Se Morissi Stanotte

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Se Morissi Stanotte...

Stesa a terra, sola e con il viso madido di lacrime.

Da forte e intraprendente, a debole e succube. Si era sentita sporca, imbarazzata e pietosa. Sotto le sue braccia nude il pavimento era freddo, in pietra, macchiato del suo sangue e del suo sudore. Avrebbe ricordato per tutta la propria vita quella nottata terrificante, se fosse sopravvissuta. Se. Perché era tutto in dubbio, come non lo era mai stato prima. L'immagine di sé che aveva imparato a costruirsi e l'autostima ottenuta dopo anni di duro lavoro erano svanite, fatte a brandelli da quella donna diabolica, armata di un pugnale lurido e di una lingua viscida e biforcuta. Non sarebbe mai più stata Hermione Jean Granger, e realizzarlo la faceva solamente singhiozzare più forte.

Da tanto che aveva gridato, la gola le sembrava rivestita di carta vetrata, mentre le fredde temperature britanniche non la scalfivano neppure lontanamente. Si sentiva vuota, incapace di provare più nulla. Non importava che l'avessero lasciata sola dal momento che gli improperi e le urla continuavano a rimbombarle nelle orecchie con veemenza, costringendola a rivivere quella scena una quantità indesiderata di volte. Era comunque sotto tortura e lo sarebbe stata fino alla fine della guerra -se fosse venuta-, della gioventù e della vita stessa.

Bellatrix l'aveva schiacciata a terra, ridendo, e le aveva deturpato il braccio, godendone, e si era abbeverata del suo sangue, dissetandosi. L'aveva ridotta a un oggetto di poco conto, così poco da potere essere dimenticato sul pavimento. E con Harry e Ron in trappola, lì al Malfoy Manor, nessuno sarebbe corso in suo aiuto.

"Hermione?"

Un sussurro lieve interruppe qualsiasi suo pensiero. Per un attimo qualcosa di simile alla speranza prese ad ardere in lei. Immaginò una dolce, meravigliosa eventualità nella quale i suoi amici potessero essere riusciti a fuggire, e attese. Attese di sapere se se lo fosse solo immaginato, o se qualcuno l'avesse realmente chiamata. Smise di singhiozzare. Udì dei passi veloci, delicati, cauti nel non fare rumore. Li avvertì farsi sempre più vicini al suo corpo piccolo e seviziato, ricolmo di lividi visibili e non. Chiuse gli occhi timorosa e continuò ad attendere. Infine avvertì un tocco freddo in corrispondenza della guancia sinistra e si costrinse a sollevare le palpebre. E non seppe cosa provare.

"Non dire nulla."

Malfoy sussurrava, chinato sopra di lei, accarezzandole il viso divenuto scavato a causa degli ultimi mesi all'insegna della caccia agli Horcrux e alla fuga. Aveva notato la delusione nel suo sguardo non appena lo aveva riconosciuto, ma aveva scelto di quietare ogni piccola traccia di orgoglio gli fosse rimasta in corpo, certo che stesse rischiando la vita tanto quanto lei in quel preciso istante. Oltretutto non avrebbe mai potuto pretendere di vederla felice. Era rimasto immobile a guardare sua zia torturarla. Non aveva azzardato neppure un sospiro nel sentirla gridare. Non aveva potuto neppure lasciare la stanza quando lei, in un ultimo gesto di totale disperazione, aveva cercato il suo sguardo. Il suo.

Voldemort lo avrebbe ucciso o, ancor peggio, lo avrebbe costretto a ucciderla. Corrugò la fronte:

"Mi dispiace. Non potevo fare nulla. Io e mia madre, noi non-" si interruppe, strinse i denti frustrato "Non posso salvarti. Non posso salvare nemmeno me."

Hermione non comprese a pieno, ma vide chiaramente la sofferenza negli occhi del ragazzo. Nel sentirlo nominare la madre pensò ai propri genitori, a come li avesse obliviati pur di proteggerli, e comprese quanto inerme fosse dovuto rimanere pur di proteggere la parte di famiglia che amava. Ormai certa di stare vivendo le proprie ultime ore, lo perdonò. Gli sorrise leggermente e annuì. Draco la osservò e, se possibile, si sentì ancor più inutile. La contemplò attentamente, in ogni dettaglio, e gli tornarono alla mente le innumerevoli volte in cui avevano battibeccato in una maniera che lui aveva a lungo ritenuto del tutto innocente. Si ricordò della bambina di undici anni con i capelli crespi e il viso poco aggraziato e si sentì completamente rabbrividire nel rendersi conto di avere ora di fronte una donna. Una donna molto più coraggiosa di lui. Sospirò, per poi alzarsi in piedi:

Se morissi stanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora