9-Ci sta la neve?

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Ethan

Fingo un'espressione maliziosa e prepotente, guardanola dritto negli occhi dall'alto per assicurarmi di averla messa abbastanza in imbarazzo, mentre cerca di sostenere il mio sguardo  con le guance gonfie per la rabbia e rossissime per il disagio.
Alzo un angolo della bocca spontaneamente quando mi accorgo che le faccio lo stesso effetto di un anno fa, anche se cerca di fare la dura e tenere il mento alto.

«Non sono gelosa.»-sputa acida con una voce così tremante che il mio odio nei confronti di questa bambina svanisce in un istante, mentre si fa piccola tra le mie braccia spinge la schiena contro la porta, come se questo potesse aiutarla ad allontanarsi dal mio corpo.
Ridacchio al suo gesto con un'espressione provocatoria in volto, alzando un sopracciglio quando realizzo le sue parole, ma ad attirare le mia attenzione non è quello che viene fuori dalla sua bocca, ma le sue cazzo di labbra infuocate. Sembrano così morbide in questo momento che una voglia matta di morderle si impossessa di me, dimenticandomi per un attimo di essere tornato in questa casa solo per mio figlio.

«Ah sì?»-sussurro contro le sue labbra distratto, ma ora la mia espressione non è più maliziosa, mentre la guardo dall'alto e stringo le dita in due pugni contro la porta per convincere me stesso di allontanarmi da questa fottuta ragazzina prima che sia troppo tardi... anche se so che è già troppo tardi.
Il suo profumo riempie i miei polmoni al punto che stringo ancor di più i pugni per evitare di sprofondare le labbra all'incavo del suo collo, mentre le mie dita vorrebbero tanto stringere i suoi lunghi ricci rossi.

«Si.»-farfuglia tra sè e sè, mentre deglutisce senza smettere di fissare la mia bocca a pochi centimetri dalla sua, ma sobbalza sotto le mie spalle e abbassa lo sguardo all'istante quando il telefono tra le sue dita inizia a vibrare così all'improvviso che l'aggeggio le cade di mano.
Rimane immobile per un paio di secondi, come se non riuscisse a ritornare alla realtà, mentre impreco mentalmente per non aver rotto quel telefono come si deve.
Serro la mascella per il fastidio quando ne approfitta palesemente per abbassarsi all'altezza del pavimento e prendere il telefono in mano, ma non la lascio allontanarsi prima di dare una rapida occhiata allo schermo e assicurarmi che non sia quel coglione.
«Papà?»-risponde con un tono strillante, fingendo di essersi finalmente distratta, anche se la sua voce tremante dice il contrario, mentre si affretta ad allontanarsi dalle mie braccia schiaffeggiando il mio avambraccio con una finta espressione incazzata per liberarsi della mia presa, al che sospiro pesantemente e abbasso il braccio lentamente, staccando il palmo della mano dal legno freddo, per poi guardarla sculettare mentre si incammina verso la sua camera da letto.

«Passami tua moglie.»-la sento alzare la voce dall'altra parte del muro, mentre rimango impalato a fissare la porta di legno di fronte a me, stringendo le dita della mano ancora tesa in un pugno.
Ho detto ad Hardin che mi sarei avvicinato a sua figlia solo per allontanarla da Ian, e non per... ricordarmi di essere ancora fottutamente innamorato di lei.
Al solo pensiero sollevo il braccio libero in aria e stringo i denti con così tanta forza che non riesco a fare a meno di tirare un pugno alla porta di fronte a me per sfogarmi, bestemmiando tra me e me quando un dolore acuto attraversa le mie noche.
«Cazzo!»-stringo di più le dita per attenuare la sensazione fastidiosa, mentre cerco di convincere me stesso che tutto andrà bene e riuscirò a resistere alle sue fatture labbra.

«Cos'ha Matt?»-alzo la testa di scatto quando il tono di Valerie si alza all'improvviso, al che i miei piedi si muovono da soli verso la sua stanza, approfittando della porta aperta per origliare.

«Chiamo il pediatra.»-dice con un tono sicuro e preoccupato allo stesso tempo, mentre il cuore mi sale in gola appena i miei occhi finiscono sulla sua espressione spaventata.
«Lo farò venire lì, allora.»-aggiunge dopo un paio di secondi, questa volta con un tono più sereno, ma appena chiude la chiamata con la sua matrigna non mi dà nemmeno il tempo di chiederle cos'ha mio figlio che avvicina di nuovo il telefono all'orecchio.
«Sì, sono Valerie.»-si schiarisce la voce dopo che il silenzio cala nella sua stanza, mentre faccio un paio di passi in avanti per sentire le parole del medico dall'altra parte della linea.
Non sapevo che mio figlio stesse male.

La Vendetta di Valerie ~Sequel di "La Vendetta di Ethan" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora