Capitolo ventuno.

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Le settimane passarono e il mio umore peggiorava ogni giorno di più.
La nostra piccola casa, ora sembrava enorme,era vuota, tutte le cose di Louis erano rinchiuse dentro piccole scatole di cartone, sigillate da un semplice nastro di scotch.
La voglia di lasciare tutto e andarmene era tanta, perché io dovevo soffrire così tanto? In questo momento potreste sottopormi alle peggiori torture, nulla eguaglierà il dolore che sto provando nel lasciarlo andare in questo piccolo aeroporto.
"Amore, ci sentiremo tutti i giorni" disse Louis entusiasta.
Non dissi nulla, solo provai -invano- a non fare uscire fuori le lacrime.
"Lou, mi mancherai tanto" gli piansi sulla spalla.
"Nulla sarà come prima".

Chiuse gli occhi, e quando li riaprì erano rossi, stava piangendo.
"Tesoro, sospirò, ti prego non complicare tutto" disse lui liberando le sue lacrime.

Ultimo richiamo per il volo di Londra.

La voce dell'auto parlante continuava ad echeggiare nella mia mente, mentre mi baciò per l'ultima volta sulle labbra e lo vidi scomparire in mezzo alla folla.

Tornai a casa-rischiando di investire una vecchietta a causa delle mie lacrime che mi offuscavano la vista- e continuai a piangere e piangere, suonarono al campanello, ma non mi alzai, che si fottano, in questo momento non avevo voglia di fare nulla, fuorché vedere il mio Louis.

Suonarono di nuovo, insistentemente.
"Che rottura di cogl-" dissi bloccandomi quando vidi davanti a me Gemma con mia madre.

"Beh, che fai non mi abbracci?" Domandò lei.

Mi fondai tra le sue braccia e la strinsi a me il più possibile, mi è mancata tantissimo in questi anni.

Mentre continuavo a stringerla vidi mia madre che ci guardava con le lacrime agli occhi, iniziai a sussurrare dei scusa  dei mi dispiace nell'orecchio di mia sorella.

Poi mi chiese
"Ne è valsa la pena?"

E lì mi spiazzò.
Delle immagini di me e di Louis si fecero spazio nella mia mente, noi due che ridiamo e che ci baciamo ,e allora penso, si cazzo ne è valsa la pena, ma poi immagini di me che piango perché Louis non è più vicino a me, ma continuo a pensare la stessa cosa si, ne è valsa la pena e mi sento fottutamente in colpa per questo.

Le sussurro un semplice si e non posso far a meno di sorridere mentre lo faccio.

Lei mi passa una mano sulla schiena e continua ad abbracciarmi.

Entrò in casa ed iniziò a guardarla, quasi come a studiarla.

Poi disse "si, mi va proprio bene"

E lì mi confuse tantissimo.
Continuai a guardarla con aria interrogativa mentre continuava a dire che questa casa era proprio fatta a posta per lei.

Now kiss me you fool ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora