Capitolo 12

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Passarono due mesi, mancava a poco al concerto di Demi a Londra e al mio viaggio a Parigi.

Asia era ritornata con noi,mamma aveva ripreso a lavorare e andava a trovare papà due volte a settimana, io ho ripreso a studiare e ho recuperato molte materie.

Papà ha mosso le mani più di una volta ma non si è ancora svegliato dal coma, purtroppo, anche se i medici dicono che si sveglierà presto grazie a Dio.

Spero si svegli prima della mia partenza manca poco e non voglio andare via senza un suo abbraccio.

James è venuto a trovarmi spesso negli ultimi due mesi abbiamo passato delle bellissime giornate insieme.

Si può dire che tutto sta andando per il meglio.

Ormai siamo a Maggio e manca un mese al mio diploma sono emozionatissima ma anche stressata per il troppo studio e i troppi test che facciamo a scuola.

'Em Em!' urlò Asia distogliendomi dai miei pensieri.

Scesi dall'altalena che mi aveva costruito papà per i miei diciotto anni e le andai incontro.

Quell'altalena era magica... aveva qualcosa di speciale.

Mi rifugiavo sempre lì quando ero giù di morale e di colpo mi sentivo protetta e sicura.

Raggiunsi Asia e le dissi ' tesoro cosa c'è non urlare'.

'Sorellona tra un po' è il mio compleanno! ' urlò entusiasta.

Risi vedendola così emozionata per i suoi sei anni.

'Si piccola tra una settimana farai sei anni, stai diventando grande!' le dissi prendendola in braccio.

Ma ad un tratto i suoi occhi si spensero, la gioia svanì e si irrigidì.

'Papà non ci sarà... vero?' le scese una lacrima.

'Piccola... penso di no ma tutto andrà per il meglio va bene? Ora stai tranquilla e ritorna a giocare' le dissi sorridendo.

Si staccò dalla mia presa e corse via giocando con la palla.

Decisi di andare a trovare Serena almeno mi avrebbe fatto compagnia.

Avvisai mia madre dandole un bacio sulla guancia e uscii di casa.

Presi gli auricolari e ascoltai 'Up' di Demi Lovato e Olly Murs mi dava una carica incredibile quella canzone.

Mentre mi dirigevo a casa di Serena  qualcuno mi urtò facendomi cadere sul marciapiede.

'Hey!' Urlai.

Rise.

Riconobbi la voce era quella sbadata di Serena.

'Ma sei scema o cosa?' Le dissi alzandomi e sitemandomi il cappottino.

'Scema ma mai quanto te' riprese a ridere.

'Venivo da te' l'abbracciai.

'Anche io' disse ricambiando l'abbraccio.

'Siamo anche telepatiche' dissi ridendo.

Non ritornammo a casa ma andammo in giro per Milano dando occhiate alle vetrine dei negozi più costosi e lamentarci di non poter comprare nulla.

'Manca poco al concerto! 'urlò emozionata.

'Sii tutto merito tuo' le risposi sorridendo.

'Anche al diploma se è per questo' mi lamentai sbuffando.

'Su dai non sarà così male no?' mi sorrise.

'No dai sarà come prendere un dieci in educazione fisica' la presi in giro.

'Tu non sei agitata'? Continuai.

'Non molto' rispose lei.

Continuammo a camminare per un po' ma poi si fece tardi e ritornammo a casa.

Cenai e salii in camera chiamai James che mi rispose dopo il secondo squillo

'Piccola voglio partire con te a Parigi' disse James dall'altra parte del telefono.

'Sarebbe stupendo' urlai emozionata.

'Voglio starti accanto sempre ti amo troppo Em!' Disse tenero.

Ero quasi sul punto di scoppiare a piangere dalla gioia.

James è un angelo sceso in terra.

Dio ma perché aveva scelto me?

Io piena di difetti e lui la perfezione.

Penso che la dea bendata mi abbia fatto il miglior regalo per i miei diciotto anni.

Io e James parlammo fino a tarda sera ma subito dopo che chiusi la chiamata mi addormentai con un sorriso stampato sul viso.

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