Capitolo 10

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Daichi decise di parlare a Suga il giorno dopo. Era un sabato. A causa della sua malattia Suga si era preso i weekend liberi. Quindi Daichi si diresse verso la casa di Sugawara (un posto che gli stava diventando sempre più familiare) dopo pranzo. Entrò, sapendo che la porta non sarebbe stata chiusa a chiave.

Quando entrò in casa, sentì una piccola voce.

"Mamma?"

Daichi si fermò all'ingresso. Era quella di Suga. Daichi non aveva mai sentito un suono così basso e disperato. Invece di entrare nel soggiorno, rimase fermo nell'ingresso e sbirciò dalla fessura della porta.

Suga era in piedi vicino all'entrata, con la schiena rivolta verso la porta. Sua mamma, Sugawara Hiromi, che era seduta sul divano, posò il suo lavoro a maglia e guardò verso suo figlio.

Suga fece un respiro profondo e spezzato dal pianto.

"Perchè io?" chiese.

La faccia di Hiromi sbiancò. Guardò suo figlio con occhi pietosi. "Oh, mio piccolo Kou. Vieni qui".

La mamma di Koushi lo abbracciò per il seguente secondo poichè Suga scoppiò in lacrime. Daichi poteva vedere le sue gracili dita aggrapparsi disperatamente alla sua maglia, tremante di paura e di fatica. I due caddero in ginocchio sul pavimento. Suga singhiozzò mentre parlava.

"N-Non ri-riuscirò a di- diplomarmi a- alle sup-superiori. No- non potrò and- andare a-al col- college... o chie- chiedere a qual- qualcuno d-di uscire co-con me. Non berrò il mio pr- primo drink e non a-avrò il m-mio primo ap- appart- appartamento. Non and- andrò mai al mat-matrimonio dei miei a-amici, non avrò un lavoro, non imparerò a gui-guidare, o cucinare, o nient'altro! Mo- morirò senza aver fatto nulla!"

Urlò. Il suono non era neanche piú umano. Era qualcosa di grutturale e primitivo e grezzo.

Era il suono piú disperato che Daichi avesse mai sentito in vita sua.

"Non voglio morire, mamma! Non voglio morire! Perchè devo essere io?"

E tutto ciò che Hiromi poteva fare era cercare di calmarlo e accarezzargli la schiena in modo rassicurante mentre Suga lasciava uscire tutto e nel frattempo lei faceva del suo meglio per ricomporsi.

Daichi fece dei passi indietro dalla porta silenziosamente. Per poco non si inciampò nel rialzamento del genkan, ma riuscì a stabilizzarsi senza fare rumore. Non si preoccupò nemmeno di mettersi le scarpe. Daichi le prese in mano per riuscire ad andare via, chiudendo la porta il piú silenziosamente possibile.

Finì per appoggiarsi contro la stessa porta e piangere anche lui.

Four out of six || Daisuga (traduzione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora