capitolo 6

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È il ragazzo del bar.

«Ehi cappuccetto nero -mi ritrovo a pochi centimetri da lui- potresti gentilmente
rallentare?» e accelera il passo.

Inizio a camminare velocemente a mia volta, fin quando non inizia a correre «Capisco che ti faccio paura, ma puoi fermarti un secondo?» e corre ancora più veloce.

Giuro che se acchiappo questo ragazzo lo distruggo.

Corro fino a pararmi davanti a lui, e nel mentre cerca di trovare una via d'uscita gli tiro un calcio nelle palle facendolo accasciare a terra.

«C'era proprio bisogno?» si lamenta dolorante.
«Allora ce l'hai la lingua!»
«Non sei simpatica.»
«Perché mi seguivi?»
«Io non ti stavo seguendo.»
Secondo calcio nelle palle.
«Dicevi?»
«Non potresti chiedermelo in modo più cortese?» mugula di dolore.
«Un ragazzo che prima mi segue, poi mi vede e inizia a correre, e poi smentisce anche il fatto che mi stava pedinando? Tu che dici? Pensandoci potrei organizzare una cenetta romantica.» lo guardo male.

Si alza mantenendosi al tronco di un albero e mi guarda per un pò pensando a cosa dire, ma dalla sua bocca non esce una parola.
«Allora? Perché mi seguivi?»
«Non lo so.»
«Ah capisco. Effettivamente anch'io seguo gente a caso, sai è un bel passatempo.»
«Ma devi essere per forza così sarcastica?»
«Rispondi alla domanda prima che ti spezzo un braccio.»
«Non sei capace.» fa una mezza risata
«Vogliamo provare?» mi avvicino e lui diventa un po' titubante.
«Non ci tengo.» indietreggia di qualche passo, per poi continuare a parlare «Ti vedo spesso a scuola e dei diversa dalle ragazze che ci sono, cercavo di capire se facessi qualcosa di particolare o se sei semplicemente strana e basta.» La sua risposta mi incuriosisce ma allo stesso tempo mi fa imbestialire.

Nemmeno mi conosce e mi segue? Non ha proprio un cazzo da fare? Poi è addirittura nella mia scuola?

Faccio una smorfia di disgusto «Sei proprio uno stalker.»

Scuote la testa incredulo, sto per avvicinarmi per prenderlo a pugni, ma d'improvviso guarda qualcosa, o qualcuno, dietro di me, e si irrigidisce. Torna a guardarmi negli occhi un paio di secondi, per poi girarsi e iniziare a correre.

Mi giro di scatto anch'io per vedere cosa stava guardando, ma non c'è niente, se non gli alberi.

Non c'è nessuno. Eppure lui aveva visto qualcosa.

***

Oggi Jacob non è venuto a scuola per una visita dal medico, e di conseguenza dopo molto tempo eccomi qui, alla mensa.

Vado a sedermi all'unico tavolo libero che trovo, e mentre appoggio lo zaino vengo spinta da qualcuno, mi appoggio al tavolo e mi tengo in piedi per miracolo.

Partiamo sempre in bellezza eh?

«Che sfigata che sei» ride una ragazza, per poi contagiare tutte le altre.
Mi giro per guardare chi sia e alzo gli occhi al cielo. Ecco Monica col suo gruppo.

Oggi sono in tre, anche se normalmente sono in sei, loro e altre 5 formano il gruppo delle cheerleaders. Odiose.

«Peccato essere stata bocciata due volte, deve essere difficile, vero?» ridacchia Polly, una di loro.

Lei è la classica ragazza che non viene mai presa in considerazione da quelli che le piacciono, e si ritrova a far finta che non le importi niente quando in realtà fa solo la parte stando con le sue amiche.

«Peccato non piacere mai ad un ragazzo, vero Polly?» lei mi guarda arrossendo e indietreggia senza rispondere. 1-0 per me.

«Ritira quello che hai detto o chiamo mia madre.» a parlare invece è Mandy. La più viziata.

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