1: Sono suo padre

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Ethan

«Arrivo!»-assumo un'espressione infastidita quando sento urlare dall'altra parte del portone di legno, stringendo le dita della mano destra in un pugno quando la porta viene spalancata all'improvviso.

Ho cercato di far capire a me stesso che era meglio rifiutare il piano del padre di Valerie, ma più penso ai mesi passati lontano da mio figlio, più mi convinco di aver fatto la cosa giusta.
Al solo ricordo di quel bastardo che pensavo fosse il mio migliore amico, i miei occhi si iniettano di sangue e una voglia matta di spaccargli la faccia si impossessa di me, come se non fossi cresciuto con Ian e non avessimo combinato cazzate insieme come due fratelli.

«Chiedo scusa!»-alzo la testa lentamente quando la  voce di una donna anziana attira al mia attenzione, ma alzo un sopracciglio quando i miei occhi finiscono sui ciuffi blu della donna di fronte a me, che non mi dà il tempo di ribattere:

«Il bambino ha iniziato a piangere.»-aggiunge per giustificarsi, mentre le mie pupille finiscono sulle sue braccia intorno al corpo di un neonato.
Le mie pozzanghere si dilatano all'improvviso, mentre il mio battito cardiaco accelera così tanto da costringermi a sciogliere il pugno, ma senza riuscire a staccare gli occhi da quelli del bambino tra le sue braccia.

«Siete un collega di mio marito?»-chiede con un sorriso spaventoso sulle labbra, mentre deglutisco rumorosamente e sento le mani tremare quando la creatura tra le sue braccia inizia a stiracchiarsi impaziente, pronta a riprendere a piangere.

«No.»-trovo il coraggio di riaprire bocca distrattamente, continuando a fissare il neonato tra le braccia di quella che capisco essere la nuova moglie di Hardin, ma quando mi accorgo che la donna stringe al petto il bambino con un'espressione perplessa, riprendo a farfugliare con un filo di voce:

«Sono suo padre.»- le spiego con un tono roco, alzando leggermente il mento per indicare suo nipote, ma alle mie parole fa in tempo solo a spalancare gli occhi che suo marito compare alle sue spalle e spalanca il portone d'ingresso del tutto.

«Ethan.»-incrocia i miei occhi con il suo sguardo severo, spostando più volte l'attenzione tra me e il bebè tra le braccia della donna dai capelli blu.
Sapevo che il padre di Valerie aveva divorziato, ma non che si era già sposato con un'altra, completamente diversa dalla seconda moglie.

«Ha detto che...»-la donna al suo fianco prova a prendere la parola, ma il marito la interrompe di nuovo, facendole un cenno con la testa per spostarsi e lasciarmi entrare, mentre le miei pozzanghere rimangono fisse su... mio figlio.

Cazzo!

Sono padre di un bambino innocente... che continua a guardarmi dritto negli occhi con un cipiglio come se volesse punirmi di tutto il tempo che non gli sono stato vicino.

'Non guardarmi così!'-vorrei rispondergli con un tono severo, mettendomi nei panni di un padre autoritario quando in realtà non so nemmeno il nome di mio figlio, ma invece di degnare di un saluto Hardin, decido di fare un passo in avanti lentamente e indeciso, con l'intenzione di allungare entrambe le braccia verso la moglie di Hardin con un'espressione confusa in volto e pronto ad abbracciare il neonato come non ho potuto fare da quando è nato, ma quando la donna fa un passo indietro ancora più perplessa di prima, mi affretto ad abbassare di nuovo le mani e lasciar cadere le braccia ai miei fianchi, mentre l'uomo di fronte a me mi guarda attentamente dall'alto , studiando la smorfia sul mio viso con un'espressione più seria della mia.

«Entra.»-sospira dopo un paio di secondi, lanciando una rapida occhiata a sua moglie per farle capire che è stato lui a chiedermi di venire qui, anche se continuo a non capire perché mio figlio è qui e non con ... sua madre.

La Vendetta di Valerie ~Sequel di "La Vendetta di Ethan" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora