Entrare al villaggio era come entrare all'inferno. La massima ragione per cui odiavo quel posto era il modo in cui tutti mi guardavano.
Un'appestata.
Mezza francese e mezza inglese, mezza cattolica e mezza anglicana, mezza sarta e mezza guardiana, forse anche mezza matta.
Insomma, ero tutta mezza.
Che modo orrendo di giudicare una persona.
Pazienza.
Camminai con la testa dritta davanti a me, cercando di canticchiarmi qualcosa per non sentire il loro bisbigliare alle mie spalle.
Da bambina ero curiosa di sapere cosa dicessero di me e di mia madre, ma ora preferivo non ascoltare.
Mi diressi al porto, dove c'era il cuore del villaggio e il mercato del pesce, le barche dei pescatori erano rientrate tutte, con casse piene di merce morente che ancora sperava di tornare in mare.
Non li biasimavo, anch'io avrei voluto essere un pesce.O un gatto.
Invidio i gatti, se ne stanno tutto il giorno a sonnecchiare e prendere topi per passatempo.
Beati loro.
Oltrepassai con fatica la mole di gente che contrattava il prezzo, per così dire, della pesca per i pasti del fine settimana e arrivai alla barca di Graham, il padre di Bash, il mio migliore amico.
Salii a bordo del peschereccio, era una barca piccola ma funzionale, adatta ad un equipaggio di cinque persone al massimo, cioè Graham e i suoi quattro figli.
Mi diressi alla botola di sottocoperta sperando di non farmi scoprire, ma Jonas mi individuò subito.
− Guarda chi si vede!− si avvicinò con un sorriso burlesco stampato sul viso. Gli feci segno di abbassare la voce, se suo padre mi beccava ancora sulla nave erano guai.
− Zitto e torna a lavorare, non resterò a lungo− Jonas mi guardò dubbioso. Di solito quando dicevo così mi ritrovavo ore a chiacchierare con Bash, facendomi puntualmente beccare da Graham, che poi mi urlava per altrettante ore. Stavolta però avevo un appuntamento e non potevo far tardi.
Il sorriso stampato in viso doveva essere davvero ebete dato che Jonas mi guardò con espressione interrogativa.
− Faccio presto stavolta! Devo solo lasciargli una cosa e prenderne un'altra.
− Sbrigati, è nella stiva− mi disse mentre scendevo sottocoperta.
Lo vidi accucciato a spostare le casse di pesce da vendere alla luce delle candele.
Mi resi conto che era quasi una settimana che non lo vedevo e che mi era mancato.
Quando fui dentro notai che era cresciuto di nuovo, ora doveva tenere la testa lievemente inclinata per evitare il soffitto della stiva, il che gli dava un'aria buffa.
Quando mi vide mi riservò un sorriso smagliante e io gliene feci un altro altrettanto grande.
Graham era considerato un bell'uomo dalle vecchie bagasce del villaggio, così come i suoi figli, i più ambiti dalle ragazze.
Ma Bash rimaneva senza dubbio il più bello dei quattro, con i suoi grandi occhi blu ereditati dalla madre, che cercava puntualmente di nascondere tramite la zazzera di capelli castano scuro.
Il mio migliore amico aveva una miriade di spasimanti, tutte convinte che alla fine sarebbero riuscite a fare breccia nel suo cuore, ma solo io sapevo cosa c'era là dentro.
− Ti ho portato un altro libro− gli dissi estraendolo dalla cesta e lo vidi illuminarsi.
Bash amava leggere e soprattutto amava scoprire cose nuove attraverso i libri.
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La biblioteca nel faro
Tarihi KurguInghilterra, 1665. Céline Wallowick, quasi sedici anni, è la guardiana del faro. Ha osservato da lassù la vita monotona dell'isola che chiama casa da troppo tempo ormai, è ora di cambiare aria e di vedere il mondo. E quale miglior modo di piantare...