Capitolo 2

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FUTURO

15 marzo dell'anno 3.500

Gallerie che circondano la città sotterranea di Lyran

Correvano e Lauren faceva fatica a non rimanere indietro. Di tanto in tanto lanciava delle occhiate sospette all'uomo incappucciato, che poco prima era comparso nella sua stanza. Era accaduto tutto così in fretta, che non riusciva a mettere a loro posto gli avvenimenti. Non aveva ancora metabolizzato la perdita della figlia, che quell'estraneo le aveva promesso il ritorno. C'era, però, un'unica condizione: aiutarlo in qualche cosa. Lei aveva accettato, senza riserve e senza chiedersi come un essere umano potesse ridare la vita. Sognava ad occhi aperti di poter stringere nuovamente fra le braccia quel corpicino esile. Si asciugò, con la manica della maglia, una lacrima scappata furtivamente.

<< Dove stiamo andando?>> chiese ansimando la donna, e tirando su con il naso.

L'uomo incappucciato non rispose e non accennò a rallentare l'andatura.

<< Ti prego, ho bisogno di sapere. Non so chi tu sia e non so se ho fatto bene a fidarmi di te...>>. Non terminò la frase perché l'uomo la spinse contro la parete di roccia della galleria.

<< Dubiti di me dopo quello che ti ho promesso? Tutti vorrebbero rivedere i propri cari e tu avrai questo privilegio. Continua a camminare e non fare domande, altrimenti arriveremo in ritardo all'appuntamento>>. Non disse altro, invece si voltò e ricominciò a correre.

Lauren tremava, il contatto con la pelle gelida e rigida dello sconosciuto le aveva lasciato un senso di stranezza. Se l'istinto di autoconservazione le imponeva di tornare nella sua stanza, le gambe e la mente la spronavano a proseguire. Superarono una galleria semibuia dopo l'altra. L'uomo sembrava conoscere tante scorciatoie non utilizzate da nessuno. Mentre negli altri cunicoli si sentiva un vociare continuo, nelle vie utilizzate da loro non si incrociava anima viva. Non passò troppo tempo che i due raggiunsero la fine delle gallerie sotterranee. Lauren ansimava e tante goccioline di sudore le imperlavano il viso; al contrario dello sconosciuto che invece era riposato. Non c'erano vie d'uscita, il cunicolo si interrompeva bruscamente.

<< Saliamo>> decretò l'uomo. Lauren sgranò gli occhi e scosse con vigore il capo.

<< Cosa? Non sai, forse, che la superficie è inquinata? Mia figlia...>> per un momento le si incrinò la voce, poi si riscosse << Mia figlia è morta bevendo l'acqua inquinata proveniente da lassù>> finì, indicando, con il dito, l'alto.

<< Non discutere, sali>>.

Fu la paura di riprovare ancora la sensazione di gelo, percepita dal contatto con l'uomo, che le fece raccogliere il coraggio e issarsi sulla stretta scala a pioli. Era arrugginita, scivolosa e ricoperta di muschio, ma la donna non si perse d'animo. Per la prima volta nella sua vita si sentiva smarrita, ma anche euforica. Si era sempre chiesta come fosse il mondo là fuori e tutte le fotografie che aveva visto non le avevano dato un'idea precisa.

<< Anche a Lyli sarebbe piaciuto vedere la superficie>> pensò ad alta voce Lauren.

<< E la vedrà, ma tu non mollare>> fu la pronta risposta dell'uomo incappucciato. La donna non si era accorta di averlo alle spalle. Diversamente da lei, non produceva alcun rumore sui pioli ferrosi. La scala terminata con boccaporto e un grossa valvola.

<< Girala due volta in senso antiorario e altre tre in senso orario. Non, ti preoccupare non cadrai>>. La voce roca dell'uomo parve addolcirsi un po', ma rimase ancora graffiante e imperiosa.

Lauren fece quanto le veniva ordinato e la botola si aprì. Istintivamente chiuse gli occhi e trattenne il respiro, ma quando sentì di aver necessità di inalare aria si lasciò andare. Fuori era notte. Non l'aveva mai vista davvero, fino a quel momento si era limitata a leggere cosa fosse, sui libri della biblioteca. Era da oltre mille anni che nessuno metteva il naso fuori dai sotterranei. C'era molta umidità nell'aria e dal cielo scendevano tante gocce d'acqua.

<< La pioggia>> sussurrò a se stessa.

<< Forza, dobbiamo sbrigarci>> disse con tono di rimprovero, l'uomo dietro di lei.

Così uscì e toccò la terra bagnata. Alzò lo sguardo verso il cielo e fu inondata dall'acqua. Inevitabilmente ingoiò alcune goccioline, ma non successe nulla.

<< Non capisco...>> affermò perplessa, ma non ebbe il tempo di fermarsi a riflettere perché venne presa per un braccio e trascinata.

<< Ti ho detto che dobbiamo sbrigarci. Non possiamo arrivare in ritardo all'appuntamento>>. Ricominciarono a correre, questa volta più veloce di prima. Luci bianche illuminavano la strada, in lontananza si udivano delle sirene e l'aria, a tratti, odorava di muffa.

La via si stringeva all'improvviso e formava una curva a gomito. Superato l'ostacolo cieco, Lauren si bloccò e fissò con gli occhi sgranati coloro che aveva davanti.

<< Siamo arrivati. Ora possiamo dare il via al piano>> disse l'uomo incappucciato.

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