Oro

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E una volta terminata l'opera, un tocco di oro, un tocco di prezioso splendore, riesce a dimostrare quanto una semplice tela, quanto un semplice disegno, può essere importante e speciale, nelle mani di chi riesce a dargli valore.

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È sera, ormai. La sera del 24 dicembre, il giorno prima di Natale, il giorno prima del compleanno di Victor, e, per l'occasione, l'ho portato alla minuscola, sassosa spiaggia di Hasetsu, dove abbiamo mangiato del terribile ramen da asporto e bevuto il sake peggiore mai versato.

È stata la cena migliore della mia vita, però, grazie al ragazzo dai capelli di platino e gli occhi di cielo che ride insieme a me, qui, sulla spiaggia fatta di sassi, coperta di neve, illuminata solo dalla luce calda dei vecchi lampioni del lungomare e dalle nostre voci allegre, un po' brille.

Prima che me ne accorga, scocca la mezzanotte, annunciata da una melodia classica che esce dal mio cellulare.
- Chi mai ti può chiamare a quest'ora, liubimiy? - domanda Victor, incuriosito, un po' geloso.
Io mi limito a sorridergli e a baciarlo.
- È la sveglia per la mezzanotte, - spiego.  - Buon Natale, amore mio. E buon compleanno. -

Lui arrossisce, mi ripete innumerevoli, rapidissime volte che non avrei dovuto, che non era necessario fargli gli auguri così presto, ma io scuoto la testa, continuando a sorridergli dolcemente.
- Su, torniamo in stanza. È lì che ho lasciato i tuoi regali, Vitya, e in effetti inizia a fare freddo, qui. Non abbiamo mica tutti la resistenza russa al freddo, lo sai? -

Alla fine torniamo ridendo nella nostra stanza, dove, quasi come seguendo un accordo stipulato dai nostri sguardi muti, ci mettiamo velocemente il pigiama, per poi tirare fuori dai nostri piccoli nascondigli i pacchetti con i regali che ci eravamo fatti.

- Inizia tu, liubimiy! -
Io obbedisco sorridendo, e gli porgo un pacchetto incartato con un fazzoletto di seta bianca, finissima e delicata, e annodato con un fiocco dorato, che lui apre, felice, rivelando il portafogli fatto dal signor Hashimoto.
- Oh... Yuuri, è... È bellissimo! Queste sono decorazioni russe ma la seta sembra giapponese, dove...  - si vela un attimo di tristezza - Dove lo hai trovato? È splendido, mi ricorda casa. -
- Hasetsu ha degli eccellenti artigiani. Un giorno forse ti farò conoscere chi lo ha fatto. - gli rispondo, facendogli l'occhiolino per rallegrarlo. - Buon compleanno, amore. -

- Io sono ancora convinto del fatto che non fosse necessario prendermi addirittura due regali, ma tu, nel frattempo, apri questo. - finge di borbottare Victor, porgendomi una grossa scatola con la scritta "Fragile" scritta a caratteri cubitali.
Io la apro dopo aver baciato il suo naso, e ciò che contiene mi stupisce.

Ceramica kintsugi, per la precisione tre ciotole di forma diversa smaltate di blu, con delle crepe riparate con dell'oro lucente, seguendo la tradizione giapponese.
- Vitya, questo è... È decisamente troppo, davvero, non... Non volevo ti sentissi obbligato a fare qualcosa del genere, lo dico onestamente, io... - balbetto.

Questa volta sorride lui, un sorriso paziente e sincero.
- Non mi sono sentito obbligato. Ho voluto farlo. Lo sai cos'è questa? -
Annuisco.
- Kintsugi. L'arte di riparare ceramiche rotte con uno smalto a base d'oro, l'arte di notare i difetti e renderli punti di forza, farli splendere nonostante ciò che pensano gli altri e trasformarli in qualcosa di cui andare fieri. Di tutta la cultura giapponese, liubimiy, questo è ciò che più mi affascina. -

- Potremmo tutti imparare dal kintsugi. Io ne sono convinto. E tu? -
Io annuisco nuovamente, attonito dalle parole di Victor. Ha sempre parlato di imparare ad amare i propri difetti nonostante l'opinione altrui, ma questo è qualcosa di completamente diverso.

𝙰𝚛𝚜, 𝚊𝚛𝚝𝚒𝚜; victuuri (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora