capitolo 9

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Sbatto violentemente il telefono contro il muro, e sussulto al sentirlo frantumarsi in mille pezzi.

Stringo i pugni, così forte da sentire le unghie che penetrano nelle mani, ma non sento niente, nemmeno un po' di dolore.

Solo ed esclusivamente rabbia.

«Quando ti deciderai a controllarti?» sbraita infastidito.

Lo guardo dritto negli occhi, stringo i denti e sento la rabbia che si diffonde dentro di me.

Non posso. Non posso lasciarmi sfuggire tutto di mano un altra volta.

James si avvicina e mi prende il viso tra le mani «Lasciala perdere, okay? lascia perdere quella chiamata e rilassati, non lasciar uscire tutta la rabbia che è in te.»

"Non ho mai trovato niente di speciale in te, sai? da te mi aspettavo di più"

«Sta zitto, zitto cazzo!» strillo stringendomi la testa con le mani.

E lì mi sento esplodere dentro come una bomba. «Non ho bisogno di lei, non se ne frega niente di me. Deve uscire dalla mia vita, subito!» grido, con tutte le emozioni negative che ho dentro.

Il mio battito accelera, sento un dolore al petto come un martello che non riesce a rompere il muro.

«Calmati, lo sai cosa succede.» mi guarda preoccupato James.

Lascio andare le mani, notando i diversi tagli lasciati dalle mie unghie, e il sangue che cola lungo le mie dita.

Mi tremano le gambe, come se avessi perso la sensibilità.

«È tutta colpa sua! Non avrebbe dovuto lasciarci qui, non avrebbe dovuto, quella stronza!» grido ancora, quasi come un grido d'aiuto, di disperazione.

I battiti aumentano, le mie mani tremano e sento la testa vagare da un altra parte.

Chiudo gli occhi, iniziando a respirare lentamente, ma non riesco a far combaciare il mio respiro col battito del mio cuore.

Sento i passi di james che si avvicinano, mi sembra di non avere più aria a disposizione, come quando finisce la bombola del gas.

Mi lascio andare nella sua direzione, sgrano gli occhi e il mio corpo aderisce con una botta contro il pavimento.

«Cazzo Jane, ancora?» irrompe James in camera alzandomi da terra.

Mi guardo velocemente intorno e prendo un sospiro di sollievo.

Era un incubo, un altro ancora.

***
«Maledetto pavimento bagnato.» dico mentre mi tampono il mio gomito tagliato.

Non avevo mai visto il bagno delle ragazze così pieno, alcune che usano il cellulare, altre che mi guardano storto e altre che si fanno i selfie.

Qual è il senso di farsi una foto che ha come sfondo un cesso? ah giusto, quello è l'amico loro, che domanda stupida.

che spiritosa.

Una ragazza continua a fissarmi nel mentre mi sciacquo le mani, ma cos'ha la gente da guardare di prima mattina?

«Se vuoi un autografo o una foto avvisami, mi raccomando.» sbuffo alzando gli occhi gli occhi al cielo e la ragazza indietreggia di un passo.

Oh andiamo, faccio così paura?

«Stinson, come stai?» sento dire da qualcuno che spunta dietro la ragazza di prima.

Scatto subito sulla difensiva a sentire il mio cognome e mi giro verso la misteriosa voce femminile. Non capirò mai il perché del mio irritarmi quando la gente nomina il mio nome, cognome o qualsiasi cosa di me.

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