20 (epilogo)

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Hermione Granger permise al proprio sguardo soddisfatto di dilungarsi più del solito sugli studenti che, estatici all'idea che la lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure fosse finita, stavano lasciando l'aula scherzando e ridacchiando di conseguenza. Quel pomeriggio si sentiva nostalgica, complice il fatto che fosse un anniversario estremamente importante: quello stesso giorno, parecchio tempo prima, era andata a concludersi la Seconda Guerra Magica, la medesima alla quale lei stessa aveva preso parte.

Camminò attraverso l'aula con un sorriso leggero a incresparle le labbra. Passò con delicatezza la punta delle proprie dita sulle superfici dei banchi color mogano fino ad arrivare alla parete, contro la quale si sistemò per contemplare l'intera stanza vuota. Ricordò gli insegnanti che si erano susseguiti in quello stesso corso e non poté non sentirsi profondamente toccata quando il volto di Remus Lupin le solleticò la memoria. Sospirò, per poi incrociare le braccia sul petto, come per sentirsi più protetta dalla quantità di ricordi, negativi e non, risalenti a quel periodo estremamente complicato. Si portò una mano tra i capelli e li sciolse, facendoli ricadere lunghi e morbidi sulle spalle. Infine udì bussare:
"Avanti." Mormorò, consapevole che non le sarebbe stato necessario alzare la voce dal momento che la porta era rimasta spalancata.

Draco Malfoy entrò piano e, nel vedere la cattedra vuota, puntò immediatamente i propri occhi chiari sul fisico snello della ragazza, ancora appoggiata alla parete. Avanzò nella classe, afferrò un libro dalla cattedra, ne lesse sbrigativamente il titolo, poi lo poggiò nuovamente al proprio posto. Le rivolse un sorriso:
"Come stai?"

Non era cambiato nulla.

Lei scrollò le spalle: "Sto riflettendo. Ma sto bene."

Lo vide annuire e abbassare lo sguardo. Hermione fece altrettanto, facendo scivolare gli occhi sulla punta lucida delle scarpe di lui, eleganti come sempre. Le osservò muoversi verso di lei fino a quando il corpo del ragazzo non le fu estremamente vicino, tanto da farla sospirare. Quindi tornò a guardarlo in faccia:
"Ehi." Gli soffiò piano.
Lui si chinò sopra di lei, fattosi ancora più alto nel corso degli anni, e la baciò piano, con una delicatezza familiare, ma al contempo capace di deliziarla sempre e comunque come la prima volta, quando erano stati ragazzini. Quando si allontanò, le rispose malizioso:
"Ehi." Le posò le mani sui fianchi in maniera protettiva e lei non se ne infastidì neppure in minima parte "Sei pronta?"

Quella mattina Hermione si era vestita con particolare attenzione: aveva indossato una tuta intera che le fasciava meravigliosamente il corpo e, per non risultare scandalosa agli occhi dei propri giovani studenti, un blazer dal taglio volutamente troppo lungo per nascondere le forme. Ai piedi, invece, aveva calzato un paio di semplici scarpe col tacco. Lei e Draco avevano pianificato la giornata nei minimi dettagli e, ora che le lezioni erano terminate, avevano esattamente quindici minuti per presentarsi in Sala Grande. D'altra parte, aveva detto lui, arrivare in ritardo sarebbe stato decisamente sgarbato, soprattutto dopo che la McGranitt si era offerta di dare loro tanto aiuto. Perciò la ragazza annuì, seppure non prima di avere esaminato attentamente anche come avesse deciso di vestirsi lui. Ricordava di averlo lasciato in camera ancora steso a letto, decisamente poco disposto ad alzarsi per andare a lavoro, eppure in quel momento lo trovò assolutamente perfetto: indosso portava una camicia di un incantevole color grigio scuro, abbinata a un paio di pantaloni di sartoria neri a sigaretta. Gli sorrise, immaginando di potere essere in grado di ritagliare un po' di tempo da dedicare a un'attività decisamente divertente, ma, come leggendole nel pensiero, lui arretrò di un passo:
"Conosco quello sguardo, Granger, e so che vuoi provocarmi." La riprese "E sai quanto ami essere provocato da te, ma non abbiamo proprio tempo."

Lei rise: "Quando mi chiami così vuol dire che non c'è proprio speranza."

Granger. Ormai le si rivolgeva in quel modo solamente quando sentiva la necessità di essere prerentorio. Da parecchio tempo erano infatti solamente Hermione e Draco, anche se era accaduto in maniera molto graduale. D'altra parte dopo anni passati a evitare cautamente di chiamarsi con i rispettivi nomi, non poteva essere stata una passeggiata cambiare drasticamente abitudini. Eppure da quel giorno in cui si erano baciati di fronte a tutti, sui gradini dell'istituto di magia più rinomato d'Europa, avevano iniziato a impegnarsi sempre di più. Fino a quel giorno, quasi sei anni dopo. Anche se non sembravano essere così tanti.

Se morissi stanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora