Capitolo 10

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PASSATO

16 marzo dell’anno 1350, ore 12:30

Nella città antica di Loneywolk

 Allhen fissò la donna che fluttuava nell’aria davanti a lui. Aveva cercato di immaginarsi chi fosse quella Lauren, che aveva scombinato le spire temporali. Le era parso un gesto tanto orribile il suo, che la mente l’aveva raffigurata come una creatura mostruosa. Adesso che era in grado di osservarla, riuscì a fugare ogni dubbio sulla sua umanità. Si sentì anche terribilmente ridicolo e, per la prima volta da quando il blackout era cominciato, sollevato. Lauren non gli incuteva paura, era solo una donna come tante altre. Come poteva, quindi, una persona comune riuscire a rompere le catene temporali e ad indebolire le barriere? Ovviamente, a tirare le fila di tutto doveva essere qualcun altro. Mancava sempre meno tempo a mezzanotte, e alla ripresa normale della vita. Entro quell’ora i Guardiani avrebbero dovuto scovare gli artefici del problema e rimettere le cose al loro posto.

Durante la ricerca sfrenata, che aveva condotto nelle ultime ore insieme ai confratelli, aveva pensato alle cose che avrebbe detto una volta trovata la donna. Ma ora, che l’aveva di fronte, non gli venne in mente più nulla.

Lauren non si poteva definire una donna bella; o almeno secondo i canoni di Allhen. Doveva essere alta poco meno di un meno e settanta, corporatura esile, seni piccoli e proporzionati. I capelli, spettinati, di un colore castano chiaro, e quasi tendente al biondo, incorniciavano un viso ovale, due occhioni dello stesso colore delle castagne, e un paio di labbra sottili e secche. Indossava una camicia azzurrina, completamente sporca di terra, una maglia lunga di lana marrone, un paio di pantaloni aderenti e azzurrini e degli stivaletti bassi neri. “Non avrà più trentacinque anni” pensò il Guardiano, continuando a fissarla intensamente. Nonostante la giovane età, si intravedevano sul viso della donna, profonde occhiaie. Lauren non fissava un punto preciso, spostava velocemente le iridi da un posto all’altro della stanza e da lui a Sibilla Daesee. Era evidente che fosse stata smarrita e impaurita. Tremava come una foglia in balia della bufera; in realtà, la metafora, che venne in mente al Guardiano, non si discostava molto dalla verità.  

<< Non indugiamo oltre, abbiamo poco tempo>> sentì dire dall’oracolo accanto a lui. Furono queste parole a farlo tornare con i piedi per terra e arrestare il flusso dei pensieri.

<< Sappiamo che ti chiami Lauren, ma non conosciamo altro di te. Ad esempio puoi iniziare a dirci chi sei in davvero e per chi lavori>> continuò dura la Sibilla.

Allhen vide la donna smettere un poco di tremare. All’improvviso spalancò gli occhi e le iridi si spostarono a fissare intensamente le sue. Quella strana reazione lo fece trasalire, ma si impose di rimanere calmo come sempre. C’era qualcosa di spettrale in lei, e ora il Guardiano ne fu conscio.

Lauren non rispose. Semplicemente, si limitò a fissare Allhen. Nemmeno le minacce della Sibilla riuscirono a farla parlare.

<< E’ incredibile, sto perdendo la pazienza>> riferì arrabbiata Daesee, incrociando le braccia al petto e sbuffando.

<< Potrei provare io>> disse Allhen, senza smettere di fissare negli occhi Lauren.

<< Accomodati>>.

<< Lauren, ti faccio le stesse domande che ti ha fatto l’oracolo Daesee. Chi sei e per chi lavori?>>.

La donna aprì la bocca per parlare, ma non uscì alcun suono. Provò a sforzarsi, ma non ottenendo alcun risultato, si portò una mano alla gola.

<< Sei davvero ridicola se credi di prenderci in giro>> la redarguì il Guardiano.

Lauren scosse il capo e mosse le labbra, tentando di comunicare qualcosa. Ancora una volta la voce non venne fuori.

<< Su, finiamola con questa stupidaggine>> disse l’oracolo, ora del tutto spazientito. << La porteremo direttamente da Yhusa, poi ci penserà lei ad interrogarla. Il tuo lavoro qui è finito, ora pensa a prenderti la gloria>>.

<< E’ uno spirito vagante, come pensi di portarla dal capo dei Guardiani del Tempo?>>

<< Semplice, la incanaleremo in un altro corpo>>.

***

Lauren fissava i due in piedi, e più in basso rispetto a lei. Odiava la donna, sia l’aspetto fisico, che le movenze, le ricordavano una sgualdrina senza classe. Inoltre, c’era qualcosa in lei che le suscitava una certa falsità. L’uomo, invece, le sembrava sincero e attorno al suo corpo vedeva una spessa luce bianca.

Proprio per questi motivi, aveva deciso di non rispondere alle domande della donna, ma solo a quelle di lui. Eppure, d’un tratto, la voce le era mancata e le parole le morirono in gola. <<  Mi avete ancora una volta tolto mia figlia>> avrebbe voluto gridare. Oppure, << Perché sono qui, anziché essere con la mia bambina? Voi mi avevate promesso che l’avrei riabbracciata>>.

Rimase del tutto stupita quando sentì la Sibilla, parlare di spirito vagante. Le sacre scritture degli Dei, che ogni persona era tenuta a conoscere perfettamente, dicevano che gli spiriti vaganti erano coloro che non avevano raggiunto la Vallediluce. Nelle pergamene antiche, era anche stato scritto che avrebbero vagato cento giorni alla ricerca della Luce Divina. Se durante questo periodo non avessero trovato l’entrata dei Cieli, sarebbero rimasti a vagare per l’eternità sulla Terra, non potendo più ricongiungersi con i propri cari.

La sua nuova condizione le procurò altre domande, che si sommarono al fiume in piena nella sua mente.

Provò, ancora una volta, a parlare, ma prima di potersi disperare per la sua impotenza successe qualcosa di imprevisto. L’uomo e la donna stavano discutendo e non si accorsero delle persone alle loro spalle. Lauren si sbracciò e batté le mani, nel tentativo estremo di attirare l’attenzione su di sé e poter avvisare del pericolo. Come avrebbe dovuto immaginare, nemmeno quei suoni vennero uditi e le braccia al cielo non vennero scorte.

<< Cosa ci fate qui?>> chiese allarmato Allhen,  rendendosi conto all’improvviso non erano solo più in tre.

<< Siamo qui per salvare il Mondo dalla catastrofe e tu, fratello, e la tua concubina pagherete con la vita il tradimento>>.

<< Di cosa parli? Io ho chiesto l’aiuto di Sibilla Daesee perché avevo paura di perdere troppo tempo a cercare qualcuno di invisibile. Grazie al suo aiuto, e alle sue capacità, siamo riusciti a trovare la donna che ha causato una parte del problema>> Allhen era rosso in viso e preoccupato. Stava fissando i confratelli e in loro non vedeva altro che muri solidi contro di lui. Era il comportamento tipico da adottare nei confronti di un traditore o un eretico. Ma lui non era nulla di tutto questo.

<< Abbiamo trovato, nella tua cella, un altarino votino in favore del Signore del Caos>> disse con disprezzo un altro Guardiano.

<< Non ci posso credere. Io aborro il Caos, sono votato agli Dei e al bene. Mi conoscete da secoli, come potete accusarmi in questo modo?>> tentò di difendersi l’uomo.

I confratelli non sciolsero il proprio risentimento, e due di loro misero le mani nelle tasche. Quando tirarono fuori i pugni e li aprirono, sui loro palmi comparve una polverina verde smeraldo. Con tutta l’aria che avevano nei polmoni, soffiarono e incanalarono la polvere verso la Sibilla e il Guardiano.

I due, colpiti dalla nuvoletta verde, caddero svenuti sul pavimento di legno. I confratelli li alzarono con delicatezza e li portarono fuori.

Nessuno badò a Lauren, anzi pareva quasi non esistere. Lei, che aveva visto tutto e non aveva potuto fare nulla, continuava a fluttuare nell’aria. Tutta la faccenda era davvero complicata e, per la prima volta da quando tutto aveva avuto inizio, sentì di avere la forza necessaria di ascoltare e riflettere sulle risposte. Decise, quindi, di cercare la verità e capire il perché l’uomo e la donna erano stati accusati di tradimento.

Per quanto desiderasse essere nella sua camera, nella città sotterranea, abbracciata alla piccola Lyli, sapeva che anche lei era parte della storia.

Qual’era, ora, la prima cosa da fare? Trovare un modo per svegliare la bambina, stesa sul patibolo.

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