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Tutti la guardavano, nessuno escluso. Non importava quale vecchio, abbandonato corridoio dimenticato stesse percorrendo, dal momento che persino i quadri parlanti appesi in ogni dove bisbigliavano alle sue spalle. Gli studenti, poi, erano persino peggio; ovunque Hermione girasse lo sguardo, si ritrovava puntualmente additata e commentata da un ammasso di ragazzini più piccoli di lei. Aveva udito chiaramente qualche parola, ma non era stata in grado di collegarle.

Strana, celebrità, innamorata.

Nessuno però l'aveva ancora avvicinata. Quel pomeriggio Harry, Ginny e Ronald avevano gli allenamenti di Quidditch, perciò non aveva neppure occasione di domandare loro spiegazioni. Sarebbe potuta andare a cercare Malfoy, ma con che orgoglio avrebbe mai potuto raggiungerlo dopo che erano passate appena un paio di ore da che si erano allontanati dopo il loro magnifico amplesso?

Ok, non era il momento di pensare a quello.

Voleva capire cosa stesse accadendo, soprattutto perché con tutto quel parlottare alle sue spalle faticava veramente molto a seguire la propria lettura, di già non particolarmente dilettevole, in merito alla chiromanzia. Seduta in uno dei tanti tavoli della biblioteca, stentava concentrarsi e questo proprio non le piaceva.

Ormai sul punto di gridare in faccia a un branco di ragazzini, avvertì sempre più forte l'impulso di alzarsi e riprenderli uno a uno, quando una voce amica, del tutto inaspettata, le fece sollevare lo sguardo:

"C'è posto?"

Hermione osservò i tratti delicati di Luna Lovegood e accennò un sorriso amichevole di fronte quel suo tono spiritato e distante, decisamente familiare. Annuì e la osservò accomodarsi lentamente di fronte alla propria sedia con un paio di volumi molto spessi sottobraccio. Li posò sul tavolo in legno e ne osservò incantata le copertine per secondi lunghissimi, fino a quando non ne scelse uno e lo aprì, prendendo semplicemente a leggerlo senza dire altro.

La riccia continuò a osservarla; per quanto Luna fosse a dir poco conosciuta proprio a causa delle proprie continue stranezze, nonché della sua innata capacità di distrazione, le era sempre sembrata, in fin dei conti, abbastanza perspicace. Forse, si ritrovò a supporre la grifondoro, era persino venuta a sapere qualcosa in merito alle voci che le giravano attorno da tutta la mattinata. Le si chinò contro:
"Luna?"

La bionda sollevò il viso pallido dal libro, concedendole un'espressione gentile. Hermione prese un respiro: "Sai di che stanno parlando?"

La corvonero aggrottò la fronte: "Di te." Mormorò poi con ovvietà, facendo sbuffare la giovane Granger per la poca pazienza.

"Questo lo so, ma mi domandavo a che proposito."

"Oh." Commentò semplicemente Luna, come a domandare scusa per la propria risposta poco esaustiva. Annuì: "Di te e Ron. Di come lo hai rifiutato." Le si avvicinò ulteriormente, abbassando un poco il tono della voce "Questa mattina ha raccontato di averti invitato come un vero gentiluomo, e che tu gli hai riso in faccia e te ne sei scappata via."

Riso in faccia?

Era scappata, certo, ma le cose non erano andate esattamente in quella maniera. Hermione sollevò un sopracciglio: "Ron ha detto questo?"

Luna annuì e, proprio in quell'istante, Neville fece il proprio goffo ingresso all'interno della biblioteca, dimentico della buona condotta da utilizzare, salutando entrambe in maniera un po' troppo rumorosa. Si vide fulminato dagli innumerevoli sguardi degli studenti attorno e, rosso in volto per l'imbarazzo, camminò sino alle due ragazze, per poi accomodarsi a fianco alla bionda.

Se morissi stanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora