Impreciso e nero, il carboncino evade i suoi confini, contamina con il suo colore, ma se utilizzato con esperienza e un'idea in mente, la sua cupa, nera rabbia può creare le opere più splendide, più impressionanti, più degne di essere ammirate.
~•~
- Che cos'hai detto, Victor? - sibilo.
- Niente, Yuuri, solo che a volte sei privo di forza di volontà. - risponde insolente lui. - Ti tolgo la camicia, e a te sta bene, te la lascio addosso, e a te sta bene, provo a stuzzicare la tua creatività con nuovi metodi, nuove tecniche, nuove idee, e tu non ti evolvi mai, resti sempre fossilizzato sulla tua idea di partenza; ti propongo di scegliere e la tua risposta è sempre "Quello che va bene a te". Possibile che tu non abbia una volontà tua? -Yuuri. È il mio nome, e dalle sue labbra è sempre uscito come una piccola melodia a sé stante, un minuscolo incanto composto da due sillabe, semplici ma rese bellissime e preziose come diamanti uscendo dalle sue labbra morbide. Eppure, questa volta quello stesso nome è una stilettata al cuore, è il morso di un serpente velenoso, gelido, asettico, privo di emozioni.
- Ti stai chiedendo cosa siamo noi, non è così? Bene, noi non siamo niente. Assolutamente niente. E vuoi sapere perché? Perché, Yuuri, io posso giocare a essere il ragazzo sicuro di sé, a essere quello carismatico che flirta con tutti ma che riserva vere attenzioni solo a te, posso mandarti infiniti segnali non proprio subliminali per due mesi, due mesi, Yuuri, ma senti questa notizia flash: anch'io ho bisogno di essere riconosciuto, anch'io ho bisogno che tu ti renda conto di me, dei miei sentimenti, ho bisogno di ricevere il tuo affetto, o anche un rifiuto, ma non posso stare in un limbo di "gli piaccio? Non gli piaccio?" così a lungo, senza mai capire se posso abbassare la guardia e legarmi a te oppure se devo tornare a mettere addosso la mia solita maschera da festaiolo allegro e comportarmi come se nulla fosse dopo che l'ennesima persona è incapace di provare qualcosa per me. - urla Victor.
- Vitya, io... -
- Non chiamarmi così. Chi sei tu per farlo? Chi sei tu, Yuuri, se non un altro qualcuno che ho amato e che non si è reso conto dei miei sentimenti finché io non avevo fatto l'impossibile per farlo stare bene? -- M-mi dispiace, io... -
- Oh, ti dispiace? Ti dispiace? Ah beh, allora adesso posso certamente mettermi il cuore in pace perché il signor Yuri Katsuki, matricola all'Università di Belle Arti di Kyoto, si sente dispiaciuto! - ringhia lui, mentre delle grosse nuvole si stagliano contro l'oceano in burrasca dei suoi occhi di zaffiro cangiante.
- Io... -- Tu? Tu cosa, Yuuri? Ma ti senti quando parli? Io, io, io. È così che ti esprimi, è così che pensi. Io, io, sempre e solo io. Perché una volta che sei a posto tu, sono a posto tutti, non è così? Una volta che tu hai raccontato la favoletta del ragazzo timido che veniva bullizzato, sei tranquillo, perché non sei tu ad essere incapace di vedere l'amore degli altri, tanto sei preso a odiare te stesso, assolutamente no, sono gli altri a non starti accanto. - grida Victor.
- Come i tuoi amici al liceo, ricordo quando me ne hai parlato: loro continuavano a chiederti di uscire, a proporti di passare del tempo con loro, ma tu eri troppo impegnato a piangerti addosso perché il ragazzo a cui ti eri appena dichiarato ti pigliava per il culo dicendo in giro che avevi provato a baciarlo per renderti conto di quello che facevano. O come quando, nello stesso periodo, la tua famiglia faceva di tutto per sostenerti, ma tu dovevi fare il brutto anatroccolo detestato da tutti e non te ne accorgevi. - continua a urlare il russo, martoriandosi i capelli di platino per la rabbia.
- Oppure, e ti farò un esempio più recente, ogni volta che io ti sono accanto, in cui resto in casa con te a mangiare ramen istantanei invece che andare alle feste, in cui ti propongo nuove idee, nuovi progetti per farti amare un po' di più il tuo lavoro e te stesso, e anche me; ma tu no, tu non vuoi essere altro che il ragazzo timido ed insicuro che sei sempre stato perché crescere è troppo faticoso e preferisci restare nel tuo guscio. - grida il ragazzo, senza accennare a volersi fermare.
- Ma così facendo, Yuuri, ti dimostri per ciò che sei: niente più che un egoista e un egocentrico a cui non importa nulla degli altri perché è troppo pieno di sé. Così facendo, però, ferisci tutti quelli che ci tengono a te, al ragazzo timido timido che sei o che fai finta di essere. Così facendo, ferisci me, perché rinneghi tutto l'amore che ti ho dato in silenzio e senza richiedere nulla in cambio, ma non posso più andare avanti così, ho già passato troppo tempo a vergognarmi del mio amore; sono venuto qui per potermi esprimere, e con te non posso farlo. - sussurra Victor, la voce ridotta a un rantolo sofferente, il volto scolpito dall'aspetto improvvisamente innocente e ferito rigato da lacrime perlacee.
- Da oggi mi comporterò come avrei dovuto fare sin dall'inizio: come niente più che il modello che devi ritrarre. Non sono più disposto a soffrire per amore di una persona egoista, Yuuri Katsuki. Mi dispiace. -
E così dicendo, si asciuga le lacrime, si rimette sul volto un'espressione di placida calma, ed esce dalla stanza sbattendosi la porta dietro.Cazzo, cazzo, cazzo. Non so cosa fare. Dovrei andargli dietro? No, probabilmente penserebbe che lo stia stallerando.
Allora dovrei restare qui dopo tutto quello che mi ha detto? Non vorrei, il mio primo impulso è quello di correre tra le sue braccia e chiedergli di perdonarmi. Ma così, mi comporterei in modo egoista per davvero, gli dimostrerei che ha ragione ad andarsene.Proverò a restare qui in stanza, a riflettere su ciò che mi ha detto, e lo aspetterò qui. Poi tenterò di parlargli.
Mi soffermo un attimo su tutto ciò che mi ha urlato addosso, prima; nessuno prima mi aveva mai chiamato egoista né tantomeno egocentrico, ma ora che ci penso, Victor ha ragione: mi nascondo dietro la maschera della mia timidezza per non dover aiutare gli altri, anche se lo faccio perché sono terrorizzato all'idea di non essere abbastanza. Quindi, pur di non sbagliare nulla, non fai nulla, Yuuri?
È così. Un ragionamento del cazzo, sia chiaro, ma è così.
È quello che ho sempre fatto, è ciò che Victor mi sta rimproverando, ed è il motivo per cui probabilmente l'ho perso. Ma va bene così, tanto non avevo speranze comunque, non con lui.
L'unica cosa che rimpiango davvero è averlo fatto piangere, aver fatto sgorgare dei torrenti dagli oceani blu dei suoi occhi, aver fatto rigare quel suo viso perfetto con il mio comportamento.Eppure mi sento ispirato, in questo momento, e inizio a disegnare.
Ritraggo il ragazzo russo, cerco di intrappolare sulla carta la sua espressione, la sua rabbia, il suo dolore, la sua amarezza. Cerco di usare il carboncino per legare al mondo terreno quell'angelo dai capelli di platino che sta tentando di spiccare il volo, di andarsene da me, ed è egoista ciò che sto facendo, me ne rendo conto, ma non mi interessa, non mi interessa, non mi interessa.Voglio solo catturare Victor per averlo con me. Voglio solo sentire di nuovo le sue labbra, vederlo di nuovo mentre dorme abbracciato a me. Voglio solo lui.
Spazio autrice
Beh che dire follettini e follettine
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𝙰𝚛𝚜, 𝚊𝚛𝚝𝚒𝚜; victuuri (completa)
FanficYuri è timido. Victor no. . . . Dove Yuri frequenta una scuola d'arte e Victor è il modello che deve ritrarre. {in revisione} Rank: #1 in #yaoistory #1 in #victorxyuri #1 in #victuri