scudo”
“Ti capisco”.
Il tram si ferma davanti a noi. Saliamo, mentre continuiamo a parlare del finale, dei prossimi film.
“Chissà come sarà il nuovo film di Strange”
“Non vedo l’ora di vederlo, e vogliamo parlare dell’hype per Black Widow”
“Sono già in fibrillazione”.
Siamo quasi alla quarta fermata:
“Senti, c’è un locale non troppo distante e si esibirà un nuovo gruppo, pare siano bravi a quanto si dice. Ti andrebbe di venirci con me, così ci conosciamo meglio?”.
PANICO.
È un appuntamento?
Io non ho un appuntamento da secoli, e se non lo fosse?
“Mi sembra un'ottima idea”, buttati Victoria, ricordati nuove amicizie, nuova gente.
“Bene allora è andata per venerdì sera”
“Andata, domani ti lascio il numero così mi dici l’orario e io ti invio l’indirizzo”
“Perfetto a domani” mi saluta mentre scende dal tram, gli urlo un "a domani" mentre le porte si chiudono.
Victoria sono orgogliosa di te.
Sorrido, sto sorridendo.
Hai visto papà?

Mi sono innamorata dell'uragano nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora