Salutami le stelle

30 3 11
                                    

N.d.A. Pubblico qui questa mia vecchia e brevissima storia per Sinnheim che vuole piangere. È una fanfiction sull'anime Ano Hana... se c'è qualcuno che lo conosce, mi piacerebbe avere dei commenti! Credo che purtroppo sia incomprensibile a chi non conosce l'opera originale.

Buona lettura!

«Sai, Jintan, tu assomigli alla marmellata d'arancia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Sai, Jintan, tu assomigli alla marmellata d'arancia. Dentro sei amaro, ma nessuno ci fa caso, ingannato dalla tua apparenza dolce.»*

Me l'ha detto Anaru stasera. Era bellissima, nel suo yukata. Il festival estivo splendeva tutt'attorno a noi, che guardavamo sorridendo gli effimeri fuochi d'artificio. Mi è sembrato, per un istante, che lei volesse sfiorare la mia mano.

Ma da quando ha ricominciato a chiamarmi Jintan?

Ogni volta, non importa se siamo da soli o in compagnia, Anaru mi guarda con amore, apprensione e biasimo dipinti nel fondo dei suoi occhi color caramello.

Amore perché è quello che dice di aver sempre provato per me, fin da quando eravamo piccoli. Apprensione perché, lo so, a volte mi lascio un po' troppo andare. E biasimo perché, alla fine, sa che nel mio cuore continua a esserci lei. Sempre e solo lei.

Ecco, di nuovo! Menma, Menma, sempre Menma.

Mi rimprovera così, la mia Naruko. A volte lo fa in tono scherzoso, a volte è arrabbiata, ma entrambi sappiamo che in quelle cinque lettere è racchiusa la verità. Lei è il tatuaggio che non potrà mai andare via dal mio cuore, lei è il ricordo costante nelle menti dei miei amici ritrovati. Lei è il mio più grande, sciocco, inutile rimpianto. Lei è l'adesivo attaccato con lo scotch sul gameboy di Anaru.

Ora sembra che l'aria tenga stretto l'odore affumicato e familiare dei fuochi d'artificio; il cielo non è nero ma ancora grigio per il fumo. E solo ora me ne rendo conto: quel fumo è proprio come il bianco ricordo di Menma.

Quello che è nel cielo e non è né pianeta né sole né stella se ne va via presto... vero o falso, Menma? Come le nuvole, o i palloncini scappati da una piccola mano, o l'aeroplanino di carta che tanto amavi lanciare.

Dio, ricordo ancora quando l'abbiamo perso in un fosso, e tu eri in lacrime! Volevi proprio quello, dicevi che non ne avresti mai fatto uno uguale, e Poppo allora lo recuperò. Ti ricordi, che fu lui che lo prese?

Tutto fugge tra le dita e svanisce nell'azzurro limpido.

Noi rimarremo per sempre i Super Peace Busters, te lo prometto!

La felicità e la tristezza sono due cose diverse. A dire la verità questa frase, presa letteralmente, è davvero molto stupida.

Quello che intendo dire è che arrivano nei nostri cuori in modi opposti, la gioia e il dolore. La prima è proprio come un fuoco d'artificio: all'inizio non c'è e dopo esplode, rischiarando il cielo di tantissimi colori. Solo un momento, poi se ne va. Tutto quello che lascia è un leggero fumo nel cielo, un ricordo che il vento poi spazza via.

Il secondo invece, il dolore... sembra che, quando nasciamo, metta i semi nel nostro petto, e quando cresciamo diventa anch'esso più grande, germogliando e avvolgendoci come un'edera. È difficile liberarsi dalla tristezza: dura anni e anni, e in certi casi non va mai più via... e non rimane solo il suo ricordo, resta proprio lei in persona. Signora Tristezza.

Perché non possiamo avere nei nostri cuori anche i semi della felicità? Perché Signora Gioia non può durare un po' di più?

Ma ormai è così, e chissà chi l'ha deciso, quindi non ci rimane che accettarlo e continuare ad andare avanti: è inutile navigare nei ricordi, bisogna diventare grandi. E noi, seppure senza di te, stiamo crescendo. Cresciamo e cresciamo, ogni giorno...

Cambiamo e cambiamo... e giriamo assieme al mondo. Ci vedi, da lassù?

Ma chissà come si chiamava il fiore che è sbocciato quell'estate...

Tu, che sei solo una bambina, ignora questi miei stupidi pensieri. Piuttosto, salutami le stelle del posto dove vivi ora, Menma, salutale una a una: non tralasciare quelle che splendono di meno, quelle che si stanno per spegnere, quelle timide e fioche, in poche parole quelle che mi somigliano. Se non parli anche con loro, se non le rendi partecipi di quello che fai e di quello che sogni, allora si sentiranno poco amate, saranno tristi e piangeranno, finendo per coprire con i loro singhiozzi quel tintinnio di mille sonagli che riesco a sentire ogni notte quando ridi. E non aver paura: non lo sento solo io, lo sentono anche la dolce Tsuruko, il determinato – e a volte troppo testardo – Yukiatsu, il simpatico Poppo e la seria Anaru, tutto il mondo potrebbe sentirlo.

Non temere, tu porti ancora la gioia quaggiù.

Ah, se solo le persone si fermassero ad ascoltare...

*citazione di "Piccoli Problemi di Cuore", richiesta dal contest a cui questa storia partecipava, ai tempi del caro, vecchio EFP.

Alfabeto e altri racconti (⭐️)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora