Capitolo 11

50 9 19
                                    


La domanda mi lasciò stordita.

Conoscevo qualcuno che nel mio passato avevo chiamato padre e che non ricordavo?

Chi era esattamente?

Perché non lo ricordavo con chiarezza?

Provai a voltarmi per fare domande a mia madre, che nel frattempo aveva aperto il sacchetto e ne aveva estratto il contenuto.

− Mmmm... Olio essenziale e sapone di Marsiglia− disse con decisione, dando solo un'occhiata a quegli oggetti per me così estranei.

Strabuzzai gli occhi.

Mia madre mi guardò divertita.

Est-ce étrange que je connaisse ces objets, ma précieux fille?− mi rispose volutamente nella sua lingua madre.

No, a questo punto non potevo più trovarlo strano.

 Pardonne-moi maman. Je ne pensais pas que tu pouvais savoir ces choses.

Mia madre sbuffò con il naso. 

− A volte dimentichiamo chi siamo e quali siano le nostre origini− sospirò con una stanchezza che ultimamente le vedevo spesso sulle spalle, − ma non ricordare chi sei non ti permette di sapere dove stai andando.

Si voltò a guardarmi. 

Negli occhi tante cose da dirmi, ma nessuna volontà nel farlo.

− Ricorda questo, Cèline, quando sarà il momento ti racconterò tutto. Di me, di tuo padre, di noi come famiglia. Ma adesso non dimenticarti mai che sei mia figlia, che dentro di te scorre orgoglioso sangue francese e che nessuno deve impedirti di essere ciò che sei realmente.

Il discorso di mia madre aveva preso una piega incomprensibile e avevo perso l'occasione per chiederle dell'uomo che la mia remota memoria indicava come mio padre. 

Cadde un lungo silenzio tra di noi.

 Gli unici suoni erano il ribollire del composto e il russare di Grisha.

Mia madre si alzò per mescolare un altro po'. 

Il calderone era alto la metà di noi arrivandoci ai fianchi, perciò potevamo amalgamare il composto solo in piedi con una lunga pala di legno. 

La studiai mentre aiutava la cenere a miscelarsi con l'acqua. 

Aveva dissotterrato un discorso seppellito con mio padre e non potevo farmi sfuggire l'attimo.

Magari era l'unica possibilità di sapere qualcosina in più su di lei.

− Capisco maman, aspetterò tutto il tempo che sarà necessario, ma... Non puoi darmi qualche anticipazione?− sfoggiai il sorriso più amabile del mio repertorio, sbattendo ritmicamente le palpebre. 

Mia madre rise di gusto alla mia interpretazione e tornò a fissare il calderone.

− Alla tua età vivevo a Marsiglia− alla fine ammise.

− Quella del sapone qui?− e presi scettica il mattoncino in mano. 

La dicitura "Savon de Marseille"  ben impressa sui lati larghi.

− Esatto. Non puoi immaginare quanti di quei saponi ho visto per le strade del mercato, quanti saponai nelle loro botteghe, con calderoni simili al nostro, che vendevano quello che Char ti ha spacciato come una rarità.

Mi offesi. 

Non era proprio andata così.

− E' stato un mio fraintendimento, Char non ha mai detto che fosse una rarità.

La biblioteca nel faroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora