capitolo 12

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Inizio flashback

7 anni prima

L'aria è più fredda del solito. Espiro e noto che si forma quella specie di nuvoletta fredda che i bambini fanno sempre.

L'erba bagnata sfiora le mie caviglie, provocandomi un leggero brivido che mi percorre le gambe.

Ho sempre tenuto molto ai miei anfibi, li ho sempre puliti costantemente e sto sempre attenta a non farli macchiare di acqua, fango o di altro quando esco. 

Ora invece si stanno sporcando, eppure non me ne importa più di tanto.

Continuo a camminare fin quando non lo raggiungo, e mi siedo di fronte a lui su una panchina.

«Ciao papà» ma come al solito non ottengo nessuna risposta.

Forse gli ho fatto qualcosa di male? Forse è arrabbiato con me?

«Visto che come al solito non ti va di parlare..parlo io -prendo un grande sospiro- Come stai? È passato un altro anno e ancora non mi sembra reale.
James oggi doveva venire con me, ma gli ho detto che volevo venire io da sola, non volevo che qualcuno mi accompagnasse.
Alla fine non viviamo più con la mamma, ce ne siamo andati il più lontano possibile.
Non vogliamo farci trovare da lei, ci metterebbe in trappola e ci userebbe a suo piacimento, di conseguenza abbiamo cercato di sparire il più possibile.
Mi dici sempre che non devo dire le parolacce, anche se tu le usi spesso quando sei arrabbiato e devi sfogarti.
E sai, sono arrabbiata anch'io, quindi ora ne dirò una.
La mamma è proprio una stronza.»

Ridacchio avvicinandomi a lui, mi ci siedo affianco sull'erba e infilo gli auricolari nelle orecchie.

«Vivere con te sarebbe molto meglio.» dico in un sussurro, ma infondo spero che abbia sentito.

Le lacrime mi iniziano a scorrere sul viso, come se il dolore che sento dentro avesse bisogno di uscire.

Mi asciugo velocemente le guance bagnate con la manica della felpa e mi stendo affianco alla sua tomba.

Fine Flashback

Jane's pov

Non so perché sono agitata.
Non so perché sto correndo nel tentativo di capire dove sia.
Non so perché quando ha finito di parlare ho sentito come un vuoto nel petto, come se il suo dolore fosse il mio.
Non so perché ma sento di doverlo fare.

Non lo so perché, ma per la prima volta me ne importa qualcosa.

Forse perché abbiamo una cosa in comune, ed è anche fin troppo in comune.

Anche a lui è successo il 20 dicembre, avevamo anche la stessa età, com'è possibile? Sono state le stesse persone?

E se conoscesse mia madre? Pensandoci, mi auguro per lui di no.

Ho così tante domande nella mia testa, che però non hanno una risposta. E chi me le darà?
Chi chiarirà il casino che ho nella mia mente?

Appena inizio a pensare a dove possa essere, vedo in lontananza Matt.
È l'unico ragazzo che io abbia mai visto parlare con Scott, quindi suppongo sia un suo amico.

Corro nella sua direzione, e arrivo davanti a lui col fiatone. Non reggerò ancora per molto.

Ha un mucchio di capelli ricci biondi sulla testa, sembra un cespuglio dorato «Ciao, so che probabilmente non mi conosci ma ho bisogno di sap-» cerco di dire ma mi interrompe.

«Tu dovresti essere Jane, vero?»
«Come sai il mio nome?»
«Me l'ha detto un uccellino» vorrei chiedergli chi gliel'ha detto, ma poi ricordo perché l'ho fermato
«Conosci Scott Cooper?»
«Beh, è il mio migliore amico. Direi proprio di sì»

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