Capitolo 14

34 5 8
                                    

− Puoi cosa?

Che ingenua, avevamo appena finito di parlarne.

− Voglio toccarti Lin. Posso?

Ma anche no.

− No.

− Ma...!

− Non ho appena detto che ci avrei pensato, se me lo avessi chiesto? Ecco, ci ho pensato e la mia risposta è un categorico no.

Bash non era abituato ai rifiuti, li vedeva come una sconfitta personale. 

A me sinceramente non è mai interessato più di tanto, anzi, eravamo spesso rivali e una sua sconfitta equivaleva nella maggior parte dei casi ad una mia vittoria.

Dal canto mio gongolavo del mio rifiuto, conscia di essere riuscita nel mio intento a mantenere il controllo della situazione. Cercai di distrarlo prima che mettesse definitivamente il muso.

− Non dovresti cambiarti la camicia bagnata? Se ti ammali non servirai a nessuno.

Il ragazzo non si mosse dal letto, palesando la cocciutaggine di rimanere fradicio.

Certe volte non lo capivo proprio, c'era bisogno di puntare così i piedi?

Assurdo.

Scossi la testa e mi diressi verso la cassettiera. 

Il mobilio, un bas d'armoire dai motivi floreali, era un bene di lusso facente parte dell'eredità del bisnonno e che gli invidiavo un po', essendo molto più comodo della solita cassapanca. 

Aprii il primo cassetto, ne estrassi un capo di lino pulito e feci per porgerglielo, quando Bash mi tirò per il polso.

Gli caddi addosso, di peso, sbattendo il naso proprio sullo sterno.

− Che diamine fai?!− gli quasi urlai, massaggiandomi il naso per far passare il dolore.

Il becero idiota non disse nulla, mi strinse e basta. Tentai di staccarmi, ma nè la posizione nè la mia forza fisica giocavano in vantaggio.

Mi toccava lasciarlo fare.

− Finito? Questo va contro il patto− dissi stizzita.

Non potevo muovermi e la schiena cominciava a farmi male.

Alla fine mi mollò, mi rialzai e tirai un sospiro di liberazione.

In quel momento notai il broncio che avevo tentato di evitare.

Magnifico. Crescerà prima o poi?

− Avanti occhi blu, non vorrai mica prendertela per una cosa del genere?− chiesi, canzonandolo con il soprannome che le ragazze del villaggio gli avevano affibbiato.

Ed eccolo là, a piccarsi per la presa in giro e a coprirsi di nuovo gli occhi con la zazzera di capelli. Peccato fossero ancora umidi e che celassero davvero poco. 

Gli ridacchiai in faccia. 

Lui mi riservò il trattamento del silenzio.

Roteai gli occhi al cielo e alzai bandiera bianca.

− Va bene, razza di moccioso troppo cresciuto, ti concedo di toccarmi. Ma− gli puntai un dito contro, − vedi di stare alle regole stavolta. Se ti dico basta, tu smetti. Siamo d'accordo?

Nonostante fossi in piedi con una mano al fianco, che tra l'altro teneva ancora la sua camicia, e un dito puntato al suo petto, la mia visuale era quasi allo stesso livello della sua.

La biblioteca nel faroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora