Colori, ora delicati, ora decisi, timide tinte pastello che iniziano a farsi strada sul foglio, timide emozioni che si fondono tra attrazione, curiosità, amicizia e amore.
~
Il professore inizia a mescolare alcuni bigliettini nel suo immancabile cappello stile Fedora e io inizio a incrociare le dita e a implorare qualsiasi divinità conosciuta all'uomo che Victor venga assegnato a me, ma dopo appena qualche istante sento una mano tiepida stringere la mia spalla. La sua mano.
- Eh-Ehi, Victor. - lo saluto, balbettando.
- Liubimiy! Come ti è sembrata la lezione?- mi sorride lui, raggiante. - Ti ho già detto che mi stai simpatico? E che sarò al tuo completo servizio come tuo modello? - dice ammiccando. -E che oggi ti porto fuori a pranzo? -
- Eh? - farfuglio io, confuso. - In che senso il mio modello? Non dovevamo sorteggiare? -- Beh, sì in realtà... Però il tuo prof mi ha fatto vedere qualche immagine del tuo portfolio, quindi già speravo di poter essere ritratto da te, e quando ti ho conosciuto ho deciso che io e te avremmo fatto uno... Strappo alla regola, ecco. - spiega entusiasta Victor. Ma fa apposta ad ammiccare o è semplicemente il modo in cui parla? Dio santo, spero si renda conto di quanto sia dannatamente attraente.
- Spero non ti dispiaccia uscire, liubimiy. -- Oggi, fuori a pranzo? Scusa, ma non abbiamo fatto alcun piano! E poi dove? - gli chiedo io, ancora incredulo alla scoperta che lui avesse scelto proprio me per farsi ritrarre.
- Al coso dei takoyaki che c'è al parco, vicino al museo d'arte. Avevi altri piani per oggi? -
- Beh, no, ma... -
- Allora non c'è nessunissimo tipo di problema, Yuuri. - constata, malizioso, il ragazzo. -Su, su, raccatta le tue cose e andiamo! - poi mi dà un veloce bacio sulla guancia e mi sospinge leggermente verso il mio banco.
Come in trance, gli obbedisco, ed esco dall'aula alla volta del parco.~•~
- Liubimiy! Coraggio, stammi dietro o il parco si affollerà! - mi canzona Victor, mentre si muove elegantemente con un passo a metà tra il salto e la corsa sul sentiero che porta al parco. Dio, quanto è bello. I suoi piedi poggiano leggiadri sulla ghiaia, facendo il minimo rumore e non restando sul terreno per più di una frazione di secondo; sembra pattinare sul ghiaccio.
- S-sì signor Nikif- intendo, Victor. - balbetto io, col fiatone.Grazie al cielo arriviamo dopo poco a un minuscolo chioschetto che vende i fantomatici takoyaki, minuscole polpette di farina fritte ripiene di polpo. Sono davvero fantastici, ma non molto conosciuti in Occidente, e in effetti mi ha sorpreso scoprire che un ragazzo russo, come presumo Victor sia, li conosca. Lui dice di averli provati la prima volta durante un viaggio di lavoro in Giappone, da dove vengo io, e di esserne innamorato da quel momento.
L'argenteo ne ordina due porzioni e ringrazia con un allegro arigatō il cuoco, che gli sorride. Poi mi porge le mie polpette e mi indica una grossa quercia sotto cui sederci.
Io mi accomodo con le gambe distese pigramente in avanti, la schiena appoggiata al tronco, e faccio per dare un boccone ai miei takoyaki, quando Victor si sdraia con la testa sulle mie cosce e si infila la prima polpetta del mio spiedino in bocca.- Ehi! Ho capito che hai pagato tu, ma anch'io ho fame, sai? - mi lamento.
- Andiamo, liubimiy, non vorrai certo negarmi questo piacere? Alla fine sono io che ti ho portato qui! - si finge offeso. Mentre parla, gesticola con i suoi takoyaki, e io ne approfitto per ricambiarlo con la stessa moneta, e mangiarne uno.
- Adesso siamo pari! - dico io, con un sorriso trionfale sul volto.
Sei già così sicuro di te? Non conosco vergogna, Katsuki.Tra una risata e l'altra, finiamo di mangiare, e poi chiacchieriamo a lungo, dei nostri sogni, delle cose che amiamo e di quelle che odiano, dei nostri passati. Ed è così che scopro che è in effetti russo, che è stato una stella del pattinaggio artistico molto popolare nell'ambiente, ma che ha deciso di andarsene per lo stress eccessivo; scopro che anche a lui piacciono i ragazzi, anche se preferisce non etichettarsi, e che uno dei motivi per cui ha lasciato il suo Paese era la persecuzione contro le persone LGBTQ+.
Nei suoi ultimi anni di carriera aveva usato la sua posizione di spicco per parlare dei diritti di omosessuali, transgender e così via, cosa che gli aveva portato ancora più amore dai suoi sostenitori, ma anche delle minacce di morte piuttosto inquietanti: lettere con proiettili, lacci dei pattini strappati e addirittura uno schiaffo al Kiss&Cry dopo una competizione. Mentre me ne parla si rabbuia, è così strano vederlo senza il suo sorriso spavaldo...
Gli dico che mi dispiace, che capisco come ci si sente, e in effetti è così, per quanto gli insulti che hanno lanciato a me non sono certo comparabili a ciò che lui ha vissuto, però cazzo, quanto odio vederlo triste, vedere quel velo di malinconia nei suoi occhi mentre fissa il cielo, pensa a San Pietroburgo, pensa alla terra che ha dovuto lasciarsi indietro dovendo scegliere tra l'avere la vita che voleva e la sua famiglia, i suoi amici di lì...
- Ora basta parlare di me e del mio passato, però! Coraggio, liubimiy, parlami di te! - dice improvvisamente Victor, ancora sdraiato sulle mie gambe.
- Io... In realtà beh, non ho un gran passato: sono nato a Hasetsu, qui in Giappone. Disegno da quando ne ho memoria, cosa che, combinata al mio fisico non proprio prestante, gli enormi occhiali che devo portarmi dietro se voglio vedere oltre il mio naso e il fatto che sono un introverso della peggior specie, non ha mai giocato a mio favore a scuola.- racconto, imbarazzato.- Scherzo sempre sul fatto che i bulletti abbiano capito che ero gay prima che me ne accorgessi io. È stata un po' complicata per me arrivare fino a qui, soprattutto perché per quanto i miei mi vogliano bene non pensano che quello dell'artista, o peggio ancora mangaka, sia un vero lavoro. Spero di riuscire a stupirli positivamente e raggiungere i miei sogni, un giorno. - termino.
- Certo che ci riuscirai! Modestamente, con un modello come me anche il peggior disegnatore sulla faccia della terra diventerebbe un Picasso. - ridacchia l'argenteo. Sentirlo ridere dopo quel momento più triste è come vedere il cielo rischiararsi dopo una tempesta: così semplice eppure così maestoso.
La sua risata finisce per contagiarmi e alla fine scoppiamo entrambi a ridere. Non illuderti, Yuuri. Sai benissimo che il fatto di essere maschio non ti dà comunque chance con lui. Ma non mi importa.
A me piace passare il tempo con Victor, non lo faccio per portarmelo a letto, o per essere il suo ragazzo, o cose così; lo faccio perché mi piace la sua compagnia, mi piace il modo in cui parla e in cui mangia e in cui si rivolge a me. Mi piace sentire la sua testa ricoperta di capelli chiarissimi sulle mie gambe, mi piace avere il suo sguardo di zaffiro addosso, è l'unico che voglio percepire costantemente.Ci conosciamo da appena qualche ora, ma porca troia se sono cotto di lui. E anche se probabilmente non staremo mai assieme, mi basta la sua presenza per essere contento. Mi basta saperlo vicino, con il capo sulle mie gambe, e mi sento felice. Ed è strano, perché non ho mai provato nulla di simile prima d'ora, ma forse è così che ci si dovrebbe sentire quando ci si prende una cotta, o forse no, ma voglio vivere e vedere come sarà. Sono stanco di lasciar perdere opportunità solo per la timidezza. Da oggi, Yuri Katsuki inizia a vivere.
Per davvero.SPAZIO AUTRICE
Io: *si ripromette di stare sempre intorno alle mille parole per i capitoli*
Sempre io: *si ritrova ad accorciare parti di quasi 1700 parole*
E vabbè. Meglio troppo che troppo poco no?
STAI LEGGENDO
𝙰𝚛𝚜, 𝚊𝚛𝚝𝚒𝚜; victuuri (completa)
FanficYuri è timido. Victor no. . . . Dove Yuri frequenta una scuola d'arte e Victor è il modello che deve ritrarre. {in revisione} Rank: #1 in #yaoistory #1 in #victorxyuri #1 in #victuri